Osservatorio / Sport olimpico? Silenzio assordante

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Martedì 26 Febbraio 2019

 

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Ad un anno dai Giochi di Tokyo, non si percepisce quell'attivismo e quel fermento che dovrebbero caratterizzare la vigilia olimpica. Sia che ci si riferisca alla Preparazione Olimpica in senso lato, sia al sostegno che dovrebbe provenire dai mass media, giornali e televisioni. Con qualche perplessità sulle più recenti mosse della RAI.

Luciano Barra

A fine novembre mi ero permesso di ricordare con un articolo pubblicato su SportOlimpico che siamo di fatto alla vigilia dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020. E per chi non fosse del mestiere è bene ricordare che da quando il CIO ha adottato – per controllare e calmierare i numeri degli iscritti ai Giochi, deve obbligatoriamente stare nei 10.500 atleti previsti nella Carta Olimpica – il concetto delle “qualificazioni”. E quindi nella maggioranza degli sport la partecipazione ai Giochi si gioca questa estate, o comunque nei prossimi sei mesi. Persino nel Nuoto e nell’Atletica che rappresentano come numero di medaglie 1/3 dei Giochi, ma come valore simbolico ben oltre il 70%, i risultati conseguiti nei prossimi Campionati del Mondo saranno importantissimi al fine della partecipazione ai Giochi. In qualche caso (sport di squadra, staffette ecc.) sono qualificanti.

Aggiungete che la recente riforma del CONI (e di conseguenza dello Sport), piaccia o non piaccia, ha messo totalmente sulle spalle del CONI stesso la responsabilità della Preparazione Olimpica. Voi ne avete sentore? Da alcune settimane si sente solo parlare, o meglio spettegolare, sulla scelta del futuro Presidente/AD della nuova Società Sport&Salute, che nulla dovrebbe aver a che fare con la Preparazione Olimpica. È certo che gli uffici del CONI stanno lavorando per Tokyo 2020, ma forse più per la partecipazione, sul campus di allenamento/avvicinamento in Giappone, forse anche per Casa Italia, ma poco si sente sulla Preparazione vera e propria. Avete letto nei vari comunicati delle nomine del Club Olimpico? O di riunioni fatte con singole Federazioni o gruppi delle stesse? Avete avuto sentore di strategie e provvedimenti presi per superare la crisi in cui s’imbattono gli sport di squadra? No, nulla di tutto ciò. E se invece molto avviene sotto traccia, ciò non è un bene perché la materia necessita pubblicità e stimoli continui. L’unico argomento sempre di attualità è la Candidatura di Milano&Cortina ai Giochi Invernali del 2026 e fino a giugno sarà l’argomento principale per la pubblica opinione ed i media.

Tra l’altro ora più che mai il CONI, ed il suo presidente, non possono più dire che loro si devono occupare di 350 ed oltre attività sportive (se qualcuno è interessato a ricevere questa lista sarò ben lieto di inviarla), ma solo di 7 Federazioni Invernali e 28 Federazioni Estive con circa 40 diverse discipline dei Giochi Estivi e circa 20 per quelli Invernali. Solo per fare un esempio nell’Atletica, solo di Atletica in pista, su strada ed a titolo preparatorio Indoor. Non per Corsa in Montagna, Nordic e Fitwalking, Corsa Campestre, Trail ed Ultramaratona: di queste, semmai, se ne dovrà occupare la nuova società Sport&Salute!

Voi penserete che la cosa più importante per la preparazione ai Giochi saranno le risorse messe a disposizione dalla nuova società. Ma è stato già detto dal Sottosegretario Giorgetti che le Federazioni riceveranno gli stessi contributi del passato e che gli stessi potranno solo aumentare grazie al meccanismo messo in piedi nella legge. E comunque non dimentichiamo mai che le risorse a disposizione delle Federazioni sono più che sufficienti per far fronte alla Preparazione Olimpica. E se ciò non fosse sarà bene tagliare qualche ramo di altri tipi di attività e forse anche di qualche unità di dipendenti, che sono arrivati a cifre ineguagliabili al mondo.

Ma come detto nell’articolo di novembre - e sono contento di aver ricevuto al riguardo tante note di condivisione –, la cosa più importante sono le attenzioni che gli atleti ed i loro tecnici riceveranno dai media, carta stampata e televisioni. La motivazione dell’atleta e dei tecnici, e di quelli che stanno attorno, sono fondamentali per il raggiungimento dei risultati. Meriterebbe intrattenersi su cosa fanno in altri Paesi (vedi la Norvegia all’apice negli sport invernali, ma anche nell’atletica), ma preferisco rimanere al nostro orticello perché la situazione è preoccupante.

I giornali, in particolare la Gazzetta dello Sport, che è sempre stata la bibbia degli sport olimpici, è ormai assente. Presto cambierà anche nome e diverrà la Gazzetta del Calcio in quanto il 75% del giornale è dedicato alla pedata nazionale, il resto agli sport che possono di volta in volta portare pubblicità, motori in testa. Non c’è alcuna considerazione per le discipline che portano medaglie. Ho contato sino a 12 sport nella pagina degli sport vari. Sintomatico che uno come Giorgio Lo Giudice, uno che legge e scrive sulla Gazzetta da 62 anni abbia postato su Facebook un accorato intervento “Ho deciso di non comprare più, dopo 62 anni ininterrotti, la Gazzetta. Non ne posso più, non mi riconosco, non trovo più nulla che possa essere d’interesse etc. etc.” Un vero strazio, ma va letto il suo accorato intervento. È vero che Corriere dello Sport (e Tuttosport) da questo punto di vista sono migliorati, ma per chi ricorda la Gazzetta di Gualtiero Zanetti (vi ho collaborato anche io per tre anni) e poi di Candido Cannavò siamo agli antipodi.

Mi ero permesso di accennare ad un “Possibile soccorso della RAI” in funzione di Tokyo 2020. Speravo che dopo 3 anni di oscurantismo la nuova Direzione di RAISPORT potesse essere di aiuto. Gli ultimi segnali non vanno in questo senso e quello che mi meraviglia è che né il Governo, così attento allo Sport come fenomeno sociale con la nuova riforma, né il CONI titolare in primis della Preparazione Olimpica, dicano o facciano nulla. Ho già confessato di essere, per quanto riguarda lo sport, SKY dipendente. La cosa ridicola è che SKY ha meno diritti, Calcio a parte, della RAI che possiede i diritti dei maggiori sport Olimpici Estivi e Invernali ma non li sfrutta e, soprattutto, non li sa sfruttare. SKY ha solo un vantaggio quello di avere oltre 20 canali a disposizione, ma non avendo contenuti alla fine non riesce ad utilizzarne più di dieci e molti sono dedicati a replay di avvenimenti passati.

La settimana scorsa – dovendo cambiare il decoder di SKY – sono stato costretto a vedere alcuni avvenimenti degli sport invernali sulla RAI. Ho fatto poi un paragone in parallelo con quanto faceva Eurosport e sono arrivato alla conclusione che Eurosport confezionava gli avvenienti molto meglio della RAI. Non mi riferisco tanto alla “narrazione” dei commentatori, quello spesso rimane un giudizio soggettivo, ma alla “confezione” del programma. Eurosport mostrava prima dell’avvenimento stesso le immagini dei precedenti Campionati del Mondo, le interviste e molto altro. La RAI solo le crude telecronache. È noto che Eurosport, per quanto riguarda gli sport invernali, è insuperabile. Li fa vedere tutti sui suoi due canali. La RAI evidentemente ha solo un accordo per le gare della Federazione Internazionale di Sci e quindi trasmette soprattutto lo sci alpino e quello di fondo. È da capire perché la RAI non acquisisca i diritti del Biathlon, non solo la disciplina di maggior ascolto, ma dove l’Italia vanta maggiori vittorie, più o meno come nello sci alpino.

È chiaro che il paragone fra entità private (SKY e Eurosport) ed entità pubblica (RAI) non premia la nostra televisione di Stato. Motivo per cui sono preoccupato della “nazionalizzazione” dello Sport Italiano. Ma c’è qualcosa di più. Sono andato a scorrere i nomi dei giornalisti che sono in carico alla RAI e non credo che siano inferiori a quelli di SKY. Forse non hanno un come Federico Buffa, ma non credo che giornalisti come Claudio Valeri, Jacopo Volpi, Sandro Fioravanti, Marco Franzelli, Stefano Bizzotto e tanti altri non siano in grado di confezionare “speciali” del medesimo livello. Molti di loro nella nuova “gestione” sono stati accantonati, mentre sono state portate avanti policy discutibili e di dubbio gusto.

Di recente la nuova direzione ha introdotto una rubrica chiamata “Memory” in cui vengono riprodotti momenti storici dello sport. Al di là delle scelte che vengono fatte (ho visto una registrazione su un famosissimo calciatore di cui non avevo mai sentito il nome e che ho già dimenticato) ma vengono riproposte, dalle preziosissime teche RAI, degli spezzoni del tempo senza che siano trasformati in servizi con commenti esplicativi. Le stesse partite di calcio del campionato italiano o altre, come il recente Chelsea-Manchester City, e si tratta di “secondi diritti” (quindi riproposte alcuni giorni dopo quando tutti già è noto a tutti il risultato), non sono sintetizzate in 30 minuti con i momenti più importanti, ma per intero, con un commento di un telecronista che conosce il risultato. Che pizza, che barba! E potendo contare su un centinaio di giornalisti professionisti, non sarebbe corretto utilizzarli in maniera professionale e senza discutibili discriminazioni?

L’Italia è forte in una serie di discipline sportive. Ma di queste discipline, al di là di qualche diretta, quando mai se ne parla nei notiziari giornalieri o con servizi speciali? SKY protegge fino all’eccesso gli avvenimenti di cui possiede i diritti, non solo con le dirette ma con tutta una serie di servizi di supporto e di promozione. La RAI no. E la RAI deve fornire un servizio pubblico, cosa a cui SKY non è obbligata. Ora che la RAI ha acquisito i diritti in chiaro dei Giochi di Tokyo (200 ore) è obbligata a promuovere gli Sport Olimpici non solo con le dirette, ma anche con servizi che promuovano le varie discipline. In questo senso la decisione di non trasmettere su RAI SPORT (e non solo sul Web) i Campionati Europei Indoor di Atletica in programma questo week-end a Glasgow, è una dimostrazione di poca attenzione al principale sport olimpico che tra l’altro sta finalmente uscendo da una crisi lunga e profonda, con buoni risultati. Senza dimenticare che la stessa RAI, per un avvenimento del genere grazie all’Eurovisione, paga già importanti diritti. E non trasmette? Siamo sicuri che sia amministrativamente corretto?