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CONI / I cambiamenti di Malago': se non ora, quando?

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Martedì 28 maggio 2013


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La scadenza dei primi “100 giorni” di Giovanni Malagò alla guida del CONI si avvicina a grandi passi. Mancano appena 48 ore. Poi, sarà il caso di stilare qualche valutazione, di merito e di sostanza. Inevitabile, of course. Intanto proviamo ad anticipare alcune considerazioni. Abbiamo tutti letto, e condiviso (in qualche passo, addirittura con entusiasmo), il programma elettorale del dirigente dell’Aniene, stilato all’insegna del “cambiamento sono io” e che gli ha procurato l’elezione. Programma che aveva (ha) il merito di guardare in avanti, di rompere schemi datati e procedure polverose cui ci avevano assuefatto il duo Pagnozzi/Petrucci. Lo stesso neo-presidente aveva rinfocolato quegli entusiasmi in diverse interviste (la più dirompente, se vogliamo, quella rilasciata al magazine del “Corriere della Sera”). Di più. Lo scorso 31 marzo, dopo appena 40 giorni, aveva dichiarato a nove colonne: “Adesso studio, poi ribalto il CONI”. E, dilatando il discorso, per le sue priorità aveva indicato al primo posta la necessità di “razionalizzare e ottimizzare la macchina”, con “una gestione innovativa rispetto al passato”. Più chiaro di così.

E poi? Sono passati altri 60 giorni di studio e, dall’esterno, si fa un po’ fatica a individuare le grandi novità annunciate. Proviamo a riepilogare. E’ vero, c’erano alcuni passi obbligati e condizionanti. L'attesa delle nomine del ministro vigilante (Josefa Idem, guarda caso una tesserata dell’Aniene) e di quello delle finanze (Fabrizio Saccomanni, che stringe i cordoni della borsa), il nuovo assetto della CONI Servizi (affidata a Franco Chimenti, un fedelissimo). Tutto è già consumato. Anche la visita di rispetto al gran capo del CIO, sia pure in uscita, il belga Jacques Rogge, con tutto il governo del CONI. Grandi complimenti di Rogge per tutto l’apparato, come riferiscono le cronache, con sottolineatura affettuosa per il segretario generale Roberto Fabbricini del quale Rogge “ammira le capacità di gestire le cose al meglio”. E, aggiungiamo noi, con grande buon senso. Con l’aiuto di Carlo Mornati, il più giovane del gruppo.

Con tutto ciò, però, si conclude il periodo dell’apprendistato, della sfida e della vittoria. Viene ora quello dei cambiamenti profondi. Tra otto mesi si apriranno le Olimpiadi di Sochi: giustamente Malagò ha fatto sapere che non si sentirà responsabile di un fallimento, come non si attribuirà gli eventuali successi. Ma nel 2016 toccherà a Rio e allora non ci saranno alibi. E’ necessario porre mano alla struttura operativa. Non ci è piaciuto che un alto dirigente (donna) del CONI abbia scritto una lettera alla “Gazzetta” (che l’ha pubblicata) per lamentare una sua condizione di sudditanza. Un metodo inusuale, un tempo impensabile nella pubblica amministrazione. Non ci è piaciuto che, in prossimità della scadenza dei 100 giorni non si sia ancora posto mano al riordino della “comunicazione”, affidata ancora a chi la gestiva nel passato. Due esempi a caso. Direte che occorre tempo per dare segnali importanti: ma se non ora, quando?
 

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