Opinioni / Esempi britannici ed errori di strategia

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Giovedì 17 Agosto 2017

nichols

di Luciano Barra

Dopo i bagordi ferragostani (le famose Feriae Augusti), ed il Palio dell’Assunta vinto dalla Contrada dell’Onda, è stato divertente leggere i vari commenti sulla stampa internazionale sui Campionati del Mondo. Incidentalmente si dice che noi Italiani non sappiamo rispettare le tradizioni. Pensate che le Feriae Augusti furono introdotte da Augusto nel 19 a.C. come festa di fine lavoro agricolo. E tale è rimasta nei secoli. Dicevamo dei commenti post Mondiali. Quelli positivi si riferivano al successo dei Campionati ed al rilancio della credibilità per la IAAF dopo due anni difficili, grazie soprattutto al carisma ed ad alcune coraggiose decisioni di Seb Coe.

Qualche commentatore più attento (Alan Abrahamson) è andato oltre iper-scrutando il futuro della IAAF e dell’atletica Internazionale. Altri commenti sono stati riservati ai risultati conseguiti dalle diverse federazioni nazionali. Esaltanti in Francia che straordinariamente è risultata terza nel medagliere, risultati che permette ai leader politici e sportivi di esaltarsi in vista degli Europei del 2020 e dei Giochi Olimpici del 2024.

Ovviamente, toni meno trionfalistici in Spagna per lo “zero tituli” anche se è stato evidenziato lo spirito combattivo di molti atleti e sopratutto della staffetta del miglio arrivata a un prestigioso record nazionale (migliore del nostro, ma che risale a una trentina d’anni fa). Come già scritto, la 4x400 è il segnale positivo di un intero movimento.

Incredibile a dirsi, si sono levate voci critiche da parte del CEO di UK Sport, la signora Liz Nicholl (nella foto) sui risultati raggiunti dal suo paese. Ricordiamo che UK Sport è l’Agenzia governativa britannica che con i fondi della Lotteria finanzia l’attività sportiva di alto livello e che la Nicholl (con più poteri) è un po’ il ... Carlo Mornati del CONI.

Una storiella istruttiva

Meriterebbe leggere (e meditare) la istruttiva e sapiente intervista su Repubblica (12 agosto) rilasciata alla bravissima Emanuela Audisio, dove aveva bacchettato l’atletica Italiana. Ora nonostante le 6 medaglie, i 25 finalisti e la terza posizione nella classifica a punti, la Nicholl ha criticato i risultati conseguiti dalla … federazione britannica.

Ingenuamente mi sarei aspettato commenti anche da parte dei massimi organi sportivi Italiani e della stessa federazione, superata la imbarazzante intervista del presidente della FIDAL Giomi a caldo domenica sera. Invece zero assoluto. A direi vero due voci si sono alzate in maniera parallela: quelle della nostra ultima medaglia d’oro mondiale, Giuseppe Gibilisco, ed oggi quella di Fiona May. Fa piacere leggere che dicono le stesse cose che io scrivo da qualche anno. Ma alla fine torno su questo punto perché a me pare una strategia da seguire.

Mi ha fatto tornare alla memoria una storiella istruttiva accaduta alcuni anni fa e che pochi conoscono. Vale la pena raccontarla, visto che i commenti che ricevo ogni qualvolta racconto episodi “amarcord” sono positivi. Ma soprattutto perché servono a capire meglio strategie e comportamenti.

Settembre 1993: eravamo a Montecarlo per una Sessione del CIO che doveva assegnare i Giochi Olimpici del 2000. Al palo erano Istanbul, Berlino, Manchester, Pechino e Sydney. Dopo le scaramucce iniziali erano rimaste al ballottaggio finale Pechino e Sydney. Il CIO annunciò che Samaranch avrebbe aperto la busta contenente il nome del vincitore alle ore 20.

I giornalisti Italiani presenti andarono nel panico. Era venerdì 24 e tutti avrebbero avuto poco tempo per avvisare le loro redazioni. Tutti avevano previsto ampio spazio sull’avvenimento anche perché, se avesse vinto Pechino, ciò avrebbe richiesto articoli dei migliori e pochi “sinologi” su piazza.

Mi ricordo un terzetto composto da Oscar Eleni, Giorgio Reineri e Massimo Fabbricini, oltre a Gianni Merlo, circondare Primo Nebiolo, da un anno membro del CIO, per chiedergli aiuto: ”Primo, aiutaci! Dacci una dritta perché dobbiamo informare le nostre redazioni per tempo”. Il più agitato era proprio Massimo Fabbricini che era lì per il Corriere della Sera. Forse la sua prima (ed ultima) Sessione del CIO. Massimo aveva condiviso con me la carica di vice presidente del CUS Roma e potevo capire e vivere la sua agitazione.

Nebiolo che era uscito dalla sessione prima del voto finale del ballottaggio fra Pechino e Sydney li rassicurò: “State tranquilli. Enrico Jacomini (il suo addetto stampa di allora) vi dirà il nome del vincitore ben prima che Samaranch lo annunci”. Tutti si sentirono rasserenati.

Il trucco, sapemmo dopo, sarebbe stato che Primo, uscendo sul palco insieme agli altri 100 membri del CIO, si sarebbe toccato il lobo dell’orecchio sinistro o destro a seconda del vincitore. A quel punto il fido Jacomini avrebbe tirato fuori dalla tasca destra o sinistra della giacca una dichiarazione di Primo che plaudeva la vincita di una delle due candidate. Ovviamente la dichiarazione era la stessa ma cambiava il nome della città.

Ad oggi non si sa ancora bene cosa accadde. Non si sa se fu colpa del lobo di Primo o della tasca di Jacomini. Fatto è che il fido addetto stampa distribuì la dichiarazione con la vittoria di Pechino. Ciò fece scatenare i nostri che in un periodo dove ancora non c’erano i cellulari corsero al telefono per informare i loro capi. Orgogliosi di far vedere quanto erano bravi ed affidabili. Dopo una decina di minuti uscì Samaranch con la busta chiusa e lesse “The winner is … Sydney”.

Potete immaginare il panico, lo sgomento e lo sputtanamento. Io non li vedi più perché loro, con la coda fra le gambe, dovettero andare a lavorare. Più tardi a cena vidi Massimo Fabbricini che mi disse: “Oggi siamo stati impegnati a scrivere della vittoria di Sydney per 45 a 43 su Pechino (con tutta una serie di risvolti politici). Ma domani tutti quanti racconteremo questa storia e toglieremo la pelle a Primo”. Primo, in passato, era stato iconografato da Giulio Onesti come il classico “ragazzino che ruba la marmellata e si lascia le tracce sul labbro”.

Sapete come andò a finire? Nella notte gli editori (o le associazioni dei giornalisti) decisero due giorni di sciopero e così Primo si salvò, perché a 48 ore di distanza nessuno poté tornare su quanto era avvenuto.

Lo stesso accade oggi dopo i mondiali di Atletica, con i giornali che non escono il 16 agosto, con tutti in vacanza, con il calcio che sta per cominciare, con la coda della campagna acquisti, con i preliminari di Champions e quindi con il classico “finita la festa, gabbato lo santo”.

E qualcuno ha il coraggio di dire che la FIDAL non ha la giusta strategia di comunicazione? E chi oggi alla luce dei fatti non può pensare che la “leggera” intervista di Giomi fosse studiata e voluta?