Saro' greve / Da via de' Giubbonari fino allo Stadio Lenin

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Lunedì 3 Dicembre 2018

 

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Una grande firma del giornalismo sportivo e il grande lavoro promozionale svolto con i giovani e per i giovani.

 

di Vanni Lòriga


Mi collego, con lo scritto odierno, al commosso e doveroso ricordo che circa un mese fa il nostro direttore ha dedicato ad Alfredo Berra nel ventennale della sua scomparsa. So che tutti (o quasi…) hanno del “Profeta” una inevitabile nostalgia. Anch’io, che sono della sua generazione, rivivo le ore trascorse allo Stadio delle Terme sotto le chiome del grande albero che allunga la sua ombra sulla linea di partenza dei 200 metri. È quello il punto da cui meglio si vedono le gare disputate sul rettilineo opposto che peraltro accoglie l’arrivo di tutte le corse. Alfredo commentava con collaudata competenza i risvolti tecnici delle varie prestazioni, arricchendoli con un umorismo, spesso tagliente e sempre gratificante, Chi conversava con lui si sentiva inevitabilmente, e spesso a torto, più intelligente.

A proposito di umorismo, una volta, dopo aver elogiato in un articolo le qualità di un suo importante allievo (non ne faccio il nome perché è facilmente individuabile) gli mosse il benevolo rimprovero di essere “irascibile come un macedone …” Il quale allievo, irritato, stracciò il giornale urlando: “Io irascibile, ma quando mai, …”


Il plusvalore di Alfredo


Il vero plusvalore di Berra consisteva peraltro in ciò che realizzava nelle ore in cui gli altri riposavano. Per anni fece servizio notturno al Corriere dello Sport, talora dormendo sui tavoli della redazione se completava il lavoro quando i mezzi pubblici avevano ultimato il servizio.

Dedicava ore di scrittura alle imprese dei suoi ragazzi, pagine e pagine sui campionati di Istituto. “Non avete idea di che valore promozionale avessero”, ci ricorda il professore Giorgio Sordello, l’ingegnere aerospaziale (fra l’altro e anche fra i membri fondatori del Centro Studi FIDAL) che nel 1952 partecipò alla fase provinciale del Gran Premio Donato Pavesi di marcia, gara di propaganda promossa proprio dal Corriere dello Sport.

E di quelle Leve parlerò con la dovuta attenzione a tempo debito ricordando soltanto che fra coloro che le disputarono ci furono, fra gli altri, Mennea, Fava, Sabia, Mei, Panetta ed anche un certo Abdon Pamich. Che proprio nel 1952 fu vincitore della finale nazionale.

“In quella laziale – racconta Sordello – vinse un certo Fiorello Poli ed io fui terzo. Il giorno dopo comprai il Corriere ma non c’era una riga. Ci rimasi male. Ma nel pomeriggio la giornalaia mi chiamò entusiasta comunicandomi che ‘stavo sur Coriere’. Ai quei tempi il quotidiano sportivo romano usciva con una edizione pomeridiana e quel giorno, nella seconda pagina, c’era la cronaca della gara, un paio di colonne firmate da Alfredo Berra, accompagnate da un commento tecnico di Pino Dordoni che era stato coinvolto dal Profeta. Il campione olimpico di Helsinki fra l’altro mi elogiò apprezzando il mio stile, che fu definito il più corretto. Queste cose ci motivano, diventavamo popolari nella piccola cerchia dei nostri amici e compagni e si creava un movimento imitativo sempre più diffuso”.


In 34.000 da 131 paesi allo Stadio Lenin


L’appassionato ricordo di Sordello coinvolge i partecipanti ad una riunione conviviale indetta giorni fa a Rieti e promossa dall’infaticabile Augusto Frasca. Fra i tanti “combattenti e reduci” di una atletica d’antan c’è anche Giorgio Lo Giudice che porta ulteriori testimonianze sulle virtù promozionali di Berra.

“Non solo alle Leve del Corriere, alle quale anche io partecipai, ma anche agli Studenteschi venivano riservare pagine e pagine di cronache e risultati, D’altra parte, come è stato già ricordato proprio da SportOlimpico, Alfredo Berra era stato chiamato a Roma da Bruno Zauli per collaborare al Corriere e promuovere i campionati studenteschi che ‘Bruno il Grande’ aveva inventato e lanciato. Ho messo da parte decine di articoli con titoloni dedicati, per esempio, alle gare del Liceo Righi che frequentavo, trattamento peraltro riservato a tutti gli Istituiti”.

Giorgio Lo Giudice, tuttora impegnatissimo nella Corsa di Miguel, evidenzia anche altre attività di Berra.

“Era il Presidente della Lega atletica dell’UISP. In questo incarico intratteneva rapporti con tutti i Paesi di area socialista e mi incluse nella rappresentativa italiana che nel 1957 partecipò alla sesta edizione del Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti. All’improvviso mi trovai catapultato da via dei Giubbonari, dove abitavo, allo Stadio Lenin di Mosca. C’erano 34.000 partecipanti di 131 nazioni affluiti con 90 treni speciali, 350 navi, 1300 autobus, … mi sentii all’improvviso cittadino di un mondo nuovo”.

“Gareggiai sui 1500 metri mentre a fianco delle gare giovanili si disputò un meeting internazionale. La rappresentativa italiana, diretta da Lauro Bononcini, schierò Berruti, eliminato in batteria con 10”9, Baraldi, Meconi, sesto nel peso, Giovannetti undicesimo nel martello e Pino Dordoni, se non ricordo male, tredicesimo nella marcia. Feci ritorno in Italia raggiungendo in treno Odessa e via mare Barcellona. Ero un altro uomo grazie ad Alfredo Berra.”

Il racconto dell’amico Giorgio è testimoniato dal piccolo passaporto speciale che gli fu rilasciato all’ingresso in Unione Sovietica, al di là della Cortina di Ferro.


A letto senza cena ma avevamo tutto


Qualche giovine lettore si chiederà se veramente, in quel periodo, ci fossero gli Studenteschi, le Leve, pagine intere di atletica, i viaggi all’estero: ebbene sì, esistevano. E avevamo le forti squadre universitarie, quelle tradizionali, quelle industriali che davano anche posti di lavoro. Erano i tempi in cui magari si andava a “letto senza cena” in cui pensavamo di essere poveri ed invece avevamo tutto. Cioè la irresistibile voglia di fare e di far fare.