I sentieri di Cimbricus / In attesa del Golden baby. Scommettiamo?

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Sabato 25 Gennaio 2020

 

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“Carta stampata? No, grazie. Siamo diventati come i fumatori, come quelli che bevono la minerale gasata, come quelli che non hanno uotsap. Ho chiamato Gutenberg e ci siamo fatti una bella risata”.

Giorgio Cimbrico

Ho apprezzato che né Usain (Bolt) né Kasi (Bennett) abbiano voluto sapere a che sesso (pardon, gender) appartiene il royal baby non lontano dall’aprire gli occhi sul mondo. Sarà d’oro, golden, ha detto Kasi, giamaicana, bella e modella, quattro anni più giovane di chi di oro si intende. Se conosco bene i bookmaker – quelli seri, che hanno un’esperienza solida e una conoscenza profonda, non i tanti che si stanno improvvisando – credo che stiano studiando la quota per il vincitore/vincitrice dei 100 e dei 200 ai Giochi del 2040 e del 2044.

In questo senso, ci sono precedenti illustri: quando il figlio era ancora un ragazzino (piccolino e destinato ad aggiungere pochi pollici) e con il rugby aveva appena cominciato, il padre di Shane Williams decise di scommettere, si presentò in agenzia e puntò 300 sterline: “Mio figlio diventerà il più grande marcatore nella storia del Galles”. Puntata accettata: là accettano tutto, anche la possibilità dell’atterraggio di un Ufo sul prato del Centrale di Wimbledon. Dopo 15 anni, quando Shane toccò quota 45, davanti a nomi sospesi tra storia e leggenda, papà Williams è andato a riscuotere 30.000 sterline. Glielo avevano dato 100 a 1.

Per metter le mani su somme più o meno importanti, è necessario rischiare: io non ne sono mai stato capace, salvo poi invidiare chi riscuote. Casi meno e più recenti, quelli che sono diventati ricchissimi con la vittoria del Leicester di Ranieri o quelli che hanno puntato sul Sudafrica prima che prendesse vita la Coppa del Mondo di rugby.

Che poi il royal baby erediterà le fibre di papà, questo è scritto sulla sabbia. Ai Mondiali di Berlino, dove Usain esibì il miglior Bolt di sempre e per sempre, suo padre raccontava che a nove mesi, il Lampo stava in piedi e così mi costrinse a una citazione classica: Ercole che, pochi mesi di vita, strizza e strozza due serpenti che qualche maligno emissario degli dei gli aveva infilato nella culla.

E se anche l’Erede ricevesse quei doni, è sicuro che finirà per sfruttarli? Magari giocherà a golf, o farà sci nautico, cosa ne sappiamo? Scegliesse il calcio e sfondasse, darebbe a papà una gioia senza confini. “Dove non sono riuscito io, è arrivato/a, mio/a figlio/a”. Esemplare e commovente.

Concludendo e vincendo la mia ritrosia (o taccagneria), direi che dieci euro si potrebbero scommettere, raddoppiando la posta sulla sede di quell’Olimpiade che non vedremo per questione di anno domini, come dicono gli inglesi. Saranno a Roma o a Milano che nel frattempo si sarà dotata di un patrimonio di impianti da far impallidire Brisbane? O magari alla trimurti Bologna-Firenze-Genova che si è recentemente affacciata? Anche io, ogni tanto, faccio ricorso alla nuova lingua: toasted face. E ancora dieci euro – mi sto rovinando – su un interrogativo sostanziale: ci saranno ancora i Giochi?  

Non sono stato chiamato a far parte della giuria né voterò per gli “Italian Sportrail Awards”, tanto patrocinati da richiedere un intero capoverso nel comunicato spedito in rete. Ho usato il termine comunicato e faccio ammenda. Direi che è un press release che prelude, a cose fatte, a un sostanzioso report. Ho notato che è prevista anche la categoria dei radiotelecronisti. Carta stampata, esclusa. Siamo diventati come i fumatori, come quelli che bevono la minerale gasata, come quelli che non hanno uotsap. Ho chiamato Gutenberg e ci siamo fatti una bella risata.