Londra 2012 / Le 28 medaglie dello sport italiano, ... tutti promossi?

Print

Domenica 12 Agosto 2012

Risultati e Schede degli atleti azzurri su LONDRA 2012

LONDRA-3-resize

Sedicesimo e ultimo giorno.
Si chiudono i Giochi londinesi e per gli azzurri arrivano altre cinque medaglie, proprio come nella giornata d’apertura, sia pure di conio diverso: sono due d’argento e tre di bronzo. I secondi posti li portano a casa il  "Settebello" (battuto in finale dalla Croazia) e Roberto Cammarelle nei Supermassimi, cui il verdetto dei giudici va più che stretto. Dopo la chiara vittoria in mattinata sui bulgari per il terzo posto nel torneo di pallavolo, altri due bronzi li conquistano Aurelio Fontana nella MTB e le “farfalle” della ritmica, pur con le abituali recriminazione sui giudici. Il totale generale sale così a 28 medaglie: otto d’oro, nove d’argento, undici di bronzo. Poco oltre le previsioni e in linea con quanto raccolto a Pechino (allora, depurati dagli effetti del doping, i podî furono 27).

Nella famigerata classifica per nazioni – che si può leggere, o interpretare, secondo gli intendimenti di ciascuno – l’Italia si colloca tra i primi dieci paesi: all'ottavo posto se si guarda solo alle medaglie d’oro, al decimo se si tiene conto (come apparirebbe più giusto fare) del complesso dei tre gradini del podio. Secondo quanto era lecito attendersi, si potrebbe dire. O si poteva fare di più, considerata l’entità degli investimenti pubblici erogati al CONI (circa 1800 milioni per quadriennio)?

Saranno altri a pronunciarsi, anche perché ora si aprono i rinnovi delle cariche federali e centrali e attorno alle candidature il clima è già rovente. Ma un dato salta subito all’occhio. Escluse le tre (bellissime) medaglie vinte nella scherma, le altre d’oro le hanno portate in dote i cosiddetti sport minori, quelli cioè con pochi praticanti e alla ribalta una volta ogni quatto anni, con prevalenza dei tiri al bersaglio. Tra gli sport più popolari e seguiti – eliminati il calcio a livello dei 23.enni e il basket, in crisi irreversibile – hanno fornito un contributo ridotto l’atletica, il nuoto, il ciclismo, il canottaggio. Tra recriminazioni e prime polemiche.

Non è ancora il tempo dei bilanci – che sono sempre un po’ come le coperte corte, ciascuno le tira dalla propria parte –, ma al di là del conteggio delle medaglie, già questi primi riscontri dovrebbero essere stimolo a riflettere. I Giochi costituiscono sempre un punto d’arrivo e quando si spengono le luci molto andrebbe riconsiderato. Si p visto che diversi atleti di nome sono giunti al capolinea, più di una disciplina ha bisogno di una sferzata, i programmi tecnici necessitano di una rinfrescata generale. Inutile illudersi che la Scuola possa farsi carico dei ricambi generazionali e rilancio delle vocazioni.

Vanno trovare altre soluzioni e battute strade nuove con una certa dose di realismo. Pur in tempo di crisi, ad esempio, molto si potrebbe chiedere all’imprenditoria privata, ovviamente cedendo parte di quella famosa “autonomia” che non convince più nessuno. Intendiamoci, essere ancora tra le nazioni leader resta elemento positivo, ma pensare a qualche cambiamento non deve essere considerato una eresia. Giochi quindi in archivio e promossi gli atleti, tutti quelli che sono riusciti ad arrivare a Londra, superando selezioni e qualifiche spesso più severe delle stesse gare olimpiche. Ma si potrà dire altrettanto dei loro dirigenti?