Fuorisacco / C'erano una volta i medaglieri

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Sabato 25 Gennaio 2020


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Con lo spegnimento del fuoco non si concludono più i Giochi e tanto meno possono ritenersi definitivi i medaglieri. I casi di Pechino 2008 e Londra 2012 - rielaborati con i nuovi criteri di indagine - sono a dimostrarlo. In attesa di ...


Gianfranco Colasante

 

Il CIO non li ha mai voluti, anche se poi ha finito con l'accettare l'inevitabile. Sto parlando dei medaglieri, croce e delizia di ogni edizione olimpica. Quelli che in breve sintesi promuovono o condannano. Anche se poi sono solo un specchio deformante della faccenda. Considerato che porre sullo stesso piano gli oltre 200 CNO che aderiscono/sono riconosciuti dal CIO (è in arrivo anche la Città del Vaticano, ...) appare esercitazione sconsiderata e staccata dalla realtà. Da qualche tempo c'è poi un altro fattore di pesante instabilità. Mi riferisco a sua maestà il doping i cui casi - in crescita esponenziale - obbligano a un costante aggiornamento. Per capirci qualcosa partiamo dai dati certi, quelli che il CIO ha diffuso a fine anno.


Le due tabelle che riportiamo offrono un quadro della situazione: contemplano il numero dei casi accertati (e sanzionati) durante i Giochi e quelli verificati con le re-analisi effettuate a posteriori, possibili per un periodo di almeno 10 anni dalla chiusura delle gare. Ed i cui processi sono un parte ancora in corso, tra verifiche delle federazioni internazionali e giudizi pendenti presso il TAS (tribunale che non sempre conferma le condanne). Circostanze che rendono incerto e lungo il percorso virtuoso di "riassegnazione" delle medaglie.


Va anche detto che il report del CIO ignora del tutto i casi di doping rivelati alla vigilia dei Giochi. Che non sono meno numerosi, ma che in genere lasciano poca o nessuna traccia. Tanto per restare a casa nostra, solo a Rio 2016 gli italiani esclusi a vario titolo dalla nostra squadra olimpica sono stati 6 in quattro sport diversi.


In testa agli sport più sanzionati, atletica e sollevamento pesi. L'ultimo caso accertato riguarda proprio un sollevatore, l'ucraino Oleksiy Torokhtiy, lo scorso 19 dicembre privato della medaglia d'oro vinta a Londra 2012 nella categoria 105 kg. Da quando sono partiti i controlli in sede olimpica, il primo caso è stato quello dello svedese Hans-Gunnar Liljenvall squalificato a Messico 1968 dopo che la sua squadra aveva vinto la medaglia di bronzo nel pentathlon. Per la storia, il primo caso "invernale" ha riguardato un hockeysta tedesco-ovest scivolato sull'efredina a Sapporo 1972.


Ora i controlli hanno un altro ritmo e un altro passo. Impressiona in particolare il numero delle medaglie "revocate". Secondo i dati del CIO, nel decennio che va dal 2004 (Atene) al 2014 (Sochi) gli atleti che si sono visti richiedere indietro la medaglia vinta in maniera truffaldina non sono stati meno di  72. In attesa del "riesame" dei campioni biologici di Rio 2016 e PyeongChang 2018, questo risulta il quadro attuale.


LE MEDAGLIE "RITIRATE"


    ORO     ARG     BRO    Tot. 
2004 Atene     1 1 3 5
2008 Pechino 8 17 16 41
2012 Londra 8 10 7 25
2014 Sochi 1 - - 1
  18 28 26 72


Ben più ampio il dettaglio dei casi caduti sotto la lente e i fulmini del CIO cui negli ultimi anni si è andata affiancando la WADA. Questi che seguono sono, almeno al momento, i numeri ufficiali di quanti sono stati scoperti e condannati.  Alla prossima puntata.

  

GIOCHI OLIMPICI ESTIVI

 
 Anni  Durante    Dopo    Totali 
1968     1 - 1
1972 7 - 7
1976 11 - 11
1984 12 - 12
1988 10 - 10
1992 5 - 5
1996 4 - 4
2000 11 - 11
2004 17 5 22
2008 7 65 72
2012 9 63 72
2016 8 - 8
  

GIOCHI OLIMPICI INVERNALI

 
 Anni   Durante   Dopo   Totali 
1972     1 - 1
1976 2 - 2
1984 1 - 1
1988 1 - 1
2002 7 - 7
2006 7 - 7
2010 3 1 4
2014 8 12 20
2018 4 - 4