I sentieri di Cimbricus / Una medaglia dalle facce diverse
Mercoledì 13 Febbraio 2019
Nulla di nuovo sotto il sole. Anche una partita di rugby può somigliare ad un massacro, come l'ultima giocata tra mangiarane francesi e pavoni bianchi inglesi. E, senza rispetto alcuno per la Storia, può servire anche ad evocare la piana di Waterloo.
Giorgio Cimbrico
Come è bello veder scritte e stampate parole chiare, senza giri attorno, senza slalom, senza acrobazie, senza ricorsi a una di quelle forme (anche se …) che stanno imperando e che sono un buon sentiero per giustificare, rettificare, non giungere mai a un verdetto che alla fine non è una condanna, ma solo un’opinione. Tranquilli, non sto per mettermi a parlare di migranti, di spread, di gilet gialli, di Europa alma mater o matrigna, di Protocolli dei Savi di Sion, di Tav. Parlo di rugby, ma non di rugby italiano, che continua saldamente a impugnare un filo d’Arianna che non porta fuori dal labirinto, ma di quello degli altri, il rugby della tradizione profonda, delle rivalità importate dai campi di battaglia, dei pavoni bianchi e dei mangiarane che da un secolo abbondante ripropongono ogni anno Waterloo.
Italian Graffiti / 1969: l'anno che cambio' il mondo (e l'atletica)
Martedì 12 Febbraio 2019
Niente sarà più come prima. I dodici mesi che hanno chiuso i favolosi anni Sessanta e più di altri hanno inciso sul futuro del nostro Paese. Cambia tutto: ai fermenti della politica e del sindacato si oppone la “strategia della tensione” che sfocerà negli anni di piombo. Cambia anche lo sport e l’atletica che annunciava la stagione dello spettacolo.
Gianfranco Colasante
Cinquant’anni fa. Dopo l’orgia delle celebrazioni che hanno caratterizzato il 1968 (centrate, in chiave sportiva, nella rivisitazione dei Giochi del Messico), pare altrettanto giusto accendere i riflettori sui dodici mesi che ne seguirono. Un’annata straordinaria, quel 1969, che si colloca come cesura tra un mondo antico – in qualche maniera ancora intatto nei suoi principi – e un futuro ancora da immaginare. Basterebbero alcune considerazioni per valutare la portata di quella che segnò – più dell’anno precedente, e forse, proprio in conseguenza dello stesso – una vera rivoluzione. Nel costume, nella politica, nell’economia, nella morale. E che affondò il suo bisturi più in profondità nel nostro Paese che in altri. Elementi che sono stati ribaditi con ampiezza in un libro di Paolo Conti, capo della redazione romana del Corriere della Sera, ristampato in questi giorni da Laterza (titolo: “1969/Tutto in un anno”).
Fatti&Misfatti / Nella notte dei pensieri infami
Lunedì 11 Febbraio 2019
Una volta sapevamo quando si sarebbe celebrato il rito pagano dello sport, quasi sempre nei giorni di festa, adesso, invece, tutto è spalmato dai Traiani televisivi che offrono circences per tutta la settimana.
Oscar Eleni
Dall’Arengario di Milano, museo del Novecento, per ricordare Cesare Rubini otto anni dopo la sua scomparsa in un giorno gelido di febbraio, l’otto, la sera di Milano-Darussafaka. Sosta per ricordare che il Principe, prima del magnifico De Gregori diceva spesso: ”Io venerato maestro? Preferisco essere il solito stronzo”.
Saro' greve / Le verita' nascoste dentro un braciere
Lunedì 11 Febbraio 2019Vanni Lóriga
In attesa del 2 febbraio 2020, giorno in cui consegnerò l’annunciata biografia-tecnico-aneddotica di Oscar Barletta, concludo la cronaca iniziata la settimana scorsa sulla staffetta di maratone al suo ricordo, semplicemente, dedicata. Considerato che il professor Giancarlo Peris aveva corso la prima frazione e che si è trattenuto sino alla premiazione finale non è mancato il tempo per ricordare il 25 agosto 1960 e arricchire il racconto di quella fastosa Cerimonia di apertura in cui lui fu uno dei principali protagonisti. Rievocazione impreziosita dalla presenza di Augusto Frasca che a suo tempo intervistò il Ministro Giulio Andreotti, Presidente del Comitato Organizzatore dei Giochi di Roma. Il quale Andreotti pronunciò un discorso di insolita lunghezza tanto che dal pubblico spazientito partì anche qualche fischio.
I sentieri di Cimbricus / In quei tempi memorabili ...
Sabato 9 Febbraio 2019
Mentre si prepara l'addio alla 50, ... un pensiero a quando non c'era mai noia. Ma ora tutti dicono: cosa vuoi, i tempi cambiano, i gusti cambiano. Sono diventato vecchio a sentire queste parole che non ho mai capito se siano rassegnate o complici.
Giorgio Cimbrico
Oltre ad essere l’anticamera del vuoto, la noia è un’invenzione dei potenti. L’hanno proposta e prodotta per vendere meglio quello che hanno comprato. Per frenare la noia di chi guarda lo sport (ma se si annoiano perché non curano la loro collezione di farfalle, di francobolli, di pastorelle della manifattura di Meissen?), hanno inventato il tie break, la fine del cambio palla, il twenty nel cricket, lo sci di fondo sul chilometro e mezzo (una contraddizione in termini: mi fa venire in mente Metastasio: “sudate o fochi a preparar metalli …”), e ora con la piena complicità di autorità sportive sempre più morbide e arrendevoli hanno decretato che la 50 km di marcia è un relitto del passato, un anacronismo, un ingombro di quattro ore su palinsesti che vivaddio devono essere più agili di Peter Pan che vola tra il sartiame di Uncino: si salverà quella di Tokyo, a 56 anni dalla vittoria di Abdon Pamich, venuta dopo una liberazione intestinale diventata epos. Dopo, addio.
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