Osservatorio / Finanziamenti: lo sport italiano tra miseria e nobilta'

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Venerdì 1 Dicembre 2017

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di Luciano Barra
 
Come già sottolineato nel commento degli Stati Generali del CONI il problema più urgente per lo Sport Italiano resta il suo finanziamento. Il grido dall’allarme lo ha lanciato proprio il presidente del CONI quando, finalmente, ha indicato le attuali entrate pubbliche (poco più di 400 milioni di euro) pari ad un quarto (svalutazione inclusa) di quanto produceva il Totocalcio a metà degli anni Novanta. In questa penuria ogni movimento economico ha lo stesso effetto di una scossa tellurica. Tale è stata la decisione della Giunta Esecutiva del CONI di tagliare di 2,6 milioni di euro il contributo alla Federcalcio. Per poi ridistribuirlo a 23 Federazioni (fonte Il Fatto Quotidiano.it).

Premiando soprattutto federazioni di successo come Scherma e Canottaggio ed investendo su Sport in ascesa come Ciclismo e Tiro a Volo, e altri che potrebbero portare nuove medaglie a Tokyo 2020, vedi Sport Rotellistici e anche Sport Equestri (perché?).

Comunque una miseria se si pensa che con una telefonata fra due ministri (Lotti e Del Rio) parrebbe risolta la querelle del nuovo stadio della Roma con l’aggravio di circa 100 milioni, già previsti a carico di privati, sulle spalle dello Stato   per la costruzione del Ponte di Traiano che avrebbe il solo scopo di garantire una volta ogni quindici giorni l’accesso dei tifosi al nuovo stadio (foto dal sito ASRoma,com). Se pensate che nonostante l’intervento del CIPE non si riesce a costruire il ben più importante, dal punto di vista della mobilità, Ponte dei Congressi, capite il significato politico - in vista delle elezioni – che questo nuovo ponte ha. C’è solo da sperare che il principio di trasferire da privato a pubblico risorse così importanti non diventi un precedente per i futuri stadi di Lazio, Milan, Inter, ecc. Comunque, state pur tranquilli, ne vedremo ancora delle belle.

Incredibilmente i giornali hanno dato un significato punitivo al taglio di 2,6 milioni alla FIGC. Anzi qualcuno ha sperato che i parametri usati dal CONI possano essere riequilibrati nel futuro a vantaggio della Federcalcio. Mi sorprende che il CONI e gli organi d’informazione non dicano la verità che è un’altra, argomento su cui SportOlimpico è già intervenuto più volte. La Federcalcio, fino alla fine degli anni Novanta, ha percepito oltre 80 milioni dal CONI. Questo perchè allora il Totocalcio era gestito direttamente dal CONI e produceva, come già detto all’inizio, quattro volte più di oggi. Il trattamento di privilegio alla nostra Federazione più importante era legata al vincolo di far funzionare il Totocalcio con partite che avevano inizio tutte insieme, la domenica pomeriggio, e tutte alle 15.

Poi sono maturati altri interessi, soprattutto televisivi, e hanno prodotto l’attuale “spezzatino”, e il Totocalcio è crollato e – causa anche l’erosione dovuta all’Enalotto – le casse del CONI ne hanno risentito ed onde evitare il fallimento hanno dovuto restituire il proprio gioco allo Stato in cambio di un contributo, molto minore, legato ad una legge dello Stato. Voi penserete: a causa di tutto ciò il contributo del CONI al calcio è stato azzerato? No, non è avvenuto. Per oltre 15 anni la FIGC ha continuato a percepire il medesimo importo. Solo grazie alla Commissione Finanziaria del CONI e alla Giunta del CONI si è avuto il coraggio di ridurre l’assegnazione annuale agli attuali 30 milioni.

Ma non capisco perché non si dica il vero motivo di questa riduzione, lasciando credere che tale decisione sia diretta conseguenza dell’eliminazione dai Mondiali. In un Paese serio, il CONI avrebbe già dovuto richiedere alla FIGC circa mille milioni di euro impropriamente erogati, senza dimenticare che l’Italia è l’unico Paese in cui lo Stato finanzia la Federazione del Calcio. Ciò non avviene in Germania, Francia, Regno Unito e Spagna. Di fronte a queste cifre, le briciole che vengono distribuite alle altre Federazioni fanno sorridere. Pensate che la maggioranza dei Comitati Regionali della Lega Nazionale Dilettanti della FIGC hanno bilanci ben superiori (grazie a tesseramento, affiliazioni, tasse e multe, ecc.) a quelli di federazioni che conquistano medaglie ai Giochi Olimpici. Ma chi lo sa e chi se ne cura?

Gli squilibri del Piano Sport e Periferie

In questa situazione sembrava ossigeno per tutto lo sport l’intervento pubblico sull’impiantistica in forza della Legge 185/2015, per la quale – con circolare dell’8 Novembre 2017 – è stato rinnovato il finanziamento. Ciò mi ha incuriosito perché temevo che – come per altre iniziativa recenti – anche questa si fermasse al primo tempo e non vedesse il seguito e la conclusione.

Guardiamo come è andata. Reggetevi. Nel 2017 sono stati approvati 183 finanziamenti (per circa 100 milioni) che su base regionale davano le seguenti cifre: Calabria 38 interventi (per 5,6 milioni), Sicilia 22 (per 15,3 milioni), Campania 19 (per 6,7 milioni), mentre per il Piemonte gli interventi sono stati 4 (pari a 218.mila), per la Lombardia 5 (per 2,6 milioni), per il Veneto 7 (per 1,4 milioni). Sarà pur vero che al Sud gli impianti sono in condizione d'inferiorità, ma siano di fronte a squilibri curiosi, quanto meno da spiegare.

Ma il fatto più grave è un altro. I 183 interventi sono stati decisi da CONI e Governo, ma a Luglio 2017 hanno concluso l’istruttoria solo 32 Comuni (fonte CONI). Il risultato finale somiglia molto ad un fallimento perché molti, il 90 % dei Comuni “esauditi”, ha scoperto solo alla fine che era obbligatorio “coprire” economicamente una quota parte.

Altro che secondo tempo: di questo film non si sono visti neanche i titoli di presentazione. Ma cosa accadrà con il 90% degli interventi non completati? E per il 2017/2018? Ci sarà un bis?

Finanziamenti a manifestazioni internazionali

Potrebbe essere per molte discipline sportive una bombola d’ossigeno per la promozione del proprio sport e per il conseguimento di migliori risultati internazionali. Ma anche qui non si capisce la logica che è a monte, ammesso che ci sia. Vediamo, in ordine sparso. Ricordiamo a mente i finanziamenti (forse 2 milioni) per il Torneo di Qualificazione Olimpica di basket a Torino; i diversi interventi a fondo perduto e gli altri come garanzia per la Ryder Cup di golf; i finanziamenti per i Mondiali di Pallavolo del 2018 (non meno di 5 milioni). Non ne ricordo altri, se non quelli discutibili del CONI (500.mila euro, ma sono stati mai versati?) per la famosa farsa Coppa del Mondo di Marcia a Roma, con uno scopo ben preciso rimasto incompiuto e mortificante.

Che si possano avere dallo Stato risorse importanti per le manifestazioni internazionali da organizzare in Italia è di certo un fatto positivo. Avviene in Germania, in Francia, In Spagna e persino nel Regno Unito, sia pure in misura minore che da noi. Ma in quei paesi esistono regole e parametri molto rigidi. Si aiutano Campionati Europei e Mondiali anche di discipline minori e si interviene con finanziamenti importanti per manifestazioni di alto livello. Da noi non si capisce la logica se non che il tutto è lasciato “ad libitum” di qualcuno.

Sulla Ryder Cup ho già scritto sottolineando la sproporzione dei finanziamenti rispetto al reale valore sportivo e mediatico dell’avvenimento, a cui l’Italia forse riuscirà ad essere presente con un solo giocatore. Mi è stato fatto notare che “nel caso della Ryder Cup non si tratta di un evento del 2022, ma di 11 anni di eventi attraverso i quali perseguire anche obiettivi pubblici e contestualmente sviluppare un movimento che possa far ritornare sotto forma di turismo golfistico, ed altro, l’investimento”.

Ne prendo atto, ma resta tutto da dimostrare e ci sarà da capire quante di queste risorse finiranno all’estero grazie ai montepremi a cui noi abbiamo qualche difficoltà ad accedere. Ben venga, quindi, che si scopra che lo sport può promuovere del turismo, ma prima di arrivare a questo il nostro Paese dovrebbe fare ben altro nel settore dei servizi.

Nell’attuale situazione economica questi recenti interventi non vi paiono esagerati, fuori misura e, temo, improduttivi?