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Atletica / E' morto Pietro Mennea, un campione raro

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Giovedì 21 marzo 2013

 mennea


La scomparsa repentina di Pietro Paolo Mennea (avvenuta oggi in una clinica romana dov’era ricoverato da giorni) è lutto che colpisce nel profondo l’intero sport italiano. Tanto è vero che il presidente del CONI Giovanni Malagò ha voluto che la camera ardente fosse allestita al Foro Italico. La “freccia del Sud” (era nato a Barletta il 28 giugno 1952), per continuità e qualità di risultati, è stato infatti unico al mondo in un settore, quello della velocità, che usa bruciare rapidamente i suoi re. Un uomo difficile, un campione raro. Alle spalle quasi vent'anni di carriera, costruiti giorno per giorno sui pilastri di una volontà e una determinazione ferree. Una perfetta macchina da corsa messa a punto in anni di allenamenti solitari. In simbiosi con un allenatore altrettanto caparbio e scontroso, il marchigiano Carlo Vittori, al quale lo legava un insondato rapporto non sempre in sintonia.

Di certo Mennea è stato l’atleta italiano di maggior carisma dell’ultimo mezzo secolo. La sua popolarità, nell’immaginario collettivo, è stata pari solo a quella raggiunta da Sara Simeoni, interpreti entrambi di gesti atletici semplici, dall’immediata e trascinante verifica visiva. Sul piano cronometrico, ha detenuto il primato mondiale dei 200 metri (col 19"72 ottenuto nell’altura di Città del Messico) per quasi due decenni, dal 12 settembre 1979 al 23 giugno 1996, quando il record gli venne sottratto con 19"66 da Michael Johnson (il quale, qualche settimana più tardi, lo avrebbe portato a 19"32 vincendo la finale olimpica di Atlanta).

Sempre attento a centellinare i propri impegni agonistici, primato non secondario per un velocista costituiscono le cinque presenze olimpiche collezionate tra il 1972 e l’88, quando fu anche l’alfiere della squadra azzurra. Tra queste date tre ritiri e due ritorni, cento episodi polemici dettati da un temperamento introverso ed ombroso, ma anche centinaia di volate esaltanti sulle piste di tutto il mondo. Non basta certo l’elenco delle sue affermazioni a disegnare il valore dell’atleta prima ancora che dell’uomo. Ma a voler dar credito al ranking della maggiore rivista di atletica – Track&Field News – tra il 1972 e il 1984 Mennea è rimasto ininterrottamente al vertice della velocità, tre volte primo al mondo sui 200 (la sua distanza da parata, come dicono gli americani) nel 1977 e nel biennio 1979-80. La sua corsa da incastonare la rincorsa al titolo olimpico del 1980, quando dall’ottava corsia riuscì ad agguantare e superare sul filo l’inglese Allan Wells.

I limiti personali coi quali ha chiuso la carriera – iniziata nel 1968 e conclusa dopo vent’anni – sono i seguenti: 10"01 in altura sui 100 metri (1979) [10"15 a livello del mare, sempre nel '79]; 19"72 in altura sui 200 ('79) [19"96 a livello del mare, nell'80]; 32"29 sui 300 ('79); 45"87 sui 400 ('77). Sul piano cronometrico ha stabilito 2 primati mondiali, 7 europei, 32 italiani (in cinque specialità diverse, compreso uno nella 4x400). Ha vinto 17 titoli nazionali: 3 nei 100, 11 nei 200 metri, gli altri nelle staffette.

Lasciata l'atletica, dopo una abortita candidatura alla presidenza della FIDAL, era uscito del tutto dall'ambiente dal quale s'è sempre sentito, probabilmente a torto, respinto. Nel 1998 è stato per qualche mese direttore generale dalla Salernitana, tornata quell’anno in Serie A dopo cinquant'anni. L'anno seguente, a 47 anni, è stato eletto al Parlamento Europeo nelle fila dei Democratici dell'asinello (subentrando al senatore Antonio Di Pietro che aveva optato per un diverso collegio). In seguito, sposatosi con Manuela Olivieri, si è dedicato alla professione di commercialista e alla stesura di numerosi libri sulla sua esperienza e militanza sportiva. Aveva anche dato vita, assieme alla moglie, ad una Fondazione con scopi umanitari. In ordine di tempo, l’ultima presa di posizione, la netta contrarietà alla proposta romana per i Giochi del 2020 per la quale non individuava le necessarie motivazioni culturali.

Anche noi, come fa oggi tutto il mondo dello sport, ci inchiniamo al ricordo dell’uomo e del grande atleta, non a pieno compreso dai suoi contemporanei, che ne esaltarono i successi senza forse comprendere a pieno la macerante sensibilità. Chi scrive, lo aveva visto per la prima volta correre, e vincere i 100, a Massa durante i tricolori Allievi del settembre 1969: proprio per questo ora preferisce rammentarlo come quel giorno di sole, felice per il primo 10”8 di una carriera inimitabile e sofferta.


Venti anni di successi

Questa, in estrema sintesi, la collana dei maggiori successi di Pietro Mennea (assente agli Europei dell'86 e ai Mondiali romani del 1987):

1971 Europei – 4x100 m (3.), 200 m (6.)    
1972 Olimpiadi – 200 m (3.), 4x100 m (8.)    
1974 Europei – 200 m (1.), 4x100 m (1.), 100 m (2.)
1976 Olimpiadi – 200 m (4.)
1978 EuroIndoor – 400 m (1.)        
1978 Europei – 100 m (1.), 200 m (1.), 4x100 (5.), 4x400 (7.)
1979 Universiadi – Primato mondiale dei 200 m: 19"72              
1980 Olimpiadi – 200 m (1.), 4x400 m (3.)    
1982 Europei – 4x400 m (6.)        
1983 Mondiali – 4x100 m (2.), 200 m (3.)
1984 Olimpiadi – 4x100 m (4.), 4x400 m (5.), 200 m (7.)
1988 Olimpiadi – Quinta partecipazione olimpica e alfiere della squadra azzurra. 
A Seoul ha disputato la batteria dei 200 metri conquistando il passaggio ai Quarti, ma rinunciando a correrli. Quella gara, conclusa al quarto posto in 21"10, è stata l'ultima della sua vita da atleta.  

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