Londra '17 / (1) La terza volta di Farah non nasconde i problemi

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Venerdì 4 Agosto 2017

farah-2017

Gianfranco Colasante

L'atletica senza futuro sta provando ad inventarsene uno ripartendo da Londra, Stadio Olimpico sold out, esattamente come lo era stato ai Giochi del 2012. Dei quali, per questi Mondiali, ha mantenuto almeno i colori se non le atmosfere. Ma gli atleti? Quelli ci sono, e sono tanti, in arrivo specie dall'Africa, ma il libro di Usain Bolt che chiuderà qui il capitolo finale lascia aperti non pochi quesiti. Negli ultimi anni tutto ha ruotato attorno al fulmine giamaicano, ora apparso impacciato nella prima delle sue ultime tre volate sui 100. Adesso pare ancora più chiaro che la sua successione sarà problematica. Anche se la ricerca dei nuovi personaggi non sembra essere il maggior problema che Seb Coe si trova a fronteggiare.

Il vero guado è il tentativo di ridare un'anima ad un'atletica che non può solo vivere di meeting ripetitivi e caccia improbile a primati sempre più lontani, nel tempo e tecnicamente.

IAAF - Anche il congresso che la IAAF ha tenuto a poche ore dai campionati non pare aver indicato per ora strade innovative. Poche le decisioni prese, nessuna decisiva, se non il rifiuto a introdurre limiti d'età e un generico rilancio delle attività continentali. Di tangibile il nuovo bando (a termine) agli atleti russi, divisi sempre in buoni e cattivi, ma che richiama alla mente le sanzioni economiche imposte a Vladimir Putin: perdono tutti e non guadagna nessuno.

Il provvedimento punitivo lo hanno votato 188 paesi, 21 i contrari: tra questi la Giamaica e altre piccole realtà, tra loro le Isole Comore e la Corea del Nord. Altro? Per ora siamo alle buone intenzioni, come conferma il nulla di fatto sul traffico delle cittadinanze ("non si può tollerare di vedere un atleta passare in sei settimane da una nazione all'altra", ha detto Coe, ma senza proporre alcun intervento). Un futuro lastricato di buoni propositi.

SOLDI - Tanti, sono quelli dei premi che la IAAF ha messo in palio per rendere il tutto più attrattivo (per gli atleti). E si tratta di premi piuttosto ricchi: almeno il triplo di quanto ha fatto la FINA per i recenti Mondiali di Budapest, dove il vincitore di ogni gara (Pellegrini, Detti, Paltrinieri tra gli altri) ha ricevuto solo 20.000 dollari.

A Londra la vittoria comporta invece 60.000 dollari, con 30.000 per il secondo e 20.000 per il terzo. E poi a scalare fino ai 4000 per l'ottavo posto. Chi vincerà poi le staffette si dividerà 80.000 dollari, 40.000 andranno ai secondi e ancora 20.000 ai terzi. Se record mondiali ci saranno, verranno compensati con 100.000 dollari. Un chiaro segno per capire da che parte guarda la IAAF. Sempre che le indagini doping, tra una decina d'anni, non rimetta tutto in gioco.

DOPING - Tempo di pulizia in cantina. Come annunciato, con le 4x400 ha avuto inizio la ricollocazione delle medaglie ritirate per doping alle russe colte in fallo ai Mondiali 2009, 2011 e 2013. Ne hanno in particolare beneficiato le inglesi promosse due volte al bronzo e una all'argento (Mosca 2013), alle spalle delle americane salite sul primo gradino e gratificate anche dall'inno. Ma non tutte erano presenti alla cerimonia. Il contrasto al doping ha però bisogno di progetti più ampi e radicali. Assieme a una revisione del ruolo dei manager e dei procuratori.

GO MO - C'erano pochi dubbi alla vigilia. E tutto è scivolato via secondo le attese, sia pure in una gara tra le più veloci che si ricordino. A vincere i 10.000 di apertura - unica finale della prima gionata per una vetrina inglese - è stato Mohamed Farah e lo ha fatto alla sua maniera, nascondensi nella prima parte (passaggio ai 5000 in undicesima posizione in 13'36"20). La corsa è stata un continuo battagliare tra keniani, ugandesi ed etiopici, alternatisi in testa. Farah si è affacciato nel gruppo di testa a due chilometri dalla conclusione (seconda porzione in 13'13"31, ben più veloce della prima).

Si è deciso tutto in volata, quando Mo ha potuto calare sul tavolo un devastante 55"63 sull'ultimo giro, portando a casa il terzo titolo consecutivo sui 25 giri. Se Cheptegei imparerà a distribuire meglio le sue enormi risorse (13'15"00 nei 5000 finali dopo un 13'34"94 iniziale), potrebbe costituire il futuro immediato della specialità, spinta sempre più ai margini dalle nuove esigenze dello spettacolo.

Meno commendevole lo spettacolo finale con Farah che fa un giro di campo attorniato dai quattro figli: vanno sempre tutelati i valori delle famiglie, va bene, ma stavolta si è un po' esagerato. In fondo si trattava di Mondiali in diretta TV mondiale, non della sagra del Patrono. Prendiamolo come un commiato dalle piste (5000 permettendo) dal momento che Mo ha deciso di dedicarsi alla più remunerativa strada a partire dalla prossima stagione.

AZZURRI - A Londra sono stati iscritti in 36, esattamente divisi tra uomini e donne in omaggio alla trionfante parità di genere. Gli accompagnatori, dirigenti e tecnici, sono 33. Solo due gli atleti in campo nella giornata. Margherita Magnani, inserita nella terza batteria, è incappata nei più veloci 1500 degli ultimi anni. Alla fine, dopo aver tentato inizialmente di tenere il ritmo delle prime, ha chiuso 12. posizione (4'09"15), sui suoi limiti ma che alla fine le ha assegnato il 29° posto. Meno reattivo Kevin Ojiaku, dopo un 7.82 iniziale è andato spegnendosi fino a un deludente 18. posto. Eppure quella del lungo è stata la qualificazione meno proibitiva: con l'esclusione del campione olimpico Rutheford e i due sudafricani in evidenza tra gli otto capaci di superare gli 8.05 di ammissione alla finale.   


XVI CAMPIONATI MONDIALI
Londra, GBR - 4/13 Agosto 2017

1. Giornata (4 Ago) - Finali

10.000 METRI
(21,10)
[RM: 26'17"53 Haile Gebrselassie, Eth, 2005]
1. Mohamed Farah (Gbr) 26'49"51 (2° risultato di sempre) WL
2. Joshua Kiprui Cheptegei (Uga) 26'49"94 RP
3. Paul Kipngetich Tanui (Ken) 26'50"60 (3° bronzo mondiale consecutivo)
4. Bedan Karoki Muchiri (Ken) 26'52"12 RP
5. Jemal Yimer (Eth) 26'56"11 RP
6. Geoffrey Kipsang Kamworor (Ken) 26'57"77
7. Abadi Hadis (Eth) 26'59"19
8. Mohammed Ahmed (Can) 27'02"35 RN

Se si esclude Farah, che è nativo della Somalia, nessun europeo figurava tra i 24 partenti (due i ritirati). In 18 sotto i 28', in 7 sotto i 27 (al Prefontaine di Eugene 2011 sotto i 27 scesero in 9).