Fatti&Misfatti / "Adesso e' tutto un altro sport"

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Lunedì 19 Novembre 2018


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Ma si aspetta da un secolo che chi governa pensi alla base partendo dalle scuole e, volendo, aiutando le società di base.


di Oscar Eleni


Dal ponte veneziano dei sospiri per una chiacchierata con la perfida regina Mab che ha lasciato Mercuzio a Verona e vuol far venire le bolle in bocca ai troppi sdolcinati del sistema che brindano sulla grande nave in Laguna, convinti di essere i migliori perché fanno bambini coi baffi. A quelli che non riescono a calmare il Malagò che si sente infilzato da quattro righe inventate per spolpare il CONI e rimpolpare qualche altro. Siamo in tempo di grandi rievocazioni e il bestiario ironico di Fruttero e Lucentini ci aiuterebbe moltissimo anche adesso che non è difficile fare l’identikit di un cretino ben integrato nell’imbecillità del momento.


Malagò sente la solidarietà dei molti campioni, crede nella lealtà di quelli che la regina Mab fa diventare ricattatori per una decima in più, ma sa benissimo che i colleghi presidenti federali aspettano soltanto di sapere a quale porta bussare, in quale angolo stendere la mano, poi che si arrangi re Giovanni, cosa cambia se a comandare sono altri. Sì, certo, molto meno competenti, pure loro con la bocca piena dopo aver trovato il tesoretto, pure loro legati al banale ordinario: non esistono soltanto i campioni. Bella scoperta.


Per questo ci si aspetta da un secolo che chi governa pensi alla base partendo dalle scuole e, volendo, anche aiutando le società di base. Volete comandare voi, in un paese di 60 milioni con l’abilitazione a fare gli allenatori dal calcio al curling, prego, nessun problema. Certo esiste anche la competenza, il vissuto, ma, come ci dicono spesso quelli del basket, adesso è tutto un altro sport.

Dal ponte veneziano per capire come il sindaco Bugnaro risolverà il problema acqua alta, avendo scoperto che il Mose non sarà mai pronto, forse come la sua Reyer che in difesa contro Milano, nella partita che sparigliava, ha capito subito che, come il Mose non sarebbe servita a niente anche quella difesa fatta di inchini e passi perduti. Una difesona decantata dai puffi che pure avranno visto le debolezze reyerine nella coppa digitata, in contrasto con le solite statistiche stilate dai corazzieri della perfida fata, quelle facce tremebonde di bulletti americani che scoprono tardi di essere solo chiacchiere e firmette su contratti da mercenari, stritolati dall’armata che è prigioniera nel castello della regina Mab e si diverte a sperperare le ricchezze, salvo poi difenderle nell’ultimo assalto per andarsene con i complimenti di tutti perché Milano e Pianigiani hanno bisogno di affetto, comprensione.

Se poi dici che gli altri vorrebbero avere i problemi del lupetto elevato a santo nelle ricche dispense ti urlano dietro che è soltanto invidia. Può essere, ma attenti a beatificare questo o quello, a mandare all’inferno poveracci che si guadagnano il pane inventando dal nulla squadre create nel teatro della cretinità imperante. Al risveglio i soldati delle varie sette potrebbero scoprire che manca davvero il centroavanti, come urlano tutti verso la pashmina di Mancini e della sua nazionale che gioca un calcio adatto alle carrozze fatte con ossi di grillo, bellillo, ma poco produttivo se manca il gollonzo, anche brutto, ma che vada dentro sta palla maledetta.

Cari amici siamo nella terra degli ingiusti, del CONI denudato, del Malagò fregato da chi lo voleva fregare da sempre e, sapendo di firmare il nulla, approva la mozione per la salvezza del palazzo Acca e del suo popolo, ma intanto fa notare che non c’erano tutti al viaggio sul Titanic che passava in Laguna e si schiantava in una delle tante buche romane. Tutti con la giustificazione gli assenti, Barelli poi non ne aveva bisogno, lui e Malagò sono i Capuleti e i Montecchi della Roma imperiale, e l’amore comune per la Pellegrini non salverà l’unione mai nata. Petrucci aveva da fare con le azzurre miracolate da Paperoga Crespi, quello del tennis boh, lui si sente già il nuovo che avanza dietro a Malagò, quello del rugby cercava di far capire ai potenti del sei nazioni, del mondo, che gli arbitri devono trattare allo stesso modo ricchi e poveri, cosa che non ha fatto quello ci ha tagliato le alucce contro l’Australia, tu quoque mondo ovale te la prendi con chi ama le lucciole e le prende per lanterne. Era roba del calcio che anche dopo la VAR riesce a litigare, perché come per le vaccinazioni, ci saranno sempre quelli contrari, che hanno paura. Di cosa? Beh, in quanto arbitri, di non essere più i giudici di tutto. Irritanti come gli orecchini, le collane, gli orologi ostentati da gente a cui non basta neppure che un morituro chieda i gol di Ronaldo piuttosto dei fiori.

Siamo confusi e lagnosi, quindi cretini, come dicevano i due grandi scrittori che ci hanno svelato pure la donna della domenica lasciata sempre sola, ma non più andare a vedere le partite che adesso si giocano tutti giorni in quasi tutti gli sport, senza sapere che la pacchia è finita se chi governa ha deciso che ci vuole aria nuova, come se insegnare ed allenare fosse la cosa più facile del mondo, confusi dall’idea di quei presidenti che il giorno dopo sanno benissimo come avrebbero vinto. Tutta gente che ti invita a vedere lo sport, ma che, lo capiremo presto, si arrabbia di brutto se torni dai Giochi senza medaglie, se non vai ai mondiali, se le prendi un po’ dovunque. Anni di lavoro e studio banalizzati con questa formula che si deve dare aria alle stanze.

Eccoci alla settima del basket giocata con la carta carbone: primi quarti da incubo per troppe squadre, come se gli allenatori avessero parlato al vento. Qualcuno ha rimediato altri sono caduti comunque dopo belle rimonte. Chiedete a Sacchetti (Cremona), Brown (Torino) e De Raffaele (Venezia) se è bastata la reazione con sconfitta. Vi diranno che per 10 minuti si sono sentiti davvero inutili ed è gravissimo.

Non faremo la stessa faccia del presidente di Milano seduto nell’umidiccio del Taliercio, stupito, come quasi tutti, dall’andamento di una sfida al vertice che non aveva una base omogenea. Belli i primi piani da prima e dopo la cura: ma cosa servono altri rinforzi se alla contender (lo dicono in diretta e quindi è legge) lasci le briciole nei primi 10’; accidenti, ragazzi, cosa vi manca, un profumo, l’occhiale firmato, per lasciare sul campo certi vantaggi, poi il Pianigiani belli capelli mi chiede altri soldati di ventura e la concorrenza, lo sappiamo dall’anno scorso, quando le cose andarono bene riducendo al minimo i veri titolari, stimola, ma qualcuno si avvilisce.

Problemi risolti in confessionale dai preti che consolano la povera gente: anche i ricchi piangono.

Venezia ha reagito bene con i suoi veri giocatori, quelli che capiscono dove stanno e non cercano scuse. Può reggere contro Milano. Dipende da come verrà preso l’ingresso vero di Washington che, come si è visto contro Nanterre, al momento destabilizza i più fragili.

Altre vere avversarie per Milano, dai non mettetevi a ridere, come dicono le avversarie della Juventus sorella vera dell’Armani basket, può darsi che la vita europea al vertice bruci qualche candela più fragile. Pensavamo fosse meglio Sassari, ci sta deludendo. Vediamo Avellino, sembra che stia crescendo bene.

Pagelle e sospiri …
 
… pensando all’identikit del cretino che non ha capito il vero dramma della perdita di Cantù se alle parole non seguiranno i fatti, perché i debiti si ripianano con i soldi. Magari la Lega potrebbe chiedere aiuto alle associate per evitare la figura al catrame, per non fare come nelle città dove annunciano di aver bonificato i luoghi di morte e di droga e il giorno dopo devono ammettere che il muro è saltato e chi vive sulla morte degli altri, di chi la cerca, delle famiglie distrutte, ha ricominciato a bere nei privè alla faccia di chi ha rovinato.

10 A Marco CRESPI e alla nazionale femminile che sembra diventata squadra perché si è rifatta sulla Croazia e non ha neppure bisogno di avere una stella. Bel lavoro, anche se lui è nato per farsi criticare. Gli piace.

9 Al giovane PEAK e al veterano JOHNSON, cara Venezia facevi bene a tenertelo, che hanno dato la prima gioia a Ramagli e a Pistoia. Se non sparisce Cantù la lotta dietro diventerà crudele per società che vorremmo vedere sempre in serie A.

8 Al CINCIARINI visto a Venezia perché se un giocatore rimarrà nei ricordi di questa squadra è sicuramente lui, il capitano che aiuta tutti, che si batte per tutti, che magari sbaglia, ma non dimentica che il gioco è proprio di squadra anche nella Milano dei principi.

7 Alla TRIESTE che riempie il Pala Rubini, che dona in beneficenza l’incasso, che ha una squadra simpatica, bella da vedere anche se dovrà lottare fino alla fine per stare dove merita.

6 Al GREEN di Avellino che sta portando i lupi nella foresta dove la regina Mab protegge questa Milano dei leoni che amano stendersi al sole dopo aver azzannato la preda. Una sfida intrigante, anche se non saranno sul ring pugili dello stesso peso.

5 A PASCOLO che ci sembra davvero svanito nel sogno di chi riportandolo a Trento pensava di trovare il vecchio dadaista del parquet. Non reagisce, subisce. Certo a Trento mancano giocatori, ma il primo a mancare è lui.

4 Al CAJA ferocissimo che quando si toglie un sassolone dalla scarpa lo fa in maniera plateale, da vero interista. Con Cremona aveva un debito pregresso, ma certo questa Varese ci piace perché incarna la voglia del suo Artiglio caporal maggiore e ministro della difesa.

3 Al RICCI di Cremona in nome di tutti i giocatori italiani che una volta elogiati ti tradiscono nella partita seguente. Ora speriamo che la malattia non dilaghi e che il bellissimo Tonut, ma la sua stagione dice che sarà protagonista fino alla fine, il De Nicolao visti al Taliercio, non facciano come il simpatico romano del Meo che ora deve pensare ad Azzurra Fremebonda e domenica dovrà chiedere a Milano almeno un paio di giocatori. Sì, certo non giocano spesso, ma ora c’è l’emergenza, poi segua il consiglio di chi giustifica certe scelte dicendo che in realtà sono tutti poca roba. Come se il convento avesse tanto altro da offrire.

2 Alla TORINO che smania perché vede la sua FIAT sbandare un po’ troppo, incapace di capire chi c’è al volante. Situazione drammatica? No, ma c’è qualcosa che non va se giocatori autori di vere nefandezze pensano che a sbagliare sia stato sempre il compagno.

1 Alla LEGA e alla FEDERAZIONE se Cantù sarà costretta ad andarsene come avevano predetto i molti che, dopo aver cercato di aiutarla, se ne sono andati. Errori di tutti, certo nella colata ci finiranno in tanti ed è doloroso anche soltanto pensarlo.

0 A SASSARI che torna a far impazzire chi la voleva di nuovo grande, chi pensava di aver fatto una squadra decorosa. Ora con tutto il rispetto per Pistoia prenderne 113 da chi non aveva mai vinto sa tanto di ammutinamento e volendo bene ad Esposito ci sembra davvero una cosa schifosa.