Piste&Pedane / Si sciolgono le ambizioni di Filippo. E ora?

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Mercoledì 8 Agosto 2018

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Doveva essere la consacrazione sua e del movimento: resta un quinto posto da cui ripartire. Senza drammi, e con realismo.

di Daniele Perboni 


Fari puntati sull’ultima gara in pista della giornata. Alle 21,50 il giovin Filippo, approdato facilmente alla finale continentale dei 100, dovrebbe accasarsi sul gradino del podio. Primo, secondo, terzo? Pareri contrastanti, anche di esimi esperti della materia. L’attesa che si è creata attorno al fresco primatista italiano (9”99) è tanta. Ma qualcuno lo indica giù dal podio: i bookmakers inglesi lo danno non meglio che quarto. Ma ritorniamo al Filippo d’apertura. Quando è entrato in pista per l’atto finale era teso come la classica corda di violino.

Partenza decente, poi una corsa a strappi e nella fase finale non si è vista la famosa progressione che tanto aveva incantato i puristi dello sprint. Alla fine non gli è rimasto che il quinto posto, in una delle finali europee più veloci di sempre. Le prime parole in zona mista: «Sono arrabbiato, certo, anche se non mi sembra di aver corso poi così tanto male. Semplicemente gli altri sono andati più veloci. Oltre alla medaglia puntavo anche a ottenere 9”98 e proprio per questo vado via ancora più arrabbiato. Ora pensiamo alla staffetta».

BRONZO - Novanta minuti prima il cielo azzurro scuro, come la pista dell’Olympiastadion, è stato attraversato da un’altra stella luminosa che già in passato aveva regalato grandi soddisfazioni agli amatori tutti della disciplina dei grandi faticatori. Una tradizione che in anni passati, ormai lontani, aveva fatto sognare e gonfiare il petto d’orgoglio. Gente che sulle piste e sui prati del mondo non aveva timore di confrontarsi con i migliori, quelli che venivano dagli altipiani africani oppure dalle fredde e desolate terre del nord.


Ora l’abbronzato ragazzino, che nella serata berlinese ha rinverdito quegli antichi fasti, risponde al nome di Yeman Crippa. Viene da lontano, anche metaforicamente parlando. Due successi ai campionati europei di cross giovanili e un oro, sempre continentale, sui 5.000 under 20. Insomma abbiamo a che fare con uno tosto che non si scompone quando si tratta di rimboccarsi le maniche e menare le danze. Dato in grandissima forma, ultimamente era stato messo in ombra dal Filippo piè veloce. Ma il ragazzo di origini etiopi, che già a cinque anni portava le vacche a pascolare e che la guerra aveva relegato in un orfanotrofio di Addis Abeba, non si è mai perso d’animo e a testa bassa ha continuato a lavorare, lavorare, lavorare duro. Tanto che in pochi mesi ha migliorato i primati Under 23 su tutte le distanze. Dai 1500 ai 10.000, togliendoli a gente che risponde ai nomi di Francesco Panetta e Stefano Mei.


Come dicevamo alla fine il lavoro paga e anche bene. Schierato nei 10.000 ha saputo domare la tensione e l’esperienza di vecchie volpi della pista. In una prova che ha messo a dura prova la resistenza alla fatica, prosciugando ogni energia, in un catino trasformato in un forno, è stato buono buono per gran parte della gara. Ogni tanto provava tastare il terreno annusando l’aria e subito rientrava in gruppo. Tutto questo sino a due giri dal termine, quando ha deciso che, sì, era il tempo di andare a menare le danze. Con un tantino di ritardo però. Già, perché la davanti la bagarre nel frattempo si era scatenata. Ma che importa? L’allievo prediletto di Massimo Pegoretti non si è perso d’animo e dall’alto della splendida forma fisica ha stretto i denti, ha lottato, si è incaponito, ha stracciato chi cercava di mordergli i talloni e ha agguantato il bronzo. È la prima medaglia azzurra di questi europei. Ora sabato lo attendono i 5.000. Difficilmente riuscirà a ripetere l’impresa. Ma per ora accontentiamoci.


Il resto della squadra azzurra si è quasi liquefatto sotto il martello del sole che a queste latitudini è raro trovare. Poche le soddisfazioni e una di queste risponde al nome di Simone Cairoli, specialista delle dieci fatiche. Alla fine della prima giornata è sesto (4210 punti), nella maratona guidata dal britannico Duckworth (4380). E per chi se ne intende non è certamente un risultato da sottovalutare.

MARCIA - La seconda giornata continentale si era aperta la mattina presto, alle 8,30. Vanno in scena i faticatori della 50 chilometri di marcia. Uomini e donne appassionatamente accomunati dal gran caldo che li accoglierà da metà gara in avanti. Pochi gli iscritti, ancor meno alla fine, per un ordine d’arrivo falcidiato dai ritiri e dalle (poche) squalifiche. Per circa metà gara nulla accade. I migliori al comando con lo slovacco Toth che saggia la consistenza degli avversari con puntate in avanti Poi, piano piano tutto si delinea. Il sole inizia a far bollire gli spiriti di chi si danna sul percorso. Davanti è un susseguirsi di colpi di scena. Toth sembra svanito nel nulla, staccato di quasi un minuto. Attenzione, però, siamo nella 50 e nulla è come sembra.


Al quarantaduesimo chilometro parte la sinfonia di “Funiculì funiculà”. Manco fossimo a Napoli, accidenti. Già di prima mattina ci eravamo sorbiti “Tu vo fa l’americano”. Finisce con il successo dell’ucraino Maryan Zakalnytskyy (3h46’32”) davanti al redivivo Toth (3h47’27”), autore di una incredibile rimonta negli ultimi due chilometri. Terzo il bielorusso Dziubin (3h47’59”). Decimo Marco De Luca che ha patito il percorso forse più del dovuto. «È stata durissima, specialmente per il percorso, molto muscolare. Troppe curve e cambi di direzione. Purtroppo già prima del trentesimo chilometro ho avvertito fastidio. Dire che sono deluso è dir poco». Undicesimo il sardo Andrea Agrusti (3h57’03”).


Fra le donne, il titolo ha preso la strada portoghese, grazie alla lusitana Ines Henriques (4h09’21”). Seconda l’ucraina Tsviliy (4h12’44, record nazionale), terza l’iberica Takacs (4h15’22”). Decima e personal best per l’azzurra Becchetti con 4h31’41”.


Mentre al centro di Berlino si sudava e qualcuno stramazzava al suolo disidratato, sulla pista e sulle pedane dell’Olympiastadion sono andate in scena alcune qualificazioni. Pur con tempi “ridicoli” due dei tre siepisti hanno passato indenni le batterie (Chiappinelli 8’24”41, Abdelawahed 8’28”80), mentre buona impressione ha destato Matteo Galvan nei 400 (45”48). Lo ritroveremo in una delle semifinali con Davide Re, qualificato d’ufficio per via del regolamento che risparmia i turni di qualificazione ai primi dodici del ranking europeo. Mah, ... A casa i discoboli Kirchler, Faloci e Di Marco, le ottocentiste Santiusti e Bellò, il quattrocentista ad ostacoli Olivieri e l’altro siepista Zoghlami (Osama).


24. CAMPIONATI EUROPEI
Berlino - 6/12 Agosto 2018


2. GIORNATA (7 Ago)

Uomini
100 - 5. Filippo Tortu, 10"08/0,0 [sf1) 10"12/0,2]
100 - [11.] Lamont Marcell Jacobs, sf4) 10"28/0,6
100 - [20.] Federico Cattaneo, sf7) 10"39/0,4
400 - Matteo Galvan, b2) 45"48 Q
10.000 m - Yeman Crippa, BRONZO, 28'12"15
10.000 m - 13. Lorenzo Dini, 28'45"04
3000 m Siepi - Yohannes Chiappinelli, b1) 8'28"41 Q
3000 m Siepi - Ahmed Abdelwahed, b4) 8'28"80 Q
3000 m Siepi - Osama Zoghlami, b11) 8'43"92
400 m ost. - [12.] Lorenzo Vergani, sf3) 49"41
400 m ost. - [16.] José Bencosme, sf5) 49"86
Marcia 50 km - 9. Marco De Luca, 3h55'47"
Marcia 50 km - 10. Andrea Agrusti, 3h57'03"
Marcia 50 km - Michele Antonelli, rit. (ca. 40° km)
Disco - [18.] Hannes Kirchler, Qlf) 60.42
Disco - [21.] Giovanni Faloci, Qlf) 59.27
Disco - [23.] Nazzareno Di Marco, Qlf) 57.49
Decathlon - Simone Cairoli 4210
(10"94/0,3, 7.49/1,3, 13.25, 2.05, 48"77)

Donne
100 m - [23.] Irene Siragusa, sf8) 11"60/0,1
100 m - [24.] Anna Bongiorni, sf8) 11"62/0,2
800 m - [15.] Yusneysi Santiusti, b5) 2'02"46
800 m - [19.] Elena Bellò, b6) 2'02"77
400 ost. - [19.] Linda Olivieri, b7) 58"47
Marcia 50 km - 10. Mariavittoria Becchetti, 4h31'41" (PB)