I sentieri di Cimbricus / Scusate, ma non sono d'accordo

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Lunedì 7 Gennaio 2019


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L'alchimia del Ranking: un imperdibile vezzo di fine anno che almeno un pregio pare avercelo: finisce sempre con il mettere tutti d'accordo nel non essere d'accordo. Libere opinioni, si poteva dire una volta.

 

Giorgio Cimbrico

Per fortuna Dina Asher Smith non è stata dimenticata dalla federazione europea che l’ha eletta giustamente Atleta dell’Anno: la 23enne di Orpington, fresca di laurea in storia al Royal College di Londra, ha vinto tre titoli europei – 100, 200 e 4x100 – e sui 200 ha riproposto una prestazione che, Schippers a parte, non si vedeva dai tempi delle DDR che infatti , oltre all’olandese, sono quelle che le stanno davanti nella euro-all time. Per T&FN, neppure un posto tra le prime dieci. Domanda: cosa ci fa in quel vertice Anitona Wlodarczyk che quest’anno è andata avanti all’insegna della routine?


Asher Smith era nel gruppetto finale che si è giocato la vittoria negli Oscar IAAF ma senza che mai, alla vigilia, nascesse una voce su una sua possibile vittoria. Candidata sembrava Beatrice Chepkoech ma quel record troppo migliorato e strappato a un’altra che ne aveva fatto brani prima di finire nella rete (e non è la prima nella breve storia delle siepi), ha fatto sì che il riconoscimento finisse nelle mani di Caterine Ibarguen che ha un tris di elementi che giocavano a suo favore: non è più giovane, è colombiana (rilevare l’ecumenicità dell’atletica è sempre piacevole …) e ha conquistato titoli, in Diamondi League e in Continental Cup, targati IAAF, con prestazioni che non aggiungono nulla alla sua storia e gloria.

E ora, una domanda: se il 30 giugno, a Parigi, Caster Semenya avesse corso 98 centesimi più veloce e avesse chiuso in 1'53"27 alleggerendo Jarmila Kratochvilova del più vecchio record contenuto nell’albo, cosa sarebbe successo? Tutto sommato, il nuovo regolamento sulle atlete che hanno produzione anomala di testosterone non è andato in attuazione il 1° novembre per il ricorso presentato dall’atleta al TAS di Losanna e per il desiderio di “armonizzare” certi contenuti che erano parsi draconiani. Per non parlare del fatto che il provvedimento riguarda atlete che corrono distanze tra i 400 e i 1500. Tutto il resto del programma è evidentemente un perfetto e ordinato gineceo.

Alla domanda: cosa sarebbe successo? Si può tranquillamente rispondere: niente. Chi fa politica, compresa ovviamente quella sportiva, sa come uscire dalle secche senza arenarsi, senza vergognarsi di mostrare un volto brunito non dal sole ma dal bronzo. L’anno scorso Mariya Kuchina-Lasitskene non ebbe un Oscar che strameritava per questioni di passaporto. Ma non poteva esserle assegnato come ANA?

Il bando ai russi è una strana faccenda. Dopo la scoperta di mille porcherie nella preparazione ai Giochi di Sochi, russi e russe gareggano regolarmente, con sigla e bandiera, in tutti gli sport invernali. E’ troppo rigorosa la Iaaf o sono troppo morbide le altre federazioni? Anche in questo caso può essere compilato un ranking sul tema della severità, della fermezza, della cedevolezza.

Non resta che tornare alla pista (track) e alle pedane (field) e magari anche alla strada (road), senza tralasciare la marcia (walking), e mettersi ad attendere quel che ci offrirà la stagione che segna l’esordio di un Mondiale in quello che una volta chiamavamo Medio Oriente e che gli antichi etichettavano Arabia Felix. Il petrolio era sconosciuto e le carovane di cammelli portavano incenso e lapislazzuli.