Doping / A che punto sono le indagini sul caso Schwazer?

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Giovedì 10 Agosto 2017

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Domenica prossima si svolgeranno a Londra le gare mondiali di marcia. In attesa dei nuovi sviluppi sul caso Schwazer e in particolare sul braccio di ferro tra la Procura di Bolzano e la Corte di appello di Colonia, riguardo ai quantitativi di urine dell’ex marciatore da far analizzare dal RIS di Parma, ospitiamo un intervento di Stefano La Sorda. Ex marciatore, attualmente tecnico e organizzatore di eventi, profondo conoscitore della specialità e dell’ambiente nazionale e internazionale, gestore del sito LaMarcia.com, La Sorda, 39 anni, pescarese, ha seguito la vicenda Schwazer in tutti i suoi aspetti sin dal 2013.

di Stefano La Sorda

Le teorie del complotto ai danni di Schwazer sono tutte facilmente smontabili. È sufficiente documentarsi. Ovviamente non si può escludere in assoluto che ci possano essere due diversi DNA nelle provette, ma allo stato dei fatti questa ipotesi appare molto improbabile. Quello che abbiamo sempre contestato non è la possibilità di una manipolazione, ma le invenzioni e le fantasie create ad arte per sostenere tale tesi. Lamarcia.com si occupa del caso Schwazer già dal 2013. Personalmente parliamo per conoscenza diretta dei fatti. Solo su Lamarcia.com si trova la sentenza integrale del TAS sia in originale (inglese) sia tradotta in italiano. La sentenza del TAS è sacrosanta e descrive tutto nel dettaglio: non ci sono state irregolarità!

Da sottolineare c’è soprattutto la superficialità con la quale buona parte dei media hanno trattato e trattano l'argomento, anche se a onor del vero ormai le maggiori testate italiane hanno preso le distanze dalla vicenda e in campo sono rimasti soprattutto siti di dubbia affidabilità o comunque palesemente di parte. C’è stata una continua omissione dei fatti dando invece credibilità solo a fantasiose ipotesi.

Questa diffusione d’informazioni non veritiere ha orientato parte dell’opinione pubblica verso l’ipotesi che Schwazer sia stato davvero vittima di un complotto. Sono state lanciate accuse verso chiunque con conseguenti raffiche di insulti tramite i social verso le istituzioni sportive in genere, verso il presidente del CONI Malagò, della IAAF Coe, della FIDAL Giomi, verso il campione olimpico di marcia l’australiano Jared Tallent, verso Gianmarco Tamberi, verso il tribunale tedesco che si è occupato della questione del DNA, verso il TAS, il CONI, la WADA, la IAAF, verso l’agenzia che ha effettuato il controllo del 1° gennaio 2016, verso l’ex medico della FIDAL Giuseppe Fischetto, verso la mia persona e il sito lamarcia.com e questo solo perché abbiamo affrontato la vicenda in modo diverso da molti organi di informazione soprattutto da molta parte del web.

Per quanti riguarda la questione del DNA, pare che sia stata fatta o verrà comunque fatta una nuova rogatoria, che, di fatto, sarebbe una richiesta identica alla precedente. A che pro? Se la Corte d'appello di Colonia ha già preso le sue decisioni, per quale motivo dovrebbe cambiare idea davanti alla medesima richiesta?

Al momento l'unica certezza è un’analisi positiva al doping con conseguente squalifica di otto anni a norma di regolamento.

Per i meno informati e i più distratti vorrei però fare alcune precisazioni sulla questione delle provette e delle quantità contenute e richieste. Attualmente la provetta A contiene 22 ml di urina, mentre la provetta B contiene 6 ml. La richiesta iniziale del RIS di Parma incaricato dal Gip Pelino che deve decidere se rinviare a giudizio una seconda volta Alex Schwazer (perché di questo si tratta) era di 4 ml per la provetta A + 4 ml per la B.

La corte d'appello di Colonia non ha negato il campione B a priori, ma ha voluto rendere disponibili solo 10 ml di A lasciando al laboratorio di Colonia, nell’eventualità di una controanalisi finale, i 6 ml contenuti nella provetta B. È abbastanza ovvio, se il testosterone è stato trovato sia in A sia in B, che in entrambe c'è anche lo stesso DNA, solo di Schwazer o insieme a quello di altri. Ripeto, la scelta di fornire al RIS i 10 ml di urine della A è stata fatta per non distruggere totalmente il campione B che potrebbe servire per un ulteriore definitivo accertamento.

Bisogna anche tener conto che se la manipolazione fosse accertata, il reato sarebbe stato compiuto sul suolo tedesco, quindi è possibile che la corte tedesca voglia tenere a disposizione delle prove per eventuali ulteriori indagini di sua esclusiva competenza.

Qualcuno ci ha chiesto come mai siamo stati in grado di conoscere i quantitativi di urina richiesti e di quelli presenti ancora nelle provette, visto che non abbiamo consulenze né con la IAAF né con la WADA e soprattutto non abbiamo rapporti con l’entourage legale di Alex Schwazer. Mentre molti gridavano allo scandalo per la decisione del tribunale di appello di Colonia, ci siamo armati di pazienza e di un traduttore, e abbiamo letto per intero le famose email “rubate” alla IAAF dai fantomatici hacker di Fancy Bears, i quali, tra l’altro, pare abbiano agito per una richiesta arrivata dall’Italia. Sono le stesse email pubblicate soprattutto da alcuni siti in maniera distorta o parziale, utilizzando singoli pezzi fuori da un contesto generale.

In queste email c’è anche una considerazione scientifica che credo abbia una certa importanza per vanificare le ipotesi di complotto. Scrivono riferendosi alle analisi dei campioni di urine di Schwazer: “the total steroidal profile and the low level of epitestosterone are consistent with an oral intake of a low dose of testosterone for at least one week and that a chemical manipulation of the urine is highly improbable”. Ovvero: “il profilo steroideo totale e il basso livello di epitestosterone sono coerenti con un'assunzione orale di una bassa dose di testosterone per almeno una settimana” e “una manipolazione chimica delle urine è estremamente improbabile”.

Comunque, per tornare al braccio di ferro tra IAAF e Gip di Bolzano, è abbastanza normale che la IAAF si opponga all'analisi del DNA, visto che si è comportata allo stesso modo in precedenti casi in cui è stato richiesto il DNA da parte di atleti trovati dopati. Vedasi, in particolare, il caso di Elisa Desco, in cui la Procura di Saluzzo fece analizzare il DNA delle provette nonostante l'iniziale opposizione del TNA e della IAAF.

L’analisi dimostrò senza ombra di dubbio che in quei campioni c'era solo il DNA dell’atleta, ergo doping e niente complotto. Quindi opposizione all’analisi del DNA indipendentemente dal nome, così ragiona la IAAF, piaccia o non piaccia. In realtà nel caso Schwazer né la IAAF né la WADA hanno mai negato l'analisi del DNA, ma la IAAF (proprietaria delle provette) si era opposta al trasporto di tutto il quantitativo di urina rimasto nelle provette stesse presso un laboratorio esterno al circuito antidoping.
Lo fa per difendere la sua autonomia e soprattutto per non perdere completamente il controllo su un campione che in futuro potrebbe essere di nuovo analizzato con nuove tecniche, anche a distanza di dieci anni dal prelievo.