Fatti&Misfatti / Il villaggio cestistico alla festa finale

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Giovedì 10 Maggio 2018

play-off-18

Play off senza respiro: si va in campo ogni due giorni e chi ha la panchina corta non si metta ora a frignare.

di Oscar Eleni

In pellegrinaggio, inseguito dai 65 mila dell’Olimpico e dai 3500 del Taliercio, nella notte del solito masochistico confronto impossibile dove il basket chiudeva la stagione e la Juventus i conti con tutti, cominciando dal Milan che così poteva piangere con i feroci saladini dell’Emporio Armani dove chi vuole rimanere urla più forte di chi non vorrebbe più stare a sedere. Dicevamo del pellegrinaggio a Fiumefreddo di Sicilia dove sono stati riscoperti nella basilica del Rosario i 14 pannelli scolpiti e dipinti da Salvatore Incorpora.

Quella via crucis dove vincono i vinti è adattissima come manifesto per la stagione del basket che si è appena conclusa con il fantastico percorso netto di sole vittorie in casa, calendario malvagio, ma, sembra, anche per altre discipline iniziando dal pallone, detto anche calcio quando lo colpiscono bene, non sempre, purtroppo, dove il plebiscito per l’ex presidente Abete sembra aver mandato in corto chi pensava ad altre soluzioni. Forse Malagò?

Ma torniamo alla palla al cesto nel giorno del lutto per la morte di George Bisacca, l’uomo che si è inventato la storia di Fairfield, il campo della gloria di Arturo Kenney, l’allenatore che ha lavorato così bene anche da noi come ricorderanno alla Virtus anche quelli che in quei giorni resero infernale la vita di un uomo di grande stile, cultura che non cercò mai vendetta su certi mascalzoni ancora in griglia.

Fine dei giochi andando e tornando come si faceva in tempi antichi. Adesso partono i play off senza respiro: si va in campo ogni due giorni e chi ha la panchina corta non si metta a frignare. I signorotti dalle belle braghe bianche lo hanno fatto sapere attraverso il solito canale. Dunque la Milano che doveva mangiarsi tutti è seconda dietro Venezia che ora viene considerata la grande favorita da chi governa la torre dell’orologio ad Assago, da chi fa sapere che se mai ci fosse l’idea di una seconda squadra, tipo quelle che adesso il calcio manderà a regime, la finanzierà fuori dall’Italia. Motivi? Ah, saperlo, dirà Petrucci indignato.

Comunque sia le interviste del momento ci dicono che tutto funziona nell’ennesimo piano triennale, per la verità siamo alla scadenza dei 10 anni di Armani con Milano, per la gloria di una grande società, per il sollievo di chi non avrebbe potuto augurarsi un mecenate migliore di re Giorgio, insomma questa nuova rifondazione dell’Olimpia 1936, 25 scudetti prima di incontrare i re magi all’oasi dove vendono acqua che rende competenti anche quelli che non lo saranno mai perché anche studiando e andando a ripetizione resteranno sempre degli orecchianti, come dimostrano tante belle uscite a vuoto, questa ripartenza, dicevamo, sottobraccio con la saggezza e la pressione mefitica costata la figuraccia di Coppa Italia, sembra agevolata dal successo di Venezia uscita ancora una volta in Laguna sul Bucintoro per aver chiuso in testa, per la prima volta nella storia, un campionato. Loro i favoriti. Così sia in queste botteghe oscurissime dove tutti si spiano, temendo persino il nemico reso impotente dalla povertà.

Hanno vinto il girone di ritorno con 24 punti, gli stessi che ha fatto la meravigliosa Varese, 2 più di Milano, stessi punti fra andata e ritorno, e Trento altra meraviglia, pazienza se tre di queste quattro hanno perso l’ultimo atto.

Sabato e domenica del villaggio cestistico: cominciano i battuti di Milano contro Cantù, possibilità di vendetta, tremenda vendetta per Dondino Pianigiani sul Sodini che non sperava davvero di trovarsi a questo punto dopo la partenza dove sembrava che la squadra non potesse neppure essere iscritta. Si gioca al meglio delle 5 partite. Previsione tanto per farsi qualche nemico in più: Milano-Cantù 3-1.

Sempre sabato la Lombardia felix delle 5 finaliste play off, festeggerà un altro derby al succo di lime caraibico: favorita Brescia per un 3 a 2 contro Varese, ma artiglio Caja è uno dispettoso come tutti gli interisti, come ci ha spiegato Giammarco Bisogno, lui sì uno da ascoltare, il presidente interista della pallavolo Emma Vilas Siena che ha conquistato la massima serie per una città che aveva perso quasi tutto con calcio e basket.

Domenica entrerà in scena Venezia per cercare un porto riparato contro le carabine di Meo Sacchetti che ha fatto il grande capolavoro con la Cremona ripescata dalla A2 ed è arrivata ai play off così come era fra le 8 elette di Coppa Italia. Pensare ad un 3-0 sarebbe ingeneroso per i cugini Diener e allora farà bene a cercare una buona difesa il De Raffaele, allenatore dell’anno per Sandro Gamba, anche se poi il prescelto, anche da noi, è stato Caja, uno che ha fatto cose davvero importanti, senza dilapidare un fiorino dell’eredità Recalcati.

Nella stessa giornata la sfida più equilibrata con Avellino favorita su Trento in una serie che dovrebbe finire 3-2 per gli irpini che in vista dei play off hanno aggiunto due pedine importanti.

Ci salutiamo qui per tornare a sintonizzarci dopo ogni chiusura di serie commentando i premi dell’anno e ancora convinti che Rich vincitore del premio MVP sul leone Burns , non abbai dato di più al gioco di un genio del campo come Micov. Come dirigente gloria a Casarin, se la merita, ma il Santoro di Brescia ha fatto un capolavoro e Sardara, con le sue sigarette elettroniche sembra sempre un passo avanti a tutti i colleghi legaioli.

Sul giovane prescelto era facile stare ancora dalla parte di Flaccadori per il terzo anno consecutivo dopo il suo finale di stagione, ma sarebbe stato stimolante premiare qualche volto nuovo, noi pensavamo Pajola. Abbiamo sbagliato.

Pagelle d’addio per le squadre eliminate ...

... con lo 0 fisso in pagella per la Lega dei masochisti:

VIRTUS BOLOGNA 5 - Troppi finali regalati, pessima conclusione quando si voleva vedere cosa c’era sotto la divisa storica. Hanno sbagliato in tanti, non soltanto Ramagli. Ora nuovo direttore generale il Dalla Salda preso nella fatal Reggio Emilia, nuovo tecnico e chi ha visto Trinchieri al pala Bigi, ma non può essere vero, dice che sarà lui. Certo arrivare alla fine con giocatori che si sentivano tutti sotto esame è stato un grave errore.

SASSARI 5 - Tante belle idee andate in fumo per i troppi viaggi, per una crisi interna che Sardara aveva domato bene salvo poi trovarsi in debito alla fine quando serviva coesione. Markowski ha fatto bene e meriterebbe almeno gratitudine.

TORINO 4,5 - Non era facile scendere dall’otto pieno conquistato quando Banchi portò la squadra alle finali di coppa e al 10 che si à è meritato Galbiati portando al successo gli ammutinati del PalaRuffini. Ci sono riusciti. Speriamo abbiano imparato, ma come dice il pastore sui lupi quelli perdono il pelo non il vizio di battere i pugni sulla porta dello spogliatoio.

REGGIO EMILIA 5,5 - una rivoluzione incompiuta dopo la separazione dalle belle gioie che poi non hanno fatto tanto meglio altrove. Menetti è stato grande nel marasma generale, la società seria a difenderlo sempre.

PISTOIA 6 - Con quello che c’era in cascina è già stato un bel risultato salvarsi.

BRINDISI 5,5 - Potevano fare meglio dopo il traumatico divorzio da Dell’Agnello. Vitucci ha diretto bene l’inseguimento all’impossibile, ma alla fine si è ritrovato gente vuota, la stessa che non capiva il Tigre.

PESARO 7 - Un finale da grande in una stagione balorda. Non aveva fatto male neppure con Spiro Leka, ma bisogna dire che Cedro Galli ha fatto il suo capolavoro battendo le prime della classe e per Ario Costa doppia razione di gnocchi, lui è un vero credente.

CAPO d’ORLANDO 6 - Il peccato originale è stato iscriversi alla coppa europea. Trentatremila chilometri di viaggi sono costati davvero troppo, prima a Di Carlo, che secondo noi aveva lavorato bene e poi con Mazzon che ha fatto il massimo per una salvezza purtroppo mancata.

Chiusura con un 10 all’arbitro Lamonica che sarà ancora a Belgrado per la finali di Eurolega, a Sahin visto nelle finali di euro Fiba dove hanno trionfato con l’AEK Atene i Sakota, padre allenatore e il figlio che è passato da Pesaro dove gli salvarono la vita e dove lo ricordano sempre perché è un ragazzo di cuore e talento.

PS - Se il “truce” avesse Petrucci costretto le finaliste dei play off a rispettare la regola del minimo 5000 posti oggi non sarebbero tutto sul loro campo le otto elette. A proposito per capire il miracolo Brescia erano così certi di non giocare in casa il primo turno play off che avevano ceduto l’arena ad Antonacci. Speriamo che Verona porti fortuna alla Leonessa.