Osservatorio / Beppe Grillo, profeta 5 Stelle di Torino 2026

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Lunedì 12 Marzo 2018

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Sempre in servizio permanente effettivo da noi i promotori di candidature olimpiche: spunta ora Torino 2026.

di Luciano Barra

Che Paese incredibile l’Italia! Personalmente ho passato oltre trent’anni girando il mondo e dovendo sempre rispondere alle domande di dirigenti sportivi di altre nazioni, spesso ironiche, ma soprattutto curiose, per capire qualcosa della politica italiana. La risposta più elusiva e più conveniente era sempre la stessa: “ma studiate la nostra millenaria storia e lo capirete”. Staranno ancora studiando perché nessuno mi ha poi posto la domanda successiva. Per fortuna che in questi oltre trent’anni ci ha aiutato lo sport con le tante volte che il nostro tricolore è salito sul pennone, molte volte accompagnato dal nostro bellissimo e ritmato inno nazionale.

Un giorno mi vorrò togliere lo sfizio di calcolare quante volte ciò è accaduto, fra Atletica e Giochi Olimpici, nel periodo in cui sono stato direttamente coinvolto. Comunque era una bella maniera di rispondere ai dubbi che si ponevano sul nostro bellissimo Paese e per far capire come lo sport in Italia fosse differente (in meglio) della politica.

Ora, dopo le ultime elezioni, diverse nuove domande mi sono arrivate ed onestamente non ho saputo cosa rispondere perché la situazione è più complicata che mai. L’ultima e-mail che ho ricevuto mi chiedeva perché non fanno tutti e tre i maggiori gruppi una “grosse koalition”. Non vi intratterrò in materia per non annoiarvi tanto vi basta sfogliare giornali e guardare i telegiornali per esserne stucchevolmente informati.

Purtroppo con le ultime notizie relative ad una potenziale candidatura Italiana ai Giochi Invernali 2026 mi riesce anche difficile usare il solito “leitmotiv”, usato con successo nel passato, in base al quale far capire che noi, almeno nello sport, siamo diversi e più seri. Non solo perché vinciamo molte meno medaglie che nel passato, ma perché la contaminazione politica ci tocca più che prima.

Era notizia pre-olimpica una potenziale candidatura di Milano (per la quale mi risulta che il CONI da tempo abbia inviato una lettera ufficiale al CIO) ed ora è notizia post-olimpica di Torino che vuole anch’essa candidarsi. Ne è nato un rebus politico/sportivo di non facile soluzione che si intreccia in maniera pericolosa con l’attuale momento politico. Cerchiamo di capire.

POLITICAMENTE - La situazione è la seguente: a Torino, Comune 5 Stelle con Chiara Appendino sindaco e Regione PD con Sergio Chiamparino (il sindaco di Torino 2006) presidente. Ora pare dalle dichiarazioni di Beppe Grillo – il garante – che il M5S, contrariamente al passato, sia favorevole ai Giochi Olimpici a Torino perché “sarebbe un gran vantaggio per la città”. Chissà perché questo non valeva anche per Roma 2024, considerando la situazione disastrata in cui si trova la Capitale.

D’altra parte c’è la Regione Piemonte dove il presidente Chiamparino dovrà districarsi fra la posizione del suo Partito, attualmente ostica a qualsiasi collaborazione con il Movimento di Grillo, e il suo noto positivo pragmatismo. Comunque un gran sindaco per come l’ho conosciuto io nei miei due anni passati a Torino.

A Milano invece c’è un Comune (Sindaco Sala) a guida PD ed una Regione a guida Lega (Presidente Fontana). Già di per sé un bel confronto, da scintille.

Ovviamente qualcuno giustamente dirà: “ma perché non fate una candidatura combinata Torino/Milano o Milano/Torino?”. Considerate le forze politiche in campo mi pare più facile che a livello nazionale si faccia una “grosse koalition” e che si mettano d’accordo Torinesi e Milanesi con le diverse forze politiche in campo. Torino ancora piange lo scippo da parte di Milano della Fiera del Libro, figuriamoci, per non parlare dello spostamento della prima Capitale d’Italia a Roma.

STRUTTURALMENTE – Dal punto di vista sportivo Torino è certamente più attrezzata di Milano, avendo organizzato i Giochi già nel 2006, disponendo di strutture – soprattutto Palazzi dello Sport – eccellenti. In vantaggio anche sugli impianti sciistici, raggiungibili a poco più di un’ora dalla città.

Milano, pur potendo contare, anche grazie alla recente organizzazione dell’Expo, su una credibilità Internazionale di primissimo piano, dal punto di vista degli impianti sportivi è molto malmessa. Ma le montagne? Sono a tre ore e non è di facile soluzione accorciare questi tempi per raggiungerle.

Le differenze politiche e quelle strutturali non sono da poco conto e non di facile soluzione. Ed incrociare le cose migliori di una con quelle dell’altra non è altrettanto semplice.

Esistono poi altri tre variabili: il CIO, il CONI e l’impietoso orologio del tempo.

CIO – Agli occhi di tutti sembrerebbe disponile ad accettare qualsiasi candidatura, ma poi in concreto (vedi la soluzione trovata per Parigi e Los Angeles) deve curare i suoi interessi e vedo estremamente difficile che infili la sua testa in un ginepraio del genere. Non posso dimenticare la battuta fattami dal presidente Thomas Bach che, rispondendo alla mia storiella sulle differenze sui tre Italiani (rispetto a tre francesi, tedeschi e Inglesi), per cui ognuno di essi fonderebbe un partito politico, mi rispose: “guarda che ti sbagli; tre italiani farebbero quattro partiti politici”.

È quindi da prevedere che, nonostante la penuria di candidature (che comunque sembrerebbero siano già tre), il CIO avrebbe difficoltà ad ignorare la regola che non permette di assegnare i Giochi al Paese che organizza la Sessione del CIO. Cosa che coinvolge Milano organizzatrice della sessione del 2019 che dovrà assegnare i Giochi del 2026. È vero che tutto è sempre possibile, ma mi pare che Bach abbia altri problemi , considerando che nel 2021 dovrà affrontare la sua rielezione alla presidenza.

CONI – Sembra che il suo presidente, quando si parla di candidature olimpiche, soffra di un’attrazione particolare. Giustamente l’organizzazione dei Giochi Olimpici è uno degli scopi principali di un Comitato Olimpico, ma mi pare che lo Sport Italiano abbia priorità di base ben diverse e più pressanti.

Se io fossi al suo posto (ma per fortuna non lo sono), onde evitare di finire in un cul-de-sac politico peggiore di quello di Roma 2024, cercherei di fare come il presidente Mattarella; mantenere cioè un approccio più distaccato, attenendomi a fatti certi e concreti.

TEMPO – E qui entra in gioco l’orologio del tempo. Fine marzo è la scadenza per inviare al CIO la lettera di manifestazioni d’interesse. Può essere fatto tutto questo in assenza di un avallo da parte di un Governo che sarà difficile veder nascere prima di quella data? E conviene farlo alla cieca?

A fine anno dovrebbe poi essere pronto il dossier. Va sempre ricordato che prima del dossier va fatto un serio studio di fattibilità che tenga in considerazione, soprattutto, fattori economici ed urbanistici. Il giochetto di creare una candidatura piazzando, quasi fosse un gioco da tavolo, le varie discipline sportive dove ciò è possibile, andrebbe evitato. È la maniera peggiore per impostare una candidatura: i Giochi Olimpici sono ben altro e richiedono un approccio più attento.

Tutto questo sperando che anche in questo caso non accada quanto è capitato con Roma 2024. Che non si crei, cioè, nella opinione pubblica la certezza che basta avanzare qualsiasi candidatura per vincere. A Roma c’è chi ancora lo crede, e lo scrive, anche dopo quello che hanno presentato (e stanno facendo vedere) Parigi e Los Angeles.

Infine non va dimenticato che nel 2019 l’Italia avrà di fatto un solo Membro del CIO, Ivo Ferriani, essendo già uscito Mario Pescante e preparandosi all’uscita Franco Carraro, che non è certo famoso per essere un gran raccoglitore di voti. Poi nel 2019 dovrebbe entrare Malagò nella medesima Sessione che dovrà assegnare i Giochi Invernali del 2026 (la sola casella scoperta per il CIO da qui al 2028).

Che gli dei olimpici illuminino Malagò e, soprattutto, che gli amici giornalisti ci risparmino i soliti articoli qualunquistici e poco informati.