I sentieri di Cimbricus / Ma cos'e' questo streaming?

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Sabato 9 Settembre 2017

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di Giorgio Cimbrico

Non c’è soltanto l’uso scemo delle parole inglesi da parte di chi di solito l’inglese non lo sa e ignora che in italiano c’è il corrispettivo. Location uguale posto, luogo, località; seasonal best, miglior risultato di stagione. Ma mi è capitato di sentire anche “stagional best”. Quanto alle run, sarebbe bene chiarire una volta per tutte che in atletica esistono le batterie e le serie. Le run non so cosa siano. O meglio, mi pare che si corrano nello skateboard, un passatempo finito a furor di potenti nel programma dei Giochi Olimpici a vantaggio di chi produce quello strumento. 

Una volta si sarebbe parlato di imbarbarimento. Ora solo di istupidimento. Perché adesso è il contrario dell’età dei barbari che, lo dicono gli storici, portarono nuova vitalità. Adesso è l’età dell’appiattimento, delle formule che vengono appiccicate ovunque: la corazzata Juventus è anche la corazzata Froome, la corazzata Bolt. Lottare è “fare a sportellate”. Sono cresciuto e invecchiato leggendo parecchio e trovandomi di fronte ad immagini ardite – tirare fuori gli artigli, battersi senza quartiere, scendere in trincea – ma questa non la capisco proprio. E’ probabile che non sia molto malleabile.

Ecco, l’essere malleabili come creta o argilla è una delle caratteristiche della nostra povera epoca. Gridare, esaltare la merce, eccitare gli animi è quel che conta. Come conta, mi hanno detto, suscitare commenti. Positivi o negativi, elogiativi o al vetriolo, gioiosi o rabbiosi, non conta. E’ il gratta e vinci delle parole e la gente non chiede di meglio che commentare: se poi è totalmente incompetente, tanto meglio. Irregimentare l’ignoranza è diventata una missione. Prego, una mission, la loro mission. E a noi che abbiamo sempre coltivato i nostri piccoli appezzamenti di terrai (nel mio caso, l’atletica, il rugby, Mozart, Vermeer, Simenon, la storia delle due guerre mondiali, etc) tocca sentire cose terribili. Come diceva Ts Eliot, siamo finiti nella valle dei topi, dove dei morti non sono rimaste neanche le ossa.

Parlano tutti, quando dovrebbero stare molto zitti. Qualche mese fa, alla National Gallery,  dopo la solita visita commossa ai due Piero della Francesca, mi ero fermato davanti a San Giorgio e il drago di Tintoretto. Non ho un grande amore per i veneti, ma quel blu e quella capacità di ribaltare i soliti piani … Comunque, passa un giovanotto, dall’accento veneto, che dà un’occhiata rapida, molto rapida, e sbriga deciso: “Questa xe roba nostra”. Con il tono di chi si sente derubato da questi stronzi di inglesi che giustamente Mario Appelius invitava a maledire. Avrei voluto dire al giovanotto così sicuro che alla National non c’è un quadro rubato e che per i due Piero esistono i contratti di vendita. Uno, se non sbaglio, costò 1050 sterline della seconda metà dell’Ottocento. Non era una piccola cifra.

Un caro amico, Gianluca Barca (direttore dell’unica rivista italiana di rugby) mi ha ricordato che quest’anno lo slogan del Giro d’Italia era Run for Pink. E allora mi sono venuti in mente tutti quei bergamaschi, quei bresciani – tanto per citare due zone in cui il ciclismo è molto amato – che assicuravano formidabili vendite non solo quando c’era il Giro, ma anche per le corse e corsette locali. Di sicuro Run for Pink non hanno capito cosa voglia dire.

E’ inutile che ti ostini, mi dicono, è tutto cambiato. Ora c’è lo streaming, che a me fa venire in mente un romanzo postumo di Ernest Hemingway, Islands in the Stream, Isole nella Corrente. E comunque a me quello che incazzare di più è che certi ammonimenti vengano da gente che ha la mia età o magari è anche più vecchia. L’altro giorno, da Feltrinelli, una signora mi diceva: “ma perché non compra il …”. Non lo so come si chiama ma è quel coso con cui leggono i libri. Ho risposto che a me i libri piace toccarli, sfilarli dal loro posto, consultarli, rileggerli, che sono i miei 5000 compagni, amici, che spero solo di morire dopo che li avranno proibiti o bruciati come ai temi dell’Inquisizione o del Sieg Heil o di Fahrenheit 451. Ho controllato: le due H sono al posto giusto.

Leggere con quel coso deve essere come fumare con la sigaretta elettronica. Accenderne una vera (fatto) è un’altra cosa. Sono in buona compagnia: fumavano Jesse Owens, Adhemar Ferreira da Silva, Carl Kaufmann. E così ho parlato anche di sport olimpico. Sennò a incazzarsi è GFC, il direttore. Pardon, l’editor in chief.