I sentieri di Cimbricus / Il tempo striscia, un giorno dopo l'altro ...

Print

Mercoledì 2 Gennaio 2019

 

boxing-day-maxw-1280 


Tra sorrisetti di sufficienza e una spruzzata di compatimento, l’onda montante del Boxing Day e dei suoi fratelli va cancellando ogni traccia di buon senso e, perché no, le vecchie e sane abitudini del nostro semplice mondo. Che lentamente scompare.

Giorgio Cimbrico

Lapidato a colpi di scatola Stefano Protomartire: ormai è Boxing Day. Nostalgia delle cose che una volta capitavano il 26 dicembre: oltre all’inizio dello smaltimento degli avanzi, il Santo Stefano pugilistico a Bologna con Dantone Cané che lasciava il suo banco di formaggi e salumi al mercato per indossare calzoncini e calzare guantoni. Se l’avversario era Bepi Ros, lo spettacolo era assicurato e qualcuno chiosava: “scontro tra ciccioni per il titolo italiano dei pesi massimi”. Oggi non è più possibile dirlo o scriverlo perché sui social media si indignerebbero i ciccioni (altra parola da evitare, meglio obesi o oltre il peso forma o con poca cura della loro fitness), i salumieri, i bolognesi, i veneti, quelli che odiano il pugilato e ne propongono l’abolizione. Meglio andare a impasticcarsi in discoteca o a bulimizzarsi di messaggi o a guardare sul telefonino le web-tette e gli web-culi di Irina, Anastasia e Olga.

Torniamo al Boxing Day: l’altro giorno uno di Sky l’ha detto quattro volte in un paio di frasi o, se preferite, in un minuto o poco più. E il bello è che chi non si piega, viene deriso: qualche giorno fa – fonte, ancora Sky che va di gran carriera – un altro tipo con sorrisetto di sufficienza, e con spruzzata di compatimento, annunciava il monday night della Bundesliga: “Ma loro lo chiamano montag spiele”. Sono tedeschi e parlano tedesco: la partita del lunedì come dovrebbero chiamarla? Altra domanda: secondo voi, nel boxing day o nel turno che precederà la St Sylvester Night, quanti clean sheet ci saranno? La prima volta che l’ho sentito, ho avuto un attacco isterico. Sono cresciuto nell’epoca in cui si parlava e si scriveva di porta inviolata da x partite.    

La sparizione di Santo Stefano (auguri a tutti gli Stefano, Stephen, Etienne, Istvan, Stefan, Stiepan) si accompagna a una presenza sempre più ingombrante di Halloween (che ancora trent’anni fa, a parte qualche cultore di Stephen King, non sapevamo cosa fosse) e all’aggressività del Black Friday che ha ormai scavalcato i suoi novembrini confini e viene proposto con modalità martellante: “Con noi il Black Fiday non finisce mai: sino a Natale, sino al 7 gennaio, sino al 4 febbraio”.

“Domani, domani e domani, il tempo striscia, un giorno dopo l’altro, a passetti, sino all’estrema sillaba“, dice Macbeth. E di sicuro per questi poveri mastini sguinzagliati a strappar brani ed echi del nostro vecchio, semplice mondo, l’ultima sillaba sarà “day”. Perché ogni giorno è buono da etichettare, da vendere, da privare della sua innocua, normale sostanza.

Tra pochi mesi, il 75° anniversario del D-day. Cos’è? Informatevi. Non credo che saranno previsti sconti, agevolazioni, fidelity card. Un paio di libri in edizione economica potrebbero aiutare.