Piste&Pedane / Io farei cosi', ... allora famolo strano

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Martedì 18 Dicembre 2018

 

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(gfc) Portiamo volentieri all’attenzione dei nostri lettori questo articolo apparso su Trakkenfild (65/18). Non so quanta parte dei buoni propositi sciorinati nella serata organizzata da Sergio Previtali e Saro Naso si potranno realizzare nei prossimi anni. Ma non si può che apprezzare una iniziativa che tendeva a mettere a confronto idee e sensibilità diverse. Se è vero che in atletica questo una volta era la regola, ora è diventata una lodevole eccezione. Ma è altrettanto vero che resta un freno a mano tirato con forza continuare a fare confronti con l’atletica di un passato sempre più lontano e sbiadito. La vera carenza dello Sport nazionale – questo vale per il CONI di Malagò e Co. quanto per la federazione di Atletica Leggera di Giomi e Co. – è l’incapacità congenita nei suoi dirigenti (a quando qualche faccia nuova?) di confrontarsi con realtà sociali profondamente mutate e che, soprattutto, continuano a modificare come un magma i propri “valori” di riferimento. Solo le capacità di anticipare e innovare potranno rendere meno drammatica la lunga “traversata del deserto” che ci attende.

di Daniele Perboni

Il rischio, enorme come la bolla finanziaria di anni addietro, poteva essere quello di assistere a una serata da amarcord “Come erano belli, felici, interessanti, magnifici, coinvolgenti i vecchi tempi, quando l’atletica sfornava campioni, era sempre sui giornali e si vincevano medaglie”. Invece, e per nostra fortuna, non è andata così. Almeno, non tutta la serata è stata condotta su quel binario. Certo, alcuni degli intervenuti probabilmente non hanno compreso sino in fondo lo spirito e il tema del convegno (“Io Farei Così”, proposte per migliorare questa nostra atletica). Comunque, fra alti e bassi l’incontro milanese, organizzato da Sergio Previtali e Saro Naso (Officina Atletica), ha prodotto alcuni spunti interessanti e diverse sorprese.

Prima di tutto si pensava – almeno chi scrive se lo figurava – di ritrovarsi fra i soliti “quattro amici al bar”. Così non è stato. C’è chi, infatti, si è sciroppato centinaia di chilometri, o chi ha viaggiato per mezzo stivale, Puglia e Lazio le regioni più lontane, per essere presenti. La speranza è che gli organizzatori riescano a mettere tutto su carta (o sul web, anche se l’incontro è stato trasmesso in streaming) così da poter permettere, a chi non era presente, di conoscere ciò che ne è scaturito.


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Particolarmente apprezzato l’intervento di Giacomo Leone, presidente della Puglia, quando ha sottolineato l’obiettivo che si è dato, cioè «Diffondere il “verbo” tecnico e l’aiuto finanziario (70.000 euro) distribuito alle varie società della sua regione. Denaro raccolto grazie alle numerosissime corse su strada organizzate. E il pensiero è corso alla Deejay Ten, 40.000 partecipanti lo scorso ottobre a Milano e nessun euro versato nelle casse FIDAL.


Maurizio Barbieri, Lazio, ha sottolineato quanto poco o nulla ha reso, in termini numerici, l’impegno di aver mandato i tecnici nelle scuole. La sua conclusione? «Servono “seminari” aperti anche alle famiglie, con la presenza di psicologi dello sport. Insomma è importante, riuscire a mettere “a sistema” tutte le competenze che compongono la famiglia dell’atletica».


Stefano Mei ha puntato il dito sulla mancanza di comunicazione fra il territorio, la periferia, e il centro, mentre il settore tecnico dovrebbe essere un punto di riferimento. Una frecciatina anche alle società militari che dovrebbero tesserare solo atleti formati.


Dino Ponchio, forse il più criticato fra i personaggi che ruotano attorno al presidente Giomi, presente alla serata, ha messo in evidenza come ormai sia «giunto il momento storico affinché tutte le anime dell’atletica si riuniscano attorno a un tavolo. Serve un “punto a capo – ha sottolineato – sul metodo, sui contenuti. Dobbiamo tornare ad avere fiducia fra di noi».


Roberto De Benedittis si è detto allarmato per l’età sempre più avanzata dei giudici di gara: «Sono in estinzione», mentre Magda Maiocchi, ex-mezzofondista della Nazionale e oggi giornalista, ha ricordato come l’atletica dia di sè, agli occhi dei giovani, una immagine vecchia, poco appetibile. «Servono progetti in grado di confrontarsi con i social, strumenti che ormai tutti i giovani usano senza nessun problema».


Tutto tranquillo, sino a quando è intervenuto lui, il diavolo, l’orco Shrek, però geneticamente modificato, il rullo compressore Antonio La Torre. Bastano poche frasi per far capire quanto sia stato duro e spietato. Ha sforato i tempi, ma nessuno si è preso la briga di intervenire. Anzi, non avevano neppure fatto partire il cronometro ...


«Signori, mettetevi in testa che il decentramento non ha funzionato (assestando così uno stordente uppercut agli organizzatori che in apertura di serata avevano auspicato un modello tecnico che presupponeva anche una sorta di decentramento). Fra i nostri juniores e under 23 ne abbiamo solo una che potrà arrivare fra i primi 30 al mondo (Battocletti, NdR).
«Mi chiedono perché Chiappinelli è fuori dai Top! Gli ho parlato chiaro: “non sei in grado di fare il record di Panetta sulle siepi, quindi è meglio che ti sposti sui 10.000”.


«Basta chiamare velocista chi corre i 100 in 10”30. Dal 1964 a oggi ci sono mezzo milione di giovani in meno. Ed è con questi numeri che dobbiamo fare i conti. Se proprio dobbiamo fare qualcosa, almeno famolo strano... (butta lì provocatorio). Ho fissato dei criteri e da lì non mi sposto. «A Tilburg fosse stato per me avrei portato solo una decina di atleti. Guardate gli inglesi. Non avevano grandi campioni eppure a squadre sono andati a medaglia in tutte le categorie. Ma quelli sono tosti, muoiono sempre dieci metri dopo il traguardo, mentre i nostri ... (e qui mima passettini da danza)».


Poi, in separata sede confessa che «Ho avuto chiarimenti anche con il tecnico cubano Santiago Nunez (anche se propendiamo più per uno scontro fra placche tettoniche). Gli ho spiegato che non mi interessa se allena Lorenzo Perini, al sottoscritto serve che alleni il suo tecnico, Ripamonti. Perché quando lui (Nunez) se ne andrà, e ha minacciato di farlo, quì resterà qualcosa e qualcuno in grado di allenare. Identica precisazione che ho fatto a Werner Goldman (il tedesco tecnico dei lanci)».


Il dubbio è che così facendo sia andato in rotta di collisione anche con Elio Locatelli, ex DT e che fortemente impose quegli specialisti. «Beh, diciamo che anche con lui ho avuto dei chiarimenti». Sorride sornione.