Saro' greve / Luigi Ridolfi, "il Magnifico" (presidente)

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Lunedì 13 Novembre 2017

ridolfi

di Vanni Lòriga

La maratona di New York parte, come sempre, dal Verrazzano Bridge, intitolato a quel Janus Verrascianus esploratore toscano che nel 1524 per primo navigo, con la sua piccola caravella Delfina, nella baia dove ora sorge la città che inizialmente venne battezzata Nieuw Amsterdam. Citando Verrazzano non si può non risalire immediatamente al nome di Luigi Ridolfi, il Marchese Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano. Anzitutto va chiarito il titolo nobiliare. La famiglia, a suo tempo insignita da Roberto di Baviera del titolo di Conti Palatini, vantava i Marchesati di Montescudaio e di Baselice e contava su ascendenti anche fra i Medici, in quanto Lorenzo il Magnifico aveva a suo tempo dato in sposa a Piero Ridolfi la prediletta figliola Contessina.


Chiariti i magnifici lombi da cui discendeva Luigi Ridolfi [1895-1958] ve lo presentiamo con una breve biografia firmata da Vittorio Cecchi Gori .

Dallo sport al Maggio Fiorentino

“Come Fiorentini gli dobbiamo la società viola, lo Stadio Comunale, la Serie A e la prima Coppa Italia. Come Italiani il Centro Tecnico di Coverciano ed il Maggio Musicale Fiorentino, senza dimenticare il suo valore come Presidente delle Federazioni di Atletica e del Calcio … ricordiamo il Marchese Luigi Ridolfi futurista, eroe della prima guerra mondiale, pilota nella Mille Miglia, eccezionale dirigente sportivo, imprenditore agricolo e petrolifero, fondatore del Maggio Fiorentino col Maestro Vittorio Guy, deputato al Parlamento e presidente della Commissione legislativa per la cultura popolare, … Fu soprattutto esempio assoluto di generosità, umanità, umiltà ed onestà, accompagnate dall’assenza di protagonismo”.

Luigi Ridolfi, e qui veniamo al dunque, fu anche proprietario proprio del Castello di Verrazzano, nel cui parco attrezzò piste e pedane per l’allenamento degli Azzurri che parteciparono ai Giochi di Berlino 1936.

In particolare Luigi Ridolfi, fra l’altro fondatore della Giglio Rosso (con relativo impianto a Viale Michelangelo) fu Presidente della FIDAL una prima volta dal 1930 al 1943 ed una seconda nel biennio 1957-58, anno in cui venne a mancare.

Il capitano Ridolfi ed il sergente Meconi

In quel periodo una volta invitò a cena, nel suo palazzo sul Lungarno della Zecca, l’emergente Silvano Meconi che aveva superato i 17 metri nel lancio del peso. Il cortonese si presentò accompagnato da suo padre Hersen. Il padrone di casa e l’ospite si scrutarono a lungo, colti dal dubbio che si fossero già conosciuti. In breve la questione fu chiarita da una foto risalente alla prima guerra mondiale in cui il Sergente Hersen era ritratto a fianco del suo capitano Luigi Ridolfi (due medaglie d’argento al valor militare).

Questi episodi ho piacevolmente rievocato, venerdì mattina al CONI, con due successori del marchese alla presidenza della Federatletica: Gianni Gola ed Alfio Giomi. Eravamo della Sala Giunta per la presentazione (alla stampa romana) del libro di Francesco Panetta “io corro da solo”.

Ma Franco Fava correva i 3000 siepi?

Magistrale è stata la ricostruzione, da parte di Giovanni Malagò (anche lui Presidente e pertanto in tema) della carriera atletica del campione del mondo dei 3000 siepi, 30 anni dopo ed a pochi metri di distanza dalla pista dell’Olimpico.

E visto che si parlava di corsa sulle siepi il discorso ha preso il volo. In sala c’erano altri siepisti di pregio e già primatisti italiani della specialità. Uno di questi si chiama Vincenzo Leone, il suo record risale al 1958 e fu il primo italiano a percorrere la distanza in meno di 9 minuti e 30 secondi. È inoltre notissimo per aver allenato a lungo Franco Fava, anch’egli tra i presenti. E proprio a lui si rivolge Malagò, con una domanda del tutto imprevedibile: “Come mai, Franco, tu non hai mai voluto correre i 3000 siepi?”

Percepibile la sorpresa tra gli astanti e si avverte che immediatamente si sono create due scuole di pensiero.

La prima si domanda se il Presidente del CONI possa veramente ignorare che Fava ha migliorato per sette volte il primato nazionale, avvicinando addirittura il record mondiale; la seconda è invece certa che si tratti di una scherzosa provocazione. Fava appare inizialmente sbigottito ma poi risponde a tutte le domande sempre più incalzanti. Ognuno resta comunque delle sue idee. Io, personalmente, faccio un salto indietro di 45 anni. Siamo al Bislett Stadion di Oslo, è il 3 agosto 1972 e Franco Fava festeggia il suo imminente ventesimo compleanno con il primato nazionale che vale anche la qualificazione olimpica ai Giochi di Monaco. Penso che anche lui non abbia mai dimenticato quell’ultimo rettilineo corso con l’indice della mano destra a scandire il tempo che scorreva sul tabellone luminoso. A quanto ne so io, Franco le siepi le ha corse … e come se le ha corse.