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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Saro' greve / La lunga marcia del mio amico Salvatore

Lunedì 19 Novembre 2018

 

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Un doveroso ricordo di Salvatore Massara, veramente una “generosa diversità” al servizio dell’atletica.

 

di Vanni Lòriga


Il recente lavoro commemorativo di Augusto Frasca (dedicato agli amici ed opportunamente già presentato su questo sito) cita, fra l’altro, la “generosa diversità di Salvatore Massara”. Intendo spiegare perché il caro collega fosse in realtà del tutto diverso dagli altri. Presumo di poterlo fare per la lunga frequentazione e per varie coincidenze di vita comune. Salvatore Massara, detto "Riri", nasce a Vibo Valentia il 26 agosto 1932. È il primo dei cinque figli di Francesco Saverio (classe 1903, dottore in giurisprudenza) e di Maria Di Renzo dei Marchesi di Avignone e di San Teodoro (nata a Lanciano nel 1901, che incontrò il marito mentre studiava medicina all’Università di Roma): nascono poi nel 1934 Ugo, nel 1935 Massimo, nel 1939 Giorgio e nel 1940 Giuseppina.

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I sentieri di Cimbricus / Il profeta dell'eufemismo

Sabato 17 Novembre 2018


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Scomposte o appropriate che siano, le reazioni del CONI alle decisioni del Governo rischiano di risultare controproducenti.


di Giorgio Cimbrico

L’Italia è uno strano paese. Attualmente ha un premier che, un paio di mesi fa, ha confuso l’8 settembre con il 25 aprile e, se è per questo, offre anche un presidente del CONI che, sovrano dell’eufemismo, ha detto, lanciando i suoi strali contro la riforma Giorgetti, che “il fascismo, pur non essendo estremamente elastico nell’acconsentire a tutti di esprimere le proprie opinioni, …”:  rivolgersi per precisazioni a Matteotti, Gobetti, i fratelli Rosselli, Gramsci etc etc. Valutato lo stato della cultura spicciola che ronza alle nostre orecchie, è bene precisare che sono tutti morti. A parte Gramsci, morti ammazzati.


Nella foto: la vista mozzafiato della lussuosa Casa Italia a Rio de Janeiro.

 

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I sentieri di Cimbricus / "A Claudio, cantace 'na canzone"

Venerdì 16 Novembre 2018

 

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In ricordo di Paolo Rosi, una vita tra rugby ed atletica, primo italiano a segnare una meta nel tempio di Twickenham.

 

di Giorgio Cimbrico

Ero di corta, squilla il telefono: “E’ morto Rosi, fai 50 righe”. E io scoppiai a piangere. Non mi capita di frequente: un’altra volta, ricordo, capitò per Pino Dordoni. Scrissi le 50 righe provando a strizzare dentro la storia di Paolo e quella della comunanza che ci aveva portato in giro per il mondo. Come quella volta che tornando da Lisbona voleva convincermi che lui beveva meno whisky di me perché metteva il ghiaccio e un goccio di soda io lo preferivo liscio o quando, volando tra Australia e Singapore, presentò a tutti Claudio Villa: “A Claudio, cantace ‘na canzone”.

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Piste&Pedane / "Sono il sig. Wolf, risolvo problemi, ..."

Venerdì 16 Novembre 2018

 

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Intervista con Antonio La Torre, nuovo DT chiamato all'impresa impossibile di far tornare centrale l'atletica.

 

di Daniele Perboni

 

Inseguimento laborioso, iniziato nel pomeriggio tardi di martedì e concluso mercoledì sera. Beccato sul treno, di ritorno da Roma, nei pressi di Bologna, anche se con alcune interruzioni. Ma non per causa del diretto interessato. Il quale ha nome e cognome e una “professione” che ultimamente lo tiene impegnato assai. Il signore in questione è Antonio La Torre. Inutile stare a raccontare chi è. Quasi tutti lo conoscono e hanno ben presente il ruolo che ricopre all’interno della FIDAL. Per i pochi che ancora ne ignorano la funzione, ricordiamo che dall’inizio di ottobre è stato nominato nuovo Direttore Tecnico. È reduce da “Atleticamente”, il convegno tecnico organizzato ad Abano Terme lo scorso fine settimana: «Erano presenti circa 400 persone. Un grande successo» dichiara.

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Italian Graffiti / Mi-Cor 2026: e adesso chi paga?

Giovedì 15 Novembre 2018


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Il ritiro di Calgary suggerirebbe al CIO di accettare le candidature "solo" se sostenute da un referendum popolare.


di Gianfranco Colasante


L'avete voluta la bicicletta? Non so se il vecchio e saggio adagio si possa adattare alla candidatura avanzata per i Giochi Invernali del 2026 dalla residuale accoppiata Milano-Cortina (orfana di Torino, pensate un po', ...). Candidatura che - col ritiro di Calgary e le difficiltà economiche [sic!] della ricca Stoccolma - avrebbe ora buone possibilità di trasformarsi in una semplice formalità con la proposta italiana vincente per ... mancanza di contendenti. Resta sempre il problema che le nostre candidature olimpiche sono partorite da una oligarchia e mai nascono dal basso. Meno che meno vengono sottoposte al giudizio della gente, quella stessa chiamata poi a pagare. Da questo punto di vista fa scuola proprio Calgary. Che la sua proposta - leggibile qui (della nostra, invece, non c'è traccia) - l'ha pubblicata e sottoposta alla cittadinanza che ha potuto esprimere il proprio parere. Secondo una vecchia parola greca, caduta un po' in disuso, che si pronuncia democrazia.


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