Italian Graffiti / Ministro dello Sport: a chi tocchera' il cerino?

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Giovedì 8 Marzo 2018

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A chi toccherà il ministero dello sport quando, e come, verrà costituito il nuovo Governo? Staremo a vedere, ingannando l'attesa con uno sguardo al passato. Esercizio un po' desueto.

di Gianfranco Colasante

"Il disastro di immagine creato dal calcio al nostro sistema sportivo è vergognoso. Io lo terrò fuori dalla Giunta". Queste le parole al vetriolo con cui Giovanni Malagò sparse manciate di pepe sul suo programma elettorale che lo porterà, di lì a pochi giorni, alla presidenza del CONI. Correva il febbraio del 2013. Nell'Oratorio del San Tommaso Moro, l'istituto scelto per la convention, in prima fila sedevano - l'uno a fianco all'altro, come riferirono le cronache - Josefa Idem e Gianni Letta, il potente sottosegretario che protesse l'ascesa del presidente dell'Aniene al soglio del Foro Italico. E che, sin dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi, ha rappresentato e difeso lo sport sul versante governativo del centro-destra. Da allora, anche se sono trascorsi solo cinque anni, sembra sia passato un secolo.

Oggi, di quel calcio "vergognoso", Malagò è il commissario, garante di un cambiamento promesso ma difficile da immaginare, tanto più in uno scenario dominato dagli uomini delle banche e del capitale, riuniti nel consiglio della RCS presieduto da Urbano Cairo. Diceva Enrico Cuccia, l'uomo che ha dominato la finanza italiana per decenni, che lui i giornali li acquistava solo all'edicola. Non pare aver fatto scuola.

Quanto a Gianni Letta, da sempre primo e fidato consigliere dell'ex-cavaliere, le ultime vicende lo hanno visto un po' defilato rispetto all'avvocato Niccolò Ghedini che ne avrebbe preso il posto. E che - a quanto si legge - ha steso di sua mano le liste dei candidati di FI al nuovo Parlamento. Inserendo, già con l'etichetta di ministro dello sport, il sanguigno Adriano Galliani uscito senza rimpianti dal Milan dei nuovi proprietari cinesi ed entrato a vele spiegate a Palazzo Madama. E proprio Galliani ha tenuto a precisare il suo pensiero sul calcio in una intervista televisiva da Giovanni Minoli: "Il futuro del calcio lo decidono quelli che ci mettono i soldi, cioè i presidenti", più o meno le sue parole. Lapidario.

Come siano andate le elezioni lo sanno tutti e le bocce sono ormai fredde. Che poi si riesca a formare un Governo, malgrado le tiratine d'orecchie dell'UE, tra veti, distinguo e dimissioni, è altra faccenda che esula dalle nostre previsioni. Ma qualche considerazione si può pur sempre azzardare mantenendosi sul fronte dello sport, o meglio sul futuro ministero prossimo venturo, se mai ci sarà. Dunque, detto di Galliani, va ricordato che il Movimento 5S nella lista dei suoi ministri presentata al Quirinale, dopo la rinuncia di Guido Bagatta aveva indicato come titolare Domenico Fioravanti che ci ha regalato gli straordinari successi di Sydney che mandarono in bestia gli statunitensi. Il fatto inatteso è che Fioravanti è stato battuto per la Camera in un collegio di Torino da un candidato di centrodestra. Sarà ripescato come ministro?

Quanto ai Dem, alle prese con una crisi devastante e costretti in un ridotto appenninico tra Toscana ed Emilia che somiglia tanto alla Fortezza Bastiani, nessuno sembra poter insidiare il ruolo all'attivissimo Luca Lotti, risultato invece trionfante nell'Empolese con oltre il 40% dei suffragi. Ma adesso, dopo le dimissioni di Matteo Renzi, alle vicende sportive dovrà anteporre la difesa del fortino e il presidio della segretaria di un partito in rapido disfacimento. Oltre che tempo, avrà ancora voglia?

E qui, parlando di Lotti, corre l'obbligo di ricordare come la sua presenza a PyeongChang 2018 a nome del Governo, non abbia portato fortuna al suo partito, come d'altra parte capitò all'altro Letta, Enrico, messo da parte appena rientrato da Sochi 2014. Corsi e ricorsi. Ma forse è proprio lo scranno di tutore dello sport che non procura grande tranquillità. A riandare indietro nel tempo - esercizio che l'italiano medio ha da tempo cassato dai suoi interessi - i diversi titolari che si sono succeduti seguendo i governi di vario colore, hanno inciso poco e male, ma soprattutto non hanno avuto molto tempo per farlo (c'è chi dice, con una punta di malignità, "per fortuna").

Prima a lasciare il segno è stata Giovanna Melandri, la "fatina bionda" della Gazzetta che per conto della sinistra [2006-2008] mise mano a una prima devastante riforma del CONI di cui ancora si sentono gli effetti. Quindi il boccino e le deleghe [2008-2011], con Berlusconi, passarono al sottosegretario Rocco Crimi che presiedette - chitarra in mano - alle disastrose Olimpiadi di Vancouver. Dopo di che, col governo Monti, toccò all'industriale Piero Gnudi [2011-2013] che ebbe il gran merito di farsi vedere poco e parlare meno.

Gli ultimi quattro ad occuparsi di sport per conto dell'Esecutivo (periodo coincidente con l'epoca Malagò) sono stati tutti parlamentari della sinistra, sempre accolti col tappeto rosso al CONI. La meteora Josefa Idem [2013], scivolata sulla buccia di una dichiarazione dei redditi, prima che le deleghe passassero al ministro degli affari regionali Graziano Delrio [2013-2015] e quindi trasferite a Claudio De Vincenti [2015-2016]. Col Governo Gentiloni, dal dicembre 2016 l'incarico è andato a Luca Lotti, uno dei petali del Giglio Magico, peraltro molto attivo sul fronte legislativo tanto da apparire frenetico.

Ora tutto torna in alto mare. E forse al Foro Italico non se ne saranno dispiaciuti. Riforma o meno del "vergognoso" calcio che verrà. Forse.