Osservatorio / Mi-Cor 2026: ovvero facciamoci altro male

Print

Mercoledì 21 Novembre 2018

 

mi-cor 2

 

La corsa ad ostacoli del Masterplan olimpico "venti-ventisei" fa tappa a Tokyo. Esaminiamo il pro e il contro. 

 

di Luciano Barra


Divampa in questi giorni la polemica sulla cosiddetta riforma del CONI e ci si dimentica che, fra pochi giorni, lo stesso CONI dovrà presentare – in quindici minuti – all’Assemblea dell’ACNO, a Tokyo, la candidatura italiana per i Giochi Invernali del 2026. Fa sorridere che mentre il CONI è impegnato in casa a difendere la sua storia, il presidente dell’ACNO, il potentissimo Sceicco Al Sabah, si è visto costretto a lasciare tutti gli incarichi che ha nel CIO in attesa che la giustizia svizzera lo assolva da una complicata vicenda interna. Quando l’ho salutato, l’altra sera alla festa dei “Primi 80 anni di Pescante”, mi sono detto, con rispetto a Pescante, ma se è qua è veramente nei guai. Chissà che due debolezze non facciano una forza.

In ogni caso, il mio modesto consiglio a Malagò è di non andare a Tokyo e di occuparsi delle cose nostrane. Eviti il debutto “olimpico” con due grossi pesi sulle spalle: la situazione interna e una candidatura, che come spiegherò più avanti, fa acqua da tutte e parti. (foto tratta da L'Eco di Bergamo). Ma soprattutto si liberi dei vari “consigliori” che lo hanno portato in questa situazione, drammatica per lui ma soprattutto per lo Sport italiano. Meglio stare a casa e curarsi le proprie ferite.

Sarà opportuno che la delegazione di Milano-Cortina 2026 dica il meno possibile e soprattutto non presenti il masterplan (absit iniuria verbis) con la dislocazione delle gare. Parli della bellezza e del fascino di Milano e di Cortina, dello shopping a via Monte Napoleone, della possibilità di fare turismo a Venezia e quanto altro. Mi immagino la faccia dei delegati di quella centinaia di paesi, che potrebbero partecipare ai Giochi Invernali, se dovessero capire che – in base alla proposta italiana – la migliore cosa per loro sarebbe di rimanere a casa e guardare i Giochi in televisione.


La rinascita del Lombardo-Veneto


Una volta che l’Italia ha deciso di candidarsi – e ancora me ne sfugge il motivo, al di là di apparire compiacenti verso il CIO, considerata la nostra situazione economico/politica – tanto valeva puntare su Milano e basta. L’ho già scritto e non cambio opinione. Milano se lo meriterebbe come città, come serietà e potrebbe anche fare una bella figura. No, invece abbiamo infilato la testa sotto la ghigliottina. Non solo abbiamo abdicato al nostro dovere di scegliere una “sola” candidata, ma abbiamo alzato la palla per la schiacciata del Governo. Il quale Governo, per seguire i propri interessi politici, aveva puntato su una candidatura a tre teste. Poi, quando Torino si è sfilata, per ripicca, il Movimento 5 Stelle ha imposto il suo dikatat riducibile ad un “senza finanziamento dello Stato”. D’altronde perché doveva fare un piacere a PD (Milano) e Lega (Regione Lombardia e Veneto), una volta che la Sindaca 5 Stelle s’era sfilata?

È certo che il CIO tiene acceso un cero a Sant’Ambrogio per evitare di rimanere senza alcuna candidatura. Ma è anche lampante che lo stesso CIO speri ardentemente che sia Milano a prevalere nella sfida con Stoccolma, al fine di obbligare la città a modificare la sua candidatura in maniera più logica e più fattibile.

Quali sono i punti di debolezza? In primis il budget conclamato, qualcosa meno di 400 milioni per gli investimenti (come dire impianti e strutture). Tutto ampiamente sottostimato.

Due esempi? Per la pista di ghiaccio per le gare di velocità di Baselga di Pinè, per cui sono stati previsti 25 milioni, vista la condizione del ghiaccio che dovrà essere completamente rifatto e la necessità della copertura – impegno non da poco (la pista è di 400 metri, ...) – ne occorreranno più del doppio. Il secondo riguarda la pista di Bob di Cortina, per la quale sono stati previsti 40 milioni: anche qui ne serviranno almeno il doppio. Ma mi chiedo: le Federazioni Internazionali competenti sono state interpellate? E con gli impianti mi fermo qui, sperando che ci si sia ricordato che gli spazi, e le strutture, necessari per un impianto olimpico vanno ben oltre il campo di gara. Quanto poi alle varie strutture di supporto (villaggi, centri stampa e TV, ecc.) non mi soffermo, perché confesso di non saperne molto. Ricordo solo che Calgary – prima del referendum – aveva pubblicato la propria proposta in 84 pagine. A proposito di trasparenza. (Chi fosse interessato la può trovare, e consultare, sul nostro Sito).

 

Distanze e Villaggi Olimpici

 

Ma i problemi maggiori riguardano le distanze chilometriche fra Milano e le varie località. Per raggiungere Bormio da Milano occorrono oltre 3 ore, con gli ultimi 100 km, fra Colico e Bormio, da percorrere su una strada a due corsie. E vogliamo parlare di Bormio e Cortina che si dovrebbero dividere le gare di sci alpino? Visto che durante l’inverno è impensabile passare sullo Stelvio (percorso che comunque richiederebbe oltre 3 ore), sarà necessario piegare verso Bergamo per raggiungere Cortina in circa 7 ore e mezzo! E che dire di Milano-Anterselva, località quest’ultima proposta per una delle discipline più importanti, il Biathlon? Secondo Google occorreranno non meno di 4 ore e 37 minuti. E così via. Non mi trattengo qui sui costi che potrà richiedere poi la “sicurezza”, settore per cui il Governo ha garantito la copertura. Con cinque distinti poli? Ma qualcuno ha pensato di interpellare Tagliente e Masucci, i responsabili per il Ministero dell’Interno della sicurezza di Torino 2006?

C’è poi da ricordare che la frammentazione del Villaggio Olimpico su più località, manderà a carte quarantotto uno dei patrimoni che il CIO dovrebbe custodire con maggior forza: il concetto di fratellanza e di universalità tra gli atleti. In fin dei conti le gare si tradurrebbero in una serie di singoli Campionati del Mondo a danno proprio dello spirito vero di un’Olimpiade. Ve la immaginate una “Medal Plaza” in queste condizioni? Una colpa molto grave da farsi perdonare.

Volete sapere come finirà? Che per rendere possibile tale masterplan, che di master poco ha, serviranno investimenti strutturali importanti e molto costosi. E allora, se così dovesse essere, il Governo giallo-verde, una volta di più, guarderà verso il CONI, responsabile ultimo di questa proposta e autore della “valutazione” delle spese. Altro che riforma: allora, nel timore di una gigantesca brutta figura nazionale, vedrete che qualcuno rischierà l’esilio.

Concludendo, quindi, con una proposta del genere Milano rischia di uccidere definitivamente i Giochi Olimpici Invernali – che già non se la passano bene, visti i ripensamenti e la fuga costante delle candidature – e di passare alla storia per aver ucciso i Giochi due volte. Una prima volta nel 380 DC grazie all’Editto di Tessalonica suggerito da Sant’Ambrogio, e normato nel 393 DC dai Decreti Teodosiani che cancellarono i Giochi Olimpici dell’antichità. Ed ora grazie alla modestia della proposta per il 2026.

Mestamente, nonostante la mia presenza a 16 edizioni dei Giochi Olimpici, ma con una certa soddisfazione, devo dire che io nel 2026 non ci sarò, ma lascerò agli amici rimasti ed alle mie figlie questa triste profezia.