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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Prove tecniche di plebaglia

Lunedì 3 Settembre 2018

 

hamilton-l. 2

 

Comportamento del pubblico, tra basso sciovismo e, meglio ancora, storica diseducazione a capire cosa sta guardando.

 

di Giorgio Cimbrico

I fischi piovuti addosso a Lewis Hamilton ieri domenica a Monza sono soltanto la continuazione e la conseguenza di prove tecniche di plebaglia che, chi possiede un minimo livello di attenzione, ha avvertito ormai da anni. Non mi piace citarmi – o, come dice Woody Allen, citarmi addosso – ma ricordo che nel 2006, finale Italia-Francia all’Olympiastadion, davanti ai fischi alla Marsigliese, mi capitò di scrivere, anche in quella serata di delirio: “Non si fischia la Marsigliese: non l’inno di Francia, è l’inno della libertà”. Ma la plebaglia ignora la storia, e della libertà non sa cosa fare.

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Saro' greve / Il segreto di Livio? Saper correre in discesa

Lunedì 3 Settembre 2018

 

berruti 2

Settembre: le velocissime gare disputate nella prima metà del mese: 1960 Roma; 1968 Echo Summit; 1979 Città del Messico.


di Vanni Lòriga

Proprio oggi di cinquantotto anni fa, esattamente sabato 3 settembre 1960, si verificava sulla pista dello Stadio Olimpico di Roma un evento che nella storia dello sport non ha probabilmente eguali. Uno studente torinese, da pochi mesi maggiorenne, nell’intervallo di 105 minuti eguagliava per due volte il primato del mondo, battendo i tre detentori di quel record e vincendo il titolo olimpico dei 200 metri. Il suo nome era (ed è) Berruti Livio e la gente lo definì un mago. Appartenendo alla ristretta cerchia di coloro che ebbero la ventura di assistere al fatto sento il dovere di ricordarlo a chi non era presente oppure non è informato dei fatti. E per adempiere a questo doppio impegno ricorro a due fonti.

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I sentieri di Cimbricus / Non esiste un caso Tortu, solo un progetto

Giovedì 30 Agosto 2018

 

tortu-18

 

Dal marasma dei giudizi post-Berlino, non sempre benevoli, emerge una strada già tracciata che porta a Tokyo 2020.

 

di Giorgio Cimbrico

Il caso Tortu non esiste; un progetto Tortu, sì. Progetto è una parola che in Italia si ascolta spesso, ma che di rado viene applicata in quel che è il suo significato: disegnare linee guida, programmare, calarsi nei fatti, dare forma, realizzare, giungere all’obiettivo. Ho rimasticato questi concetti sia nei giorni berlinesi sia in quelli che sono seguiti, quando la prima parola è stata “delusione”, seguita da un movimento bradisismico sempre più accentuato. Possibile che Filippo non avesse gareggiato per 45 giorni dopo il fascio di luce disegnato sulla pista di Madrid? Possibile che chiudesse la stagione, per di più con vacanze al mare nella natia Sardegna? Altre domande, con allusivi punti interrogativi: davvero quell’eliminatoria in staffetta, finita male, aveva lasciato tracce sui muscoli, sui tendini? E quella rinuncia alla Continental Cup?

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Fatti&Misfatti / Ginobili: il gigante lascia la scena

Mercoledì 29 Agosto 2018

 

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Una uscita di scena attesa e temuta, per il campione dei tre mondi che ha dato tanto anche al basket italiano.

 

di Oscar Eleni

I campioni dello sport che più hai amato si vedono al chiaro di luna, quando se ne vanno, guardandoli a metà con l’occhio e a metà con la fantasia. Il quarantunenne Manu Ginobili, leone di luglio, asso del basket, argentino di Bahia Blanca, è uno di questi e il suo addio al gioco, alla professione, dopo 23 anni di professionismo, non ci lasciano tristezza, ma orgoglio per averlo visto nascere e crescere. Ha vinto tutto nei tre mondi che ha frequentato, la sua Argentina con cui è diventato campione olimpico, l’Europa e l’Italia che ha dominato vestendo la maglia della Virtus Bologna, il regno fatato della NBA nei 16 anni di San Antonio dove ha vinto quattro anelli che sono sulla sua corona di fenomeno sul campo e fuori.

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I sentieri di Cimbricus / Un capolavoro da (ri)vedere

Martedì 28 Agosto 2018

 

momenti di gloria 2

 

Lo sport può produrre valori, virtù, amicizia, razionali ostinazioni, ma è, soprattutto, una parentesi della vita.

 

di Giorgio Cimbrico


Ieri sera ho rivisto per la ventesima volta Chariots of Fire e per l’ennesima volta mi sono venute le lacrime agli occhi. Superano facilmente i confini delle palpebre quando Mussabini sente in lontananza God save the King, assesta un pugno alla paglietta, la sfonda e dice “Figlio mio”. Si può esser padri anche con linee di sangue molto lontane o, come dicono gli inglesi, esser parenti solo per via d’Adamo. Cominciamo dal titolo, Chariots of Fire che non ha nulla a che vedere con Momenti di Gloria. Chariots of ire viene dalla Bibbia, la definizione compare due volte nel libro dei Re e fa parte di un verso di William Blake, poeta e illustratore. Bring me my chariot of fire è finito in quel bell’inno che si ascolta anche nel film, Jerusalem, e che abbiamo ascoltato alla cerimonia d’apertura dei Giochi di Londra 2012.

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