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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Roma 2024 / L'incontro di Davos: si continua a sognare, ...

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Giovedì 22 Gennaio 2015

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Resta, sovrano, un certo imbarazzo a leggere i resoconti dell’incontro a tre tenuto ieri, sotto la neve di Davos, tra Matteo Renzi (Governo), Thomas Bach (CIO) e Giovanni Malagò (CONI). Mezz’ora in tutto per dire, in conclusione, poco più che nulla sulla candidatura di Roma 2024. Buone intenzioni, certo, frasi di circostanza, ovvio, ma niente di più oltre la cortesia e il bon ton. Il solo dato certo che emerge alla fine è il rinvio a fine febbraio della data di presentazione della “squadra”: era invece previsto che i nomi eccellenti sarebbero stati svelati proprio a Davos. Segno che c’è più di una difficoltà e che si guarda con una certa apprensione al “fuoco amico”, come sospetta Malagò. Al momento sappiamo che si tratterà di una “candidatura low cost”, sempre copyright Malagò, “come non se n’è mai vista una in Italia” (ma Malagò non era in squadra già per Roma 2020?). Per il resto, la solita invocazione al diritto di sognare, “specie per i giovani”. E qui l’imbarazzo si fa palpabile: in un paese che vanta (si fa per dire) una disoccupazione giovanile al 44%, l’elenco dei sogni si riduce a un posto di lavoro. Tanto per rimettere i piedi in terra, altro che “fuoco amico”. Intendiamoci, ...

noi non siamo contrari tout court a Roma 2024. L’idea avrebbe più d’un fondamento, al di là dello stato comatoso della città e di una certa, e sospetta, ripetitività che si ripropone – praticamente invariata – dai tempi di Rutelli sindaco: una staffetta ripresa poi da Veltroni, Alemanno e ora dall’incolpevole Marino (quando Renzi e Malagò facevano l’annuncio, lui sedeva tra il pubblico e neppure in prima fila). Quattro sindaci di Roma tutti appassionatamente uniti dal sogno olimpico, al di là delle appartenenze politiche, fa un po’ pensare, … E bando all’ironia, che pare fuori posto in termine di successi olimpici (qualcuno ricorda Torino 2006?). Quindi, ripetiamo, non contrari per partito preso. Ma perché – come insegna un po’ di storia, se non proprio la cronaca – organizzare una Olimpiade senza aver rimesso in ordine il parco giochi, somiglia tanto ad invitare ad una festa senza aver ripulito casa.

Sarebbe invece opportuno riflettere sullo stato dell’arte dello sport italiano, che di quelle Olimpiadi dovrebbe essere l’asse portante. E che qualche problema di decrescita lo presenta giorno per giorno. Allora pensiamo pure a una candidatura olimpica – che ce la diano o meno, poi è altra faccenda – come occasione per ridisegnare l’organizzazione sportiva nazionale, oggi schiacciata tra l’incudine di un “professionismo” incontrollato e il martello di un “doping” strisciante. Ma dominata soprattutto, ove non fosse percepito, da una consolidata e crescente crisi di vocazione da parte dei giovani e delle loro famiglie (con la sola eccezione del nuoto di Paolo Barelli, guarda caso). E che certo non si può contrastare col massiccio ricorso a importazioni ed adozioni. Se qualcuno avesse il coraggio di credere in un progetto del genere, sarebbe più che giusto impegnare tutto il paese. E allora un’alleanza a lungo termine tra le istituzioni (Renzi o chi per lui) e l’universo sportivo (Malagò o chi per lui) sì che avrebbe senso. In caso contrario, dovremo contentarci della solita minestra riscaldata. Con buona pace della nobiltà dei sogni.  

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