I sentieri di Cimbricus / Storie italiane, dall'Appendino alle Ande, ...

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Giovedì 4 Ottobre 2018

 

zaia

 

La candidatura no-stop dell'Italia riunifica il Lombardo-Veneto: neppure il governatore Radetzky l'avrebbe previsto.

 

di Giorgio Cimbrico

Dagli Appennini alle Ande, attraverso le Alpi: mission e vision (per non parlare della legacy …) che si sprecano per il CONI e soprattutto per l’uomo che ne regge le redini e che dall’Argentina tornerà da membro del CIO: per chi si occupa di sport, equivale a uno di quegli ordini cavallereschi che la Regina graziosamente elargisce all’inizio di ogni anno. L’ouverture è andata e ora Don Giovanni può entrar nel vivo. L’Olimpiade in terra italiana è la bella che deve finire nel “non picciol libro” delle sue conquiste e il novello cavaliere sa che ha una sola stoccata a disposizione. Per l’estate, zero speranze: 2024 Parigi, 2028 Los Angeles, 2032 Coree riunificate, 2036 … Figurarsi se Berlino non si mette in testa di celebrare il centenario dei suoi Reich Spiele. E il 2040 è obiettivamente lontanuccio.

L’inverno dell’altrui scontento – nel senso che questi giochi sono sempre meno ambiti, meno inseguiti – può trasformarsi in una fulgida primavera, senza che Don Giovanni, absit iniuria, si trasformi nello sciancato e crudelissimo Riccardo III.

Per metter le mani su quel 2026 il “nobil cavaliero qual io mi vanto” ha suscitato un tale sconvolgimento da riportare al tempo del Risorgimento senza poter contare, per la regia, su Luchino Visconti: oggi lo scenario offre un Piemonte sabaudo deluso e isolato, come dopo la fatal Novara, e un Lombardo Veneto orgoglioso della propria possanza, della ricchezza, di un Pil da paese scandinavo se non di più. Né Fontana né Zaia indossano quelle eleganti uniformi, né quelle piumate feluche, né nel muoversi offrono il tintinnare degli speroni, ma la loro sicurezza è simile a quella degli uomini mandati dal K&K (Koenig und Kaiser) Franz Josef ad amministrare quelle ubertose terre poste a sud dell’arco alpino, dove il vecchio monarca passava ore piacevoli a cacciar galli cedroni a Madonna di Campiglio.

In realtà, in questa riproposizione a larghi palmi del capolavoro mozartiano (dramma giocoso, come da intestazione), Fontana e Zaia sono i due Leporelli “prontissimi a servir” il padrone che hanno scelto. Se dovesse andar male, potrebbero sempre tornare “all’osteria, a trovar padron miglior”. Ma oggi non è il momento di pensar male, oggi è il momento dell’orgoglio, della consapevolezza che sconfina nella certezza. Il mercato è fievole, il Lombardo Veneto è florido, entusiasta, saldo come le quattro fortezze del Quadrilatero. Se il ripulitissimo paesano di Masaniello dice che lo Stato non finanzierà, nessun problema: si batteranno altre strade per avere i dané, gli schei.

Ma l’impegno di chi governa non era una “conditio sine qua non” posta dal CIO? Ma sì, può darsi, il mondo cambia, tutto va così di fretta, scivola su uno snowboard, fa acrobazie da saltimbanco, salta sule gobbe, pattina frenetico in un cerchietto lucido. Più che giochi d’inverno sembra la gabbia dove il criceto – o il tamia – impara a conoscere gli attrezzi e delizia i padroni.

“Una gran festa vo’ preparar”: canta Don Giovanni, invitando nobili, villici, cavalieri, dame più o meno adoranti, più o meno incazzate. Segue crescendo dell’orchestra. Dramma giocoso, già.