Focus / Ma siamo certi che l'atletica sia solo Usain Bolt?
Martedì 2 Settembre 2014
(gfc) Le recenti riunioni di Zurigo e Berlino hanno prodotto una serie di eccellenti risultati tecnici. Passati in secondo piano per l’assenza di Usain Bolt che ha chiuso la sua fulminea stagione (nel senso di impegni agonistici) con i 100 indoor di Varsavia. Certamente il 28enne Bolt resta l’atleta n. 1 al mondo, ma mi chiedo – e vi chiedo, così, tanto per parlare – se i suoi record mondiali e i suoi titoli olimpici/mondiali siano l’alibi più fedele per l’atletica dei nostri tempi. Che l’atletica sia ormai stabilmente Bolt-dipendente è un fatto; che Bolt sia in grado di caricarsi il peso di tutto il circo è un altro. Fermiamoci all’agosto di quest’anno, dopo i tormenti degli infortuni e del tendine. Bolt ha viaggiato molto, da Glasgow (2 agosto: Giochi del Commonwealth, con una straordinaria frazione della 4x100 e l’infelice dichiarazione sui quei “Giochi di m …”) a Copacabanam come mostra la foto (18 agosto: dove ha corso su una pista stesa sulla spiaggia) e a Varsavia (23 agosto: dove ha preteso che si chiudesse la copertura dello stadio). Ieri era a Pechino dove si è esibito con un monopattino per promuovere i mondiali del prossimo anno, credo. Leggo sul The Guardian on-line di una sfida contro un giapponese di 103 anni, personale di 38”35 sui 100. Questa, se vera, ci mancava.
Ultima cosa. Dopo gli Europei di Zurigo, ho letto che l’atletica (solo in Europa?) avrebbe bisogno di nuovi stimoli per tornare “appetibile” e riconquistare il grande pubblico. Ma senza ulteriori chiarimenti. Se in quella direzione vanno i tentativi di Hansjörg Wirz, capo dell’associazione europea, le perplessità (almeno le mie) restano tutte: pensate solo al numero di falli contingentati nei salti in elevazione. Non so se reali innovazioni le potrà introdurre Seb Coe che il prossimo anno (Sergey Bubka permettendo) prenderà il posto di Lamine Diack alla IAAF. Certo, dopo il successo di Londra 2012, Sir Seb ha fatto una scelta importante, rinunciando alla BBC che gli era stata offerta su un piatto d’argento dal premier Cameron. Quindi avrà delle idee. Staremo a vedere se le sue innovazioni – quali e quante vedremo, ma certo dovranno esserci – potranno ridare smalto a uno sport che ha bisogno di un restyling profondo, o almeno sfuggire alla ripetitività della Diamond League. E, perché no, a una certa liturgia degli spot sul grande atleta in solitario, solo ad aver diritto al “nessuno come lui”.
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