Doping / Schwazer: l'epica ballata del figliol prodigo

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Lunedì 9 Maggio 2016

schwazer alex

(gfc) Posti in piedi sul carro, ieri a Caracalla. C'era una fila scomposta di chi spintonava per salire. Perchè una verità emerge sulle piccole passioni del momento: al termine della 50 della Coppa del Mondo di marcia, non c'è stato un vincitore solo (il redivivo Alex Schwazer), ... ma sono stati tanti, proprio in tanti, a far sapere di aver vinto. Fa un po' impressione leggere in queste ore gli epinici intinti nel miele della retorica di chi, in tempi diversi (diciamo da Londra e dintorni), aveva gridato al crucifige. Altro che vitello grasso per il ritorno del figliol prodigo, qui siamo alla ballata epica, al madrigale. Tanto che adesso, compiaciuti e sollevati, ci si potrà anche chiedere, come fa qualcuno: "ma, benedetto figliolo, perchè l'hai fatto? non ne avevi proprio bisogno di quell'Epo, ...".

La narrazione dice che il crono finale della consacrazione di ieri (3h39') è risultato importante, il quarto in carriera per il reprobo: per trovare di meglio occorre tornar indietro d'una decina di anni. Gara perfetta, quindi, studiata nei dettagli, nulla lasciato al caso. Anche se non erano molti gli avversari di qualità scesi a contrastare il trionfo del figliol prodigo.

Tra i migliori era arrivato dall'Australia solo l'imbronciato Jared Tallent, il campione olimpico, che la sua opinione, espressa a voce alta prima della gara, l'ha ribadita ruvidamente dopo l'arrivo: "sono stato battuto da un baro". Non proprio elegante, detto da un ospite. Per il resto c'era solo il cinquantenne Jesus Angel Garcia, persosi dalle parti delle Terme. Soprattutto mancava il campione del mondo, lo slovacco Matej Toth, e poi gli orientali al completo - giapponesi e cinesi veri - e i russi, messi in castigo dalla IAAF. Ma già si sa che a Rio torneranno: lo pretendono le multinazionali TV e il CIO, come dice la stampa anglo-sassone, sta facendo la sua parte.

Ma, si dirà, non sono gli aspetti tecnici che contavano, anche se per una mattinata la marcia italiana è parsa una potenza planetaria. Contava il rientro di Schwazer e così è stato. Tutto annunciato, tutto scritto, per la sua felicità e per quella di chi, attorno a lui, gongola vivendo di luce riflessa. Si dirà: una volta tanto, la giustizia è stata giusta e ha fatto il suo corso, sia pure lasciando molte scorie e tante ferite. La coincidenza con Roma 2024 ha poi fatto il resto e ha dato più di una mano. Insomma più remunerativi della tecnica il gossip e, soprattutto, il melodramma. Che piace tanto agli italiani, con inveitabile contorno di mamme e fidanzate, lasciate e trovate.

Con la vittoria, Schwazer (32 anni a dicembre) ha ricevuto il biglietto per Rio dove - l'appetito vien mangiando - potrebbe "doppiare" sui 20, distanza che ci vede un po' scarsini, almeno al maschile (per le donne altro discorso, specie se la Giorgi riuscirà a tenere a freno le sue intemperanze di passo). Con lui, assieme al bravissimo De Luca, ecco avanzare il nuovo Teodorico Caporaso, un bel nome ottocentesco per un ingegnere beneventano che ha saputo togliere manciate di secondi ai suoi limiti.

Tutto bene. Semmai, ma qui l'argomento porterebbe lontano, è parso eccessivo il contorno di tutta la vicenda, la sua spettacolarizzazione: da collaboratore di giustizia a eroe nazionale, il passo pare un po' azzardato anche per un grande marciatore. Indipendentemente dalle opinioni personali (che restano tutte in piedi), sarebbe stato meglio tenere i toni più bassi, il dibattito più misurato, rispettare le persone. Avrebbe aiutato meglio di una gara tanto dura, eppure portata a termine a quel ritmo dopo quattro anni di sosta agonistica e tempeste mentali.

Può ora iniziare il secondo tempo. Del quale già pare scritto il finale. Lo ha anticipato il Corriere della Sera: "Con la qualificazione a Rio, si rimette in moto il business. Un libro e un docu-film, riaperte le trattative con gli sponsor che non ne volevano più sapere. Un grosso marchio di jeans è pronto a scommettere sulla potenza taumaturgica di questo feuilleton a puntate, capace di far sentire tutti un po' più buoni, che si presta a essere giudicato, però non annoia mai." Tanto trambusto solo per questo?