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Calcio / Tavecchio, un presidente a sovranita' limitata?

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Mercoledì 13 Agosto 2014

(gfc) Bisognerebbe ricorrere a Pirandello per cercare il bandolo della matassa che, in un marasma colloso di (falso) moralismo e di (reali) cattive intenzioni, alla fine ha consegnato la poltrona della FIGC a Carlo Tavecchio. Dopo settimane di recite, dove tutti facevano a gara nell'apparire più indiganati degli altri, una gaffe tira l'altra, lunedì scorso Tavecchio ha raccolto il 63,63% dei voti, ha spaccato la serie A più di quanto già non lo fosse, ha rafforzato il suo potere tra i dilettanti (si fa per dire) e i Pro, ha messo nell'angolo il CONI, incautamente andato oltre le sue competenze (ma si può sapere chi è che consiglia Malagò?). Tutto secondo il copione dettato dalla logica più cinica, in barba alle banane e ai vari Oswald. Era questo che si voleva parlando di riforme del calcio? Che Tavecchio sia o meno inadeguato a quel ruolo ognuno resterà delle sue idee. Si può però sin da subito affermare che sarà un presidente a sovranità limitata, schiacciato tra quanti lo hanno aiuto a vincere (tanti) e il risentimento di quanti si sono trovati a perdere (pochi). Quello che stupisce è che quanti lo hanno additato come il nemico pubblico n. 1 erano gli stessi che lo hanno tollerato per quindici anni a capo di quello che dovrebbe essere il serbatoio del calcio nazionale, la Lega Dilettanti.

Chi sia Tavecchio, questo Re Travicello di un regno in dissoluzione, lo ha ben descritto la Gabanelli in una recente puntata di Report. Non c'è da aggiungere molto. Ora, come è nella tradizione nazionale e come ci insegna il premier Renzi, si è dato il via alle riforme del calcio. Da far tremare vene e polsi. Ma intanto si avvicina l'inizio del campionato (31 agosto), c'è bisogno di un nuovo CT che sostituisca Prandelli, ci sono nomine da fare in fretta. E Tavecchio, che capta bene da che parte tira il vento, le sta per fare. Oltre alla nomina di Antonio Conte, che più divisivo non si può ma che raccoglie anche il consenso della moglie, ecco in rampa di lancio Michele Uva per la poltrona di direttore generale (prenderà il posto di Antonello Valentini?) e quella di Fiona May che sarà consigliere per l'integrazione (?).

Che dire, se deve essere riforma che lo sia fino in fondo, ... poi è del tutto trascurabile che Uva abbia già un incarico pubblico come AD della CONI Servizi e che della May, membro della Giunta CONI sin dal 19 febbraio 2013, non si ricorda un solo intervento. Si tratti o meno di un commissariamento a tempo della FIGC (tra due anni sarà tutto da rifare, ...), lo si capirà a breve. In tutto questo sconquasso, viene da chiedersi: ma se quell'incontro con l'Uruguay perso a 8 minuti dalla fine fosse finito 0-0 com'era più che possibile? Ci saremmo tenuti Abete, Prandelli e tutta la compagnia, compreso Albertini - l'unico sacrificato sull'altare Tavecchio - mandato al massacro nell'elezione di lunedì scorso? E le riforme che fanno tanto fremere questo Paese?  

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