Cinque cerchi / Giovanni Malago' tra CIO e (mancate) riforme

Print

Venerdì 20 Luglio 2018

malago-4 


Il prossimo ingresso del presidente del CONI nell'organismo olimpico potrebbe dare più coraggio per qualcosa di nuovo.


di Gianfranco Colasante


Se tutto andrà come previsto, il presidente pro-tempore del CONI Giovanni Malagò nel prossimo autunno (133. Sessione di Buenos Aires, 8/9 ottobre) diventerà il 22° membro italiano del CIO. Secondo un progetto a lungo perseguito e atteso. Il suo nome infatti figura tra i nove che l'Executive Board - riunito oggi a Losanna - ha licenziato accogliendo la proposta della commissione presieduta dalla principessa Anna d'Inghilterra (qui le schede complete). Malagò andrà così a coprire il vuoto lasciato quest'anno nell'organismo da Mario Pescante - il 7 luglio scorso arrivato al traguardo degli 80 anni - ed il prossimo da Franco Carraro. Anche se non va dimenticato che i membri CIO (che con questa integrazione saliranno a 106) rappresentano il Movimento Olimpico in senso lato e non il proprio paese.

 

Malagò figura tra i cinque che sono stati accolti a "titolo individuale", mentre i restanti quattro lo sono in rappresentanza di vari organismi riconosciuti. Questo è l'elenco completo:

- A titolo individuale

Daina Gudzineviciute (Lituania), presidente del C.O.

Felicite Rwemarika (Rwanda), 1° vice-presidente del C.O.

Camillo Pérez Lopez Moreira (Paraguay), presidente del C.O.

Giovanni Malagò (Italia), presidente del C.O.

Samira Asghari (Afganistan), ex-atleta

- In funzione della propria carica:

William Frederick Blick (Uganda) presidente del C.O.

HRH principe Jigyel Ugyen Wangchung (Bhutan), presidente del C.O.

- In rappresentanza delle Federazioni Internazionali

Morinari Watanabe (Giappone), presidente della F.I. di Ginnastica

Andrew Parsons (Brasile), presidente del Comitato Paralimpico Internazionale


Al di là delle dichiarazioni di maniera prive, come siamo ormai abituati, di qualunque senso critico nei confronti di una organizzazione sportiva nazionale che avrebbe urgenza di una profonda riscrittura di regole, è indubbio che aver accolto a Losanna un altro italiano (l'ultimo in ordine di tempo era stato il presidente della federazione internazionale di bob e skeleton Ivo Ferriani, appena rieletto per un nuovo quadriennio) ha un valenza più generale che personale.


E che, contrariamente a quanto viene fatto filtrare dal Foro Italico, non va letto come un assist alla triplice candidatura ai Giochi Invernali del 2026. Ma che dovrebbe di contro suggerire con maggior forza l'esigenza di porre finalmente mano a qualche riforma dell'intero sistema sempre più calcio-centrico. Una condizione di sudditanza alla quale ha ceduto lo stesso Malagò con il doppio e fallimentare commissariamento di FIGC e Lega calcio. Basti pensare alla facenda (milionaria) dei "tappetini" televisivi e alla constatazione che il solo bilancio della Juventus post-Ronaldo è più che doppio di quanto il ministero dell'Economia appronta annualmente per il CONI. Temi di riflessione.  


Per di più l'atteggiamento di fondo del nuovo Governo (del cambiamento?) verso il CONI non pare della stessa tolleranza di cui hanno goduto Malagò e i suoi quando a palazzo Chigi sedevano esponenti del PD (Enrico Letta, Renzi, Gentiloni). Anzi, in pochi lo hanno ricordato, nel discorso di insediamento il premier Giuseppe Conte ha dedicato le poche parole sullo sport alla volontà dell'esecutivo di sostenere e aiutare le società di base. Non il calcio professionismo.


Considerato che questa cooptazione nel CIO può alla fine anche leggersi come l'unico successo della quasi settennale gestione di Malagò come capo dello sport italiano, andrebbe ora onorata con qualcosa di più che la continua richiesta di fondi per una serie di manifestazioni internazionali che poco se non nulla lasceranno in eredità (leggasi Ryder Cup, mondiali diversi di sci alpino, ciclismo e pallavolo, Giochi Olimpici a ripetizione, per tacere delle penose Universiadi napoletane, ecc.).


Molto più produttivo cercare di mettersi seduti al tavolo con il sottosegretario Giancarlo Giorgetti per definire le linee guida per un immediato futuro. Con un primo dossier dedicato alla riscrittura della legge 91 sul professionismo sportivo la cui stesura iniziale risale alla fine degli Settanta del secolo scorso ...! Con l'obiettivo di accompagnare fuori dal "palazzo olimpico" il calcio di serie A e B (e, perchè no, il basket di pari livello) i cui eccessi e cui conti sono sempre meno compatili con la realtà del Paese. Non solo sportiva. Coraggio, almeno proviamoci.