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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Bob / La scomparsa di Nevio De Zordo, l'artigiano del Bob

Sabato 29 Marzo 2014

Lo scorso 27 marzo è scomparso in Germania Nevio De Zordo, grande bobista azzurro negli anni di Eugenio Monti, anche se la carriera di De Zord si protrasse fino agli anni Settanta. A quel tempo il Bob italiano era tra i primi al mondo, almeno alla pari con quello svizzero al quale contendeva la supremazia assoluta. Anche grazie ai mezzi meccanici messi a punto da quel geniale artigiano che fu il cortinese "Podar", al secolo Evaldo Dandrea. In anni nei quali Cortina era la capitale italiana del Bob e il serbatoio di talenti pareva non doversi esaurire mai. E proprio a Cortina, sul finire degli anni Cinquanta e sotto gli occhi di Monti, era iniziata la carriera di Nevio De Zord che arrivava da Cibiana di Cadore, nel bellunese, dove era nato l'11 marzo del 1943.

Seguendo la famiglia che gestiva delle gelaterie in Germania, De Zord tornava in Italia nei mesi invernali per dedicarsi interamente al Bob, la sua grande passione. Il periodo più produttivo coincise per lui con gli ultimi anni Sessanta. Fu infatti, dopo due secondi posti nel 1965 (St.Moritz) e 1967 (Alpe d'Huez), sempre nel Quattro, due volte campione del mondo nel 1969 (Lake Placid) col Bob a due (col frenatore Adriano Frassinelli) e nel 1970 (St.Moritz) col Bob a quattro con Roberto Zandonella, Mario Armano e il frenatore Luciano De Paolis. Per infortunio aveva dovuto saltare i Giochi del 1968 (Grenoble) che decretarono il trionfo olimpico del "rosso volante".

Nelle sue due esperienze olimpiche fu meno fortunato rispetto alle gare iridate. Nel 1972, a Sapporo, con Monti ormai C.T., venne dirottato sul Bob a quattro, decisione che lo contrariò molto perchè nelle prove s'era dimostrato il pilota più veloce. Si rifece in parte sul Bob a quattro - assieme a Adriano Frassinelli, Corrado Dal Fabbro e Gianni Bonichon - conquistando la medaglia d'argento a 76/100 dall'equipaggio svizzero di Jean Wicki, altro mostro sacro del bobismo internazionale. Meno significava la seconda presenza a Innsbruck, quattro anni dopo, quando si classficò solo 11° nel Due e 16° nel Quattro. La morte lo ha colto a Colonia, dove gestiva un bar nei pressi dell'università.  

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