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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Calcio / La Nazionale e il momento storico del Paese

Giovedì 26 Giugno 2014

LUCIANO BARRA
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I commenti sul fallimento della spedizione azzurra in Brasile proseguiranno a lungo, si continuerà a dibattere sul 4-3-3 o 3-4-3 o 4-1-4-1, sui vecchi contro i giovani o amenità del genere. Chi scirve con comprende come mai - e per questo le doppie dimissioni si giustificano - i vertici politici e tecnici della Federcalcio non abbiano colto lo spirito del Paese che sta cercandoi di cambiare in fretta. E' chiaro ed evidente che l'attuale leader politico italiano (guarda caso anche lui di Firenze, anzi di Pontassieve, e quindi molto prossimo a Coverciano) stia facendo un sforzo per fare diventare l'Italia un Paese "normale". Sarà demagogia, o sarà necessario, ma gli attuali approcci dei politici stanno per forza di cose cambiando. La riduzione delle spese della politica resta, e resteranno, tra gli obiettivi primari del nuovo Governo. Il nostro Presidente del Consiglio, quando può, cerca di stare tra la gente o addirittura di andare per via in bicicletta, come fanno da sempre i sovrani scandinavi. Peccato che la "sicurezza" non gli permetta di più.

Risparmiatemi di elencare le varie provvidenze che l'attuale gestione politica sta tentando di mettere in atto per allinearsi alla sensibilità della gente comune, alla situazione economica del Paese e alla necessità di "cambiare" vecchie abitudini consolidate. Tanto più stupisce che un politico navigato come Giancarlo Abete e un toscano d'adozione come Cesare Prandelli non abbiano colto il senso di questi cambiamenti. Anzi, pare che siano andati nella direzione diametralmente opposta. 

Prima dell'inizio della Coppa del Mondo i giornali ci hanno deliziato con informazioni preziose: un costo della trasferta pari a 4,7 milioni, un contratto per il lussuoso Resort di Mangaratiba da oltre 800.000 euro, stanze singole dal costo di 300 euro, e così via. Mi ha fatto sorridere leggere che alcuni giornalisti, ovviamente imbeccati, abbiano scritto che si trattava di spese sostenute non con soldi pubblici, ma con fondi provenienti dalla FIFA quale contributo per la partecipazione e, quindi, da considerarsi soldi "privati". Non c'è bisogno di aver seguito approfonditi corsi di diritto amministrativo per sapere che qualsiasi risorsa che entra nel bilancio della Federcalcio fa sì che il tutto diventi "pubblico". Anche perchè i contratti con il Resort, con l'Alitalia e tutto il resto sono stati siglati dalla Federazione e non dalla FIFA.

Senza dimenticare che la FIGC riceve, via CONI, 62 milioni di risorse pubbliche che fanno parte degli oltre 400 milioni che lo Stato versa a sostegno dello Sport italiano. La FIGC è l'unica Federzione dell'Europa occidentale ad usufruire di un contributo pubblico. In Spagna, al fine di evitare la "contaminazione" di risorse pubbliche, hanno da tempo rinunciato ai contributi dello Stato, con una motivazione furba, ma simpatica: "distribuiteli alle altre Federazioni sportive". Forse non ne hanno neppure bisogno: perchè la FIGC ne avrebbe ancora bisogno?

Non sarebbe stato meglio che, in linea con quanto sta avvenendo nel Paese, la Federcalcio avesse organizzato la trasferta con un altro approccio? Il Charter Alitalia? No, voli di linea. La Business class? No, classe economica. Il Resort di lusso? No, albergo di livello medio. Stanze singole? No, due persone per stanza. E così via.

E non sarebbe stato bello che la squadra avesse deciso di devolvere una parte delle prebende (pocket-money e premi diversi) a qualche operazione umanitaria? Non sarebbe stato bello, e condivisibile, rinunciare a tutti quei lussi un po' anacronistici a favore di una trasferta più sobria, risparmiando a favore di chi ne avrebbe veramente bisogno? Non avrebbe fatto meglio la FIGC a seguire questa linea di condotta? Un diverso atteggiamento non avrebbe creato un maggiore spirito di gruppo e fatta sentire la squadra azzurra più legata ai tifosi e alla nazione?

La mia esperienza sportiva a livello olimpico dice che le situazioni logistiche più modeste hanno sempre prodotto i risultati migliori. Lillehammer 1994, con la squadra alloggiata in baracche: 20 medaglie. Atlanta 1996, in locali universitari molto modesti: 35 medaglie. Sydney 2000, in prefabbricati vergognosi più che spartani: 34 medaglie. Nella mia esperienza atletica, poi, non posso non ricordare che le migliori prestazioni agli Europei - come Praga 1978, Stoccarda 1986 e Spalato 1990 - sono state ottenute con sistemazioni logistiche estremamente modeste.

Ma, mi chiedo, quale psicologo ha potuto suggerire che in un Resort di lusso si sarebbe trovata la motivazione più giusta? Motivazione che resta l'ingrediente fondamentale per far girare al meglio testa e gambe nei momenti di difficoltà. Al ritorno al lavoro dopo le vacanze, o un bel week-end, vi siete sentiti più motivati in ufficio? E vogliamo parlare della casetta di legno approntata a Coverciano, la cosiddetta "Casa Manaus", una volgare sauna che ha fatto impennare la stampa italiana fino a produrre titoli come "Laboratorio Italia" e baggianate simili. Paesi più all'avanguardia di noi mai avevano usato tali strumenti.

Come non si può ricordare che in questo momento di difficoltà finanziarie, la nostra Nazionale di scherma, la disciplina che ha portato il maggior numero di medaglie allo Sport italiano, si è recata a Mondiali e a gare di Coppa del Mondo in treno? Il costo della trasferta in Brasile - indipendentemente dai rimborsi FIFA - rappresenta il contributo che ricevono una decina di Federazioni Olimpiche, con molti più titoli e medaglie del Calcio.

Siamo sicuri che un approccio più misurato, forse anche demagogicamente di basso profilo, non avrebbe favorito una diversa motivazione e, quindi, un risultato complessivo migliore? Ed anche se così non fosse stato, l'eventuale fallimento non sarebbe stato accolto meglio?

Che occasione perduta. Un'occasione che sia Abete che Prandelli avrebbero dovuto cogliere, soprattutto interpretando il momento che stiamo vivendo. Adesso pare che si volti pagina in FIGC. Il timore è che quel che ci attende non appaia proprio meglio. A via Gregorio Allegri e a via Rosellini chi è che si impegnerà ad imporre le necessarie cure dimagranti al nostro Calcio? 
            

 

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