Saro' greve / Vittoriano, un nome, un programma

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Lunedì 11 Marzo 2019

 

maenza

Prosegue la serie dei nostri “ritratti” su tecnici ed allenatori che hanno fatto grande lo sport nazionale. Questa volta è il turno di Vittoriano Romanacci, il solo a poter vantare allori e successi dei suoi atleti in discipline diverse.


Vanni Lóriga

Questa puntata di “greve” viene dedicata alla Lotta (o meglio, alle lotte) e al tecnico che in questo settore degli sport di confronto si è particolarmente distinto. Anticipo che si tratta di Vittoriano Romanacci. Ma come ci dicevano i vecchi Maestri di giornalismo per trattare di qualunque argomento o persona e delle imprese meno recenti devi partire da un fatto di attualità. E la circostanza che ci lancia in questa rievocazione è la presentazione, avvenuta giovedì scorso, del libro di Livio Toschi “Storia della Lotta attraverso l’Arte e la Letteratura”. Si tratta di un testo ricchissimo di storie, di notizie, di biografie e di illustrazioni talora inedite che spaziano dal tempo dei Sumeri sino alla vigilia dei giorni nostri, a quei primi anni del 1900, quelli d’oro della Lotta.

“Nessun libro è scritto così male – ricorda con modestia l’autore citando Plauto il Vecchio – da non esserci utile almeno in qualche sua parte”, ma in questo caso nessuna delle sue 130 pagine è inutile. Si spazia dalle storiche e leggendarie imprese di Ercole e di Atalanta (ci sono anche le donne, e come no …) sino alle vittorie senza limite di Giovanni Raichevich, che nessuno riuscì mai a schienare.

Leggendo questo libro mi sono trovato in sintonia con il presidente della FIJLKAM, Domenico Falcone, che ha ammesso, come il sottoscritto, che in definitiva non “sapevamo di non sapere”. Ricordando Socrate che invece di Lotta ne capiva considerato che, a quanto riferisce Platone (anche lui lottatore se non addirittura olimpico), ne “La Repubblica”, citava il campione di pancrazio Polydamante da Scotussa (cittadina non lontana da Olimpia) vincitore nella 93.sima edizione dei Giochi (408 a.C.)

Come anticipato colgo la palla al balzo per ricordare chi sia il citato Vittoriano Romanacci.

In poche parole è l’unico tecnico sportivo al mondo al aver vinto, con gli atleti da lui seguiti, medaglie d’oro olimpiche o mondiali in sport differenti. Lui, cha da giovane, si era assicurato sei titoli tricolori nella lotta stile libero (e in categorie di peso differenti), vanta i successi di Claudio Pollio (S.L. Mosca 1980); Vincenzo Maenza (G.R. oro Los Angeles 1984 e Seul 1988, argento a Barcellona 1992); Giuseppe Maddaloni (Judo Sydney 2000 e sul podio anche Girolamo Giovinazzo, Emanuela Pierantozzi, Ylenia Scapin), fino alle vittorie nel pugilato di Clemente Russo.

Vittoriano, un nome che è un programma, parte dal presupposto, da lui stesso enunciato, che quelli da lui seguiti sono “sport definiti situazionali ed in particolare di combattimento con attività, dal punto di vista organico, che prevede netta prevalenza di lavoro anaerobico, ma con un forte interessamento della fase aerobica”.

Per cui la “nuova via” da lui percorsa parte dall’assunto che in queste discipline le singole azioni sono di breve durata e che pertanto vanno allenate con lavori dalla netta prevalenza anaerobica-alattacida. Ricordato però che un combattimento propone una serie incessante di queste singole azioni per cui, venendo a mancare gli indispensabili tempi di recupero, in allenamento si dovranno proporre (esaltandole) analoghe situazioni di difficoltà

Non voglio qui esporre un manuale di allenamento, ma solo ricordare che Romanacci con queste sue teorie si è fatto onore in sette edizioni dei Giochi Olimpici dell’era moderna. Un uomo con i piedi per terra pur venendo dalla gente di mare, lui già Ufficiale di Marina ed ancora instancabile navigatore negli oceani di tutto il mondo, dopo essere stato anche eroico comandante e lottatore nei Vigili del Fuoco.