- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Calcio / L'uomo della provvidenza se ne va in Turchia

Lunedì 7 Luglio 2014

prandelli

Non sappiamo se - parlando dei disastrosi (per noi) mondiali brasiliani - sia opportuno o meno richiamare quella Repubblica delle Banane con la quale il nostro immaginario quotidiano è costretto spesso a confrontarsi. Ma certo non è semplice sottrarsi almeno al dubbio che qualcuno, nell'occasione, sia andato oltre il semplice buon  gusto. Ci riferiamo, l'avete capito, a Cesare Prandelli, il nocchiero che ha guidato la nave azzurra a disintegrarsi sugli scogli, neppure fosse la Concordia e senza neppure suonare la campana di salvataggio. Buon gusto, abbiamo detto. Domani e dopodomani si giocheranno le semifinali di questi campionati mondiali che hanno superato ogni attesa di qualità, di fronte le migliori espressioni del calcio europeo e sudamericano. Non sappiano ancora chi vincerà alla fine la Coppa, ma intanto possiamo già dire chi ha perso. E in maniera clamorosa. Il nostro calcio, che di colpo si è svegliato dalle sue soporifere certezze, dal "campionato più bello del mondo" assiso sulla montagna di debiti difficili da quantificare e facili da dimenticare.

E di colpo, nel giro di pochi minuti e in diretta TV, si è ritrovato senza C.T. (Prandelli) e senza presidente federale (Giancarlo Abete). Tutto da rifare: ed è subito partita la corsa al potere con la sarabanda di nomi e candidati. Tutti a sgomitare per prendere posizione sulle poltrone che si sono liberate. Per la presidenza della FIGC si propone addirittura una accoppiata tutta nuova, si fa per dire, formata da Tavecchio e Macalli, 150 anni in due. Ma sono in tanti a muoversi nei corridoi dei vari palazzi del potere politico e sportivo. Anche, neanche a dirlo, qualche personaggio indecente. Se ne saprà di più a metà agosto. Vedremo.

In tutto questo rimescolare di vecchie abitudini e di antichi marpioni, che fa il nostro Prandelli? Senza dire una parola sul fallimento, senza una riflessione tecnica, lontano da una qualunque critica verso le sue scelte avventate, abbandonando al loro destino i Balotelli e i Cassano (i suoi punti di forza, ...), e senza neppure salutare, ma imbroncìato, lascia le rovine e se ne va in Turchia con un contratto principesco. E pensare che aveva appena firmato, prima di Brasile 2014, un rinnovo da quasi due milioni con la federazione. In riva al Bosforo prenderà il posto di Roberto Mancini, ma soprattutto troverà "tanti soldi e poche tasse", quelle stesse tasse che - parole sue - gli avevano dato tante tribolazioni in Italia. E il suo "codice etico", per la verità un po' stiracchiato negli ultimi tempi? Non ce n'è più traccia.

Per diversi anni la stampa aveva descritto il vecchio C.T. - Cesare Prandelli da Orzinuovi - come l'uomo della provvidenza nello sport. L'interprete del buonismo più a buon mercato. Capace di mettere in piedi, come ha scritto un giornale, "una straordinaria operazione di marketing" su se stesso. Prandelli: il baluardo contro tutte le malefatte del calcio nostrano e non solo, la diga contro ogni forma di razzismo (da qui lo scambio delle banane, ...), l'interprete del rinnovamento e dello sguardo teso in avanti, in stretta osservanza col pensiero del premier Renzi frequentato all'ombra del campanile di Giotto scambiato ora con la torre di Galata. Tutto finito, tutto rinviato a tempi migliori e soprattutto lontani. Anche questa, se vogliamo, è l'Italia dei nostri tempi. E del nostro calcio.  

Cerca