FuoriOnda / Gli "scienziati" del tiro aggiornano la storia dello sport

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Martedì 9 Agosto 2016

campriani-2

di FIAMMETTA SCIMONELLI

Quando penso ai tiratori, siano specialisti dell’arco o del tiro a volo o a segno, li immagino pensosi a riflettere sui sistemi migliori per colpite meglio il bersaglio. Quelli che mi lasciano poi stupita, come un bambino davanti a un drago, sono i campioni del tiro a segno, che mi sembrano addirittura degli scienziati. E’ difficile seguire la gara, perché non vedi nulla, ma guardi soltanto prima i loro volti mezzi coperti da occhiali e altre strane protezioni, poi il tabellone che parla di 9,1, 10,6, 10,9 e così via. Evidentemente li accompagna una preparazione perfetta, perché controllare i pensieri, un tiro dietro l’altro, in un impianto coperto che sembra senz’aria,conservando in pochi secondi la concentrazione per superarsi a vicenda, credo che sia un’operazione quasi sovrumana. Come fanno a sostenere quelle armi pesanti e sofisticate, degne di un film di fantascienza, non lo capirò mai: neppure se si sforzassero a spiegarmelo. Ma loro sono degli scienziati e io una persona come tanti.

Chi mi affascina tanto ogni volta che mi capita di vederlo in gara è Niccolò Campriani, ventottenne fiorentino già vincitore di un oro e un argento quattro anni fa nella carabina 50 metri a tre posizioni e in quella da 10 metri. Dopo averlo già ammirato a Londra 2012, a Rio questo ragazzo mi ha colpito ancora di più. Questa volta puntava all’oro nei 10 metri e l’ha ottenuto, superando le difficoltà legate al cambio dei regolamenti, guidando la gara fin dalle eliminatorie e poi mandando via gli avversari uno dietro l’altro, fino a rimanere in zona medaglia. E qui ha fatto il capolavoro, stabilendo il record olimpico (secondo le regole mutate) lasciando l’ucraino Kulish al secondo posto e il russo Mashlennikov al terzo.

Il grido liberatore che gli è uscito dalla gola ha fatto capire che anche lui un essere umano, e non un extraterrestre. Infatti si è laureato in ingegneria alla West Virginia University, e nello stesso tempo non ha mai smesso di studiare e perfezionare la sua carabina. Si è innamorato della sua fidanzata Petra Zublaking, bolzanina, tiratrice come lui e come lui componente della squadra olimpica, che ha ringraziato per la pazienza di questi anni. L’oro è un po’ anche di Petra, che certamente si consolerà per non aver avuto fortuna nella gara di due giorni prima. Quindi è un ragazzo normale, di particolare intelligenza, dedito a cercare nuove formule per migliorare gli attrezzi di gara e quindi dimostrare al mondo che la passione per lo sport riesce ad aprire anche nuove frontiere. Un giovane d’oro, esempio per i suoi coetanei italiani e di tanti altri Paesi.

Intanto, per mantenere le distanze con i giovani progressisti e con la disciplina del volo, Giovanni Pellielo, veterano vincitore quarantaseinne di cinque medaglie olimpiche (ma mai dell’oro tanto inseguito) ha vinto l’argento nella Fossa, cedendo soltanto al giovane croato Grasnovic. Il mondo cammina, si evolve, forse spaventa, ma almeno i campioni, anche se non più alle prime armi, continuano ad aggiornare la storia dello sport,