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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





CONI / Il nuovo logo e i festeggiamenti del prossimo giugno

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Giovedì 8 Maggio 2014

Simbolo

Allora ci siamo. Sono partiti i festeggiamenti per il cosiddetto centenario del CONI: che in effetti, CIO docet, sarebbe venuto al mondo sei anni prima, nel 1908, Ma questa trovata della post-datazione permette oggi a Malagò di accendere luminosi spot sulla sua presidenza che, a voler essere generosi, appare piuttosto scolorita. E non stiamo qui a sindacare sui risultati tecnici in regresso palese su tutti i fronti (dalla Ferrari all'atletica leggera), escludiamo pure gli "zero tituli" di Sochi che vanno imputati a un certo passato (che, speriamo, passato lo sia per davvero ...). Ci riferiamo ai roboanti annunci del febbraio 2013 che avevano fatto sperare in un vero cambio di rotta, in una reale "apertura delle finestre". In un paese che fa in fretta a dimenticare, di quei lontani giorni ricordiamo un titolo a nove colonne del maggiore giornale italiano: "Adesso studio, poi rivolto il CONI come un calzino". Si vede che la fase di studio è ancora lunga ... Almeno a stare a una recentissima intervista rilasciata a Sky nella quale, dalla sua costosissima poltrona in pelle blu, l'imprenditore romano ha ammesso a mezza voce: "... sì, ma quando ti siedi in queste stanze, le prospettive cambiano". A saperlo ... Per di più ci è messa la puntata di REPORT (lunedì 5 maggio) che qualche mal di pancia, ai maggiorenti di CONI e CONI Servizi, deve averlo procurato. 

E' si che di cose da cambiare o sulle quali intervenire ce ne sarebbero tante. Noi non siamo cattivi come La Gazzetta dello Sport che scrive oggi: "Malagò, troppo spettacolo, la politica sportiva è altra cosa". Ma di argomenti ce ne sarebbero. Specie se osservati attraverso gli accadimenti di sabato 3 maggio, proprio dalle parti del Foro Italico. Ma non solo, e allora tanto per citare alla rinfusa: abbandoni giovanili e crisi di vocazione, giustizia sportiva, preparazione olimpica, doping, sport scolastico, revisione dei contributi federali, rapporti istituzionali con le stesse federazioni (calcio, nuoto, equitazione, pattinaggio, ecc.), accorpamenti (che sembrano per ora rientrati), atleti stranieri, impianti, e chi ne ha più ne aggiunga. Sullo sfondo si intravede anche Rio 2016. Argomenti se vogliamo importanti, ma anche scomodi. In sintesi, proprio quella politica sportiva già richiamata e che in effetti latita un po'.

Meglio per ora festeggiare. Come si è fatto nella Sala delle Armi, madrina la proteiforme Ilaria D'Amico. Anfitrione lo stesso Giovanni Malagò circondato da residuati di un passato recente e lontano (la Gazzetta ha invece scritto: "insieme alla sua variegata corte"). In attesa dei festeggiamenti veri e propri che si protrarranno dall'8 al 10 giugno con varie performances pseudo-artistiche (perfino un francobollo, come quello per la Juventus dello scudetto "non-c'è-due-senza-tre), cocktail e serate di musica techno. Ci sarà anche un referendum, ma qui Malagò pare entrarci meno, per scegliere l'atleta simbolo dei cento anni: un particolare non da poco, si possono votare solo i viventi (sic!). Peccato, avessi potuto, io avrei scelto Gino Bartali e il Grande Torino, ma solo per bassi motivi etici. Credo che alla fine dovremo contentarci di Tomba e della sua paletta.

Ma la giornata un risvolto importante l'ha pure avuto. Si è colta l'occasione per presentare il nuovo logo del CONI, che in effetti pare un ritorno a un passato un po' dimenticato, di epoche più morigerate, con regole semplici e rispettate. Un logo che fa pensare agli anni di Onesti e Zauli, quando lo sport era un'altra cosa. Avere ora cancellato il simbolo introdotto nel 2003, che sembrava evocare un cestino della carta straccia (e che, si scopre oggi, non piaceva proprio a nessuno), è già molto meritorio. Che sia, alla fin fine, una ripartenza?

 

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