I sentieri di Cimbricus / Norvegia felix: l'uomo che viene dal freddo

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Lunedì 4 Dicembre 2017

moen 2

di Giorgio Cimbrico

È facile e consueto sentir dire: certi tempi sulla maratona li fanno e li possono centrare solo gli africani. E invece no. Perché ora c’è riuscito un europeo del nord, Sondre Moen: 2h05’48” vincendo a Fukuoka, una delle grandi classiche sui 42 chilometri che festeggiava il 70° della fondazione, le strade dei record del mondo di Derek Clayton e di Robert de Castella: evidentemente un buon posto per gi australiani. Ora anche per i norvegesi in un fine settimana molto fitto di vittorie per Norge nello sci alpino, nell’amatissimo nordico, nella combinata, nel biathlon. Per Olimpiadi sempre più vicine, la solita forza d’urto. Moen (foto IAAF) ha 26 anni, è nato a Trondheim, dall’anno scorso è allenato da Renato Canova, un torinese dalla parlata torrenziale che da vent’anni gira il mondo saltabeccando dai paesi del Golfo Persico a Iten, uno dei santuari del mezzofondo kenyano.

Poco tempo fa, parlando del suo nuovo allievo, aveva azzardato che fosse pronto per prestazioni molto importanti, ma chissà se pensava a un tempo così clamoroso: il 59’48” nella mezza di Valencia in ogni caso era stata piuttosto eloquente sulla crescita del giovanotto che in Giappone ha corso la sua terza maratona.

Le tappe del progresso di Moen sono presto dette e piuttosto impressionanti: 2h12’54”, 2h10’07”, 2h05’48”, demolendo il record europeo co-detenuto, in 2h06’36”, dal portoghese Antonio Pinto e dal francese Benoit Zwierzchewski, chiamato anche monsieur Z per via dell’intrico laocoontico di consonanti. L’anno scorso era arrivato anche 2h06’10” del turco-kenyano Kaan Kigen Ozbilen, mai portato però alla ratifica.

Moen ha tagliato la testa al toro e ha corso in una ventina di secondi più veloce, lasciandosi alle spalle, a un minuto abbondante, Steven Kiprotich, l’ugandese campione olimpico a Londra 2012, e interrompendo una catena di successi africani che a Fukuoka andava avanti da undici edizioni, con quattro vittorie etiopi, cinque kenyane e una marocchina. Ultimo europeo a fare il colpo, l’ucraino Dmitro Baranovski nel 2005, in 2h08’29”.

Fukuoka non sarà Berlino ma si corre forte. Non gli è riuscito lo Slam (il record della gara rimane 2h0’06’18” del piccolo etiope Tsegaye Kebede) ma per il resto tutto ok. “A 2h07’ c pensavo, ma a meno i di 2h06’, no”: ha confessato il felicissimo Moen, ovviamente superfavorito per l’euromaratona di agosto a Berlino, a meno che non in caccia per averlo non si muovano gli organizzatori di Londra che hanno già messo assieme il faccia a faccia tra Eliud Kipchoge e Mohamed Farah.

Norvegia Felix: hanno Moen, hanno Karsten Warholm, campione mondiale dei 400 con barriere (che a Berlino inseguirà l’accoppiata piani-ostacoli), hanno la triade dei fratelli Ingebrigtsen: Henrik campione europeo dei 1500 nel 2012, Filip, campione in carica sulla stessa distanza, Jakob, prodigioso ragazzino classe 2000, primo adolescente a frantumare i 4’ nel miglio, tutti allenati da papà Gjert. Piccoli miracoli di un paese dove lo sport non è mai una chiacchiera, un’isteria, uno strano ma vero.