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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Londra 2012 / Considerazioni post-olimpiche e non solo

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Sabato 8 settembre 2012
 
LUCIANO BARRA



londra-5Scuserete per il lungo silenzio ma purtroppo i Giochi di Londra sono stati bellissimi ma anche molto faticosi, tanto più per uno come me che cammina poco. Ho comunque l’obbligo di alcuni commenti conclusivi. Il caldo e la necessità di un riposo lo avevano ritardato. Fare un commento sul successo dei Giochi mi pare inutile. Lo avete visto tutti e le immagini di Sky e della RAI lo hanno esaltato. Purtroppo finite le Paraolimpiadi tutto sarà dimenticato e ci toccherà sorbire le nefandezze quotidiane del nostro sport più popolare. Le mie valutazioni tengono conto di tutto quanto ho letto sulla stampa specializzata Internazionale e su quella Italiana. Le settimane passate fanno si che siano più distaccate e più riflessive. Comincio dall’Italia che più vi interessa, ma non va trascurata la parte Internazionale perché cito alcuni esempi che meritano riflessioni sul futuro.



L’Italia ai Giochi di Londra 2012.
In una mia analisi pre-Giochi avevo scritto il seguente pronostico:
– Più di 30 medaglie (era la Proiezione pre-Olimpica) = MOLTO BENE
– Più di 25 medaglie = BENE
– Meno di 25 medaglie = MALE
– Meno di 20 medaglie = MOLTO MALE  
Quindi il mio commento post-Giochi non può che essere in linea con quanto detto prima dei Giochi: l’Italia è andata bene. Comprendo che, per motivi di bottega o politici, si voglia da parte dal CONI esaltare il bene, ma ritengo che sia un errore. Perché anche in questo caso, come in quelli precedenti, ci sono aspetti positivi, ma anche quelli negativi.

A questo proposito ho trovato grave, e di pessimo auspicio, che la Giunta Esecutiva del CONI nella sua riunione del 4 settembre, la prima dopo i Giochi, abbia omesso – così come apparso dal comunicato ufficiale e dai giornali del giorno dopo –, un qualsiasi commento sui risultati conseguiti ai Giochi. Non capisco perché non prendere l’occasione per ringraziare atleti, parenti, tecnici, Federazioni e quanto altro? In altri Paesi, che sono anche andati peggio di noi, fanno ancora fuochi d’artificio! O forse non si è convinti che sia andata bene? Oppure faceva più notizia, per andare sui giornali, parlare della giustizia sportiva e di tutte le altre miserrime cose italiane? Boh! Trovo il tutto di una gravità eccezionale.

Il positivo è che abbiamo “tenuto” e vinto medaglie in sport per noi (quasi) nuovi. Ci siamo difesi nel rimanere nei primi 10, ma questa volta abbiamo rischiato molto, perché Paesi come Ungheria, Australia e Giappone ci sono arrivati molto vicini. Di fatto la medaglia d’oro del Taekwondo (la nostra vera sorpresa ai Giochi, ma con il rischio che l’anno prossimo sia cancellato dal programma) ci ha tenuto a galla, altrimenti – come numero di ori – saremo stati dodicesimi.

Il negativo è che – come diceva Enrico Cuccia – ”le azioni si pesano e non si contano”, e questo vale anche per le medaglie. Con il massimo rispetto per molte discipline, le nostre medaglie “pesanti” sono poche. Per cui, in questo caso, sarà necessario applicare la dizione che stanno usando allo Stadio per le Cerimonie delle Paralimpiadi   “Please stand – if you can – for the National Anthem of …”.

Peccato che non ci siamo messi al collo la medaglia di Antonio Rossi che concorreva per essere eletto Membro CIO in quota atleti. Non era una elezione difficile, soprattutto in considerazione del fatto che i Paesi più numerosi ed influenti avevano già un membro. Rossi, causa il suo lavoro in TV, non ha potuto fare il necessario lobbying. Il CONI è forse stato anche latitante al punto che non ha neanche annunciato il risultato delle elezioni dove il povero Antonio si è classificato solo al 12° posto .

Essendo passato circa un mese dalla fine dei Giochi, la mia analisi sfugge al tentativo di esaltare o denigrare il nostro risultato, come avviene dopo ogni elezione politica, dove i numeri vengono usati e twisted a vantaggio di uno o dell’altro. Un buon analista non lo fa e, tra l’altro, non sarebbe il mio scopo.

Come dicevo, ho letto di tutto all’indomani dei Giochi. Ho letto graduatorie basate sulla popolazione, sul PIL, una incompleta anche sugli investimenti, una che annunciava un’analisi combinata con le Paralimpiadi (!) e tanto altro. Spesso ognuno tirava dove gli conveniva. Ho letto anche dal Canada una graduatoria combinata tra Giochi Invernali ed Estivi. Ovviamente il Canada ne usciva molto bene. E’ una lettura ed io ritengo abbastanza corretta. Se quelli Invernali sono anche loro Giochi Olimpici, e se il famoso concetto “Olimpiade” deve stare nei quattro anni fra una edizione dei Giochi e l’altra, perché no?

Per curiosità, e qualche riflessione, nella tabella che segue vi sottopongo questa graduatoria “combinata” tra Vancouver e Londra. Come si potrà vedere, in chiave italiana, visti i pessimi risultati di Vancouver, perdiamo “solo” tre posizioni e non siamo più nei primi 10. Restando sempre all’Italia merita anche ricordare, per confronto, il “combinato” delle precedenti edizioni:

Tab. 1 – Combined Medal Tally

[Vancouver 2010/Londra 2012 e precedenti edizioni]

In chiave storica, si vedrà che – con l’eccezione di Lillehammer/Atlanta – la nostra posizione è stabile all’ottavo posto: in questo ciclo abbiamo fatto una passo indietro a causa di Vancouver. Ma con uno score più decente dei Giochi Invernali anche questa volta saremo stati all’8° posto. Ciò non toglie che questo dato, piaccia o non piaccia, ci riporta al livello del 1992 (Barcellona-Albertville).

Analisi Tecnica.
Utile anche un’analisi tecnica più dettagliata. Abbiamo vinto medaglie in 12 sport (per noi 13 Federazioni) in 15 discipline, meglio delle Proiezioni (mi pare solo 11 con nuovi Canoa, Judo, Taekwondo e Volleyball, ma senza la Vela). E’ un fatto positivo ma non dobbiamo dimenticare che si tratta del 48 % delle nostre Federazioni Olimpiche.

Merita un paragone anche fra le Proiezioni ed i risultati effettivamente raggiunti, come ancora nel dettaglio si può trovare nella tabelle che segue.

Tab. 2 – Confronto tra Campionati Mondiali e Giochi di Londra

Certo è che, se nel futuro, vogliamo tornare al di sopra di quel livello che spetterebbe allo sport italiano (sopra i 30, per intenderci), è necessario che molte altre Federazioni vincano medaglie. Per arrivare a 30 bisognerà avere almeno 15 sport a medaglia. Ma qui rimando alle conclusioni.

La situazione internazionale.
In campo mondiale il ritorno degli Stati Uniti al top del medagliere non era nelle proiezioni, ma era prevedibile. Si sa che al momento dei Giochi gli americani danno il meglio molto di più che nei Campionati Mondiali degli anni precedenti. Inversa è la situazione della Cina, che si è avvalsa della performance di Pechino 2008, ma che ai Giochi ha reso meno che ai Mondiali.

Un discorso a parte merita la Gran Bretagna per cui il fattore casalingo ha reso ben più di quanto ci si aspettava. Così come per l’Australia a Sydney, la Grecia ad Atene e il Canada a Vancouver: chi gareggiava in casa ha segnato dei record. Peccato che questo non sia accaduto a noi quando i Giochi si sono svolti a Torino dove abbiamo vinto meno medaglie che ai Giochi precedenti del 2002.

Il medagliere, rispetto al passato, è più “schiacciato” e la performance dei britannici ha punito Germania, Australia e Giappone. Tornerò più avanti sulla Gran Bretagna, quando parlerò del futuro per noi. Questa che segue è una breve sintesi della situazione dei vari Paesi. E’ interessate vedere il paragone fra le mie Proiezioni prima dei Giochi e le Previsioni di Sport Illustrated ed Infostrada. I commenti sono riferiti alle Proiezioni e quindi fra quanto vinto dai singoli Paesi nei singoli sport agli ultimi Campionati del Mondo ed ai Giochi di Londra. Il dettaglio è illustrato nella tabella che segue.

Tab. 3 - Confronto tra proiezioni/previsioni e medaglie vinte

Il Futuro.
Il nostro futuro dipende molto da due fattori:

a)
avere l’umiltà di guardarsi intorno per vedere, da esempi di altri Paesi, come si può migliorare,
b) separare gli aspetti politici da quelli tecnici della Preparazione Olimpica.

Per quanto riguarda il primo punto comprendo che citare oggi la Gran Bretagna sia molto facile. Ma vi sono degli aspetti su quanto loro hanno fatto che meritano di essere osservati:

a)
Assistenza a km zero. Assistenza economica diretta da UK Sport ad atleti e tecnici. Sicuramente concordata con le Federazioni ma a beneficio diretto – su precisi programmi – di atleti e tecnici.

b)
Grande attenzione a chi sta intorno agli atleti, soprattutto ai familiari. Ai Giochi ogni atleta aveva biglietti e un minimo di materiale per parenti ed amici. Non so a spese di chi, forse di loro stessi ma comunque disponibili. Chi ha visto la BBC la mattina alle 7 ha potuto vedere l’intervista orgogliosa di genitori, parenti amici, tutti vestiti con un capo di Team GB e tutti contenti e motivati. La Gran Bretagna ha investito in 4 anni 135 milioni di sterline, quanto noi)

c)
I campioni del passato sono stati parte integrante del progetto di preparazione. Alla Cerimonia d’apertura erano presenti, in un settore loro riservato tutti i medagliati olimpici, della Gran Bretagna ancora in vita! Un anno prima dei Giochi di Torino 2006 proposi una cosa simile al CONI e fui spernacchiato dal Segretario Generale del CONI. La settimana scorsa Peppe Gentile si è incontrato per la prima volta con Fabrizio Donato, con grande clamore e spazio sui giornali e grande emozione per Donato. Ma non sarebbe stato meglio che ciò avvenisse prima, visto che i due vivono a 25 km di distanza?

Per quanto riguarda gli aspetti politici e quelli tecnici da noi vi è una commistione di responsabilità
che sono inaccettabili e dannosi. Troppo spesso l’aspetto politico ha il sopravvento su quello tecnico. Questa è la conseguenza di un contrasto d’interessi implicita in chi è di fatto responsabile della Preparazione Olimpica e nello stesso tempo candidato alla Presidenza del CONI.

L’atletica, per finire …
Non posso fare a meno di citare l’atletica. E’ l’esempio più lampante di tutto ciò. La difesa fatta negli ultimi anni da parte della dirigenza del CONI nei confronti della dirigenza della FIDAL chiama tutta la responsabilità dei risultati sul CONI stesso. Abbiamo sentito e letto in questi due anni delle dichiarazioni incomprensibili di sostegno ad una dirigenza che ha fatto scomparire l’atletica Italiana non solo in Italia ma anche all’Estero. Fino all’ultima “che si può fare il Presidente anche con il telefono, così come il Sindaco di una nota località di mare”. Abbiamo visto il risultato dell’uso del telefono nel caso Schwazer. Un Campione Olimpico, forse l’unico che poteva vincere una medaglia ai Giochi nell’atletica, lasciato solo nel momento più delicato, con un allenatore part-time e convinto – per interessi di bottega – a doppiare 20 km e 50 km. Il risultato è stato quello che sappiamo. Neanche con il telefono ci poteva salvare.

Una Federazione ed una dirigenza che con più di 60 milioni di euro (120 miliardi delle vecchie lire) nel quadriennio non è in grado di portare ai Giochi un nuovo atleta, un corridore, ma solo atleti pronti a passare nella categoria veterani, è una Federazione che va commissariata. L’unico corridore di un certo livello, Daniele Meucci, percepisce una borsa di studio di circa 600 euro al mese, meno della mia colf! E se non si ha il coraggio di intervenire in maniera energica, ora, le medaglie saranno sempre di meno.


Dispiace ricordare che nel 2004, a fronte di due medaglie d’oro ed una di bronzo nell’atletica, il Presidente di allora fu silurato politicamente dalla dirigenza CONI perché non aveva un atleta di vaglio in pista. Fu una decisione politica o tecnica?


Aggiungo che grazie al sistema delle qualificazioni il CONI è diventato più di prima l’agenzia di viaggio –perfetta e ben organizzata – per la partecipazione ai Giochi. Chi si qualifica in base a criteri delle Federazioni Internazionali va ai Giochi. Un criterio da ragioneria. Capisco che il CONI ambiva a portare molti atleti per evitar il paragone con Pechino e per poter portare più dirigenti (il criterio è del 55 % di dirigenti in base al numero degli atleti).


Non può bastare il raggiungimento della qualificazione previsto dalle Federazioni Internazionali. Spesso, quello diventa l’obbiettivo finale e poi c’è un calo. Tutte le Federazioni devono sapere che la qualificazione è una condizione base, ma non vuol dire l’automatica partecipazione ai Giochi. Nell’atletica, in particolare, il criterio di richiedere i minimi IAAF nella maniera che è stato applicato, ha dimostrato come questo criterio sia errato e non permetta di raggiungere il miglior risultato ai Giochi. Lasciando fuori giovani che a Rio rischiano di andare senza aver mai fatto un’esperienza Olimpica, e nell’atletica non si vince medaglia alla prima “botta”.

Il CONI dovrà essere in grado di intervenire tecnicamente su due aspetti fondamentali :

a)
La nomina di responsabili tecnici assoluti e giovanili, possibilmente pagandoli e non assistere a cambiamenti che spesso il CONI stesso apprende dai giornali. Il CONI ha fatto in questi ultimi anni importanti seminari tecnico-scientifici a favore delle Federazioni, ma quanti di quelli che hanno partecipato saranno ancora al loro posto dopo le tornate elettorali? Con il rischio di aver seminato inutilmente.

b)
L’aperta discussione con le Federazioni sulla partecipazione alle gare internazionali prima dei Giochi affinché gli atleti arrivino agli stessi nel top della forma (valeva la pena che il Nuoto partecipasse agli Europei a full scale?). Non è vero che in tale materia le Federazioni sono indipendenti.

Conclusioni.
So già che alcuni punti di queste riflessioni possono apparire discutibili. Ma credo che se l’obbiettivo di un’analisi resta quello di guardare al futuro, è necessario vedere sia gli aspetti positivi che quelli negativi. Saper usare un minimo di spirito critico sapendosi mettere sempre in discussione è una qualità preziosa. Ma questa dirigenza ha questa qualità? Se invece, per altri motivi, forse politici, è necessario ripetere “tutto bene madama la marchesa” allora si è sulla strada sbagliata.


Luciano Barra
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