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Magni

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 Fiorenzo Magni [1920-2012]

Ciclismo

(gfc) Aveva già 28 anni quando vinse il suo primo Giro delle Fiandre. L’anno precedente, nel 1948, aveva vinto il Giro d’Italia che correva per la seconda volta. Le doti di passista, di uomo da cronometro, di velocista, di spericolato discesista gli valsero alla penultima tappa la maglia rosa, difesa poi con i denti fino al Vigorelli malgrado 2’ di penalizzazione.

Fiorenzo Magni anticipò un certo modo di correre moderno che privilegiava la potenza del passista più che l’ardimento isolato dello scalatore. E per queste caratteristiche ha costituito una cerniera tra l’ultimo ciclismo “storico” e quello che avrebbe, più avanti, prodotto uomini come Merckx e Moser. Quell’inattesa impresa del Giro venne però amareggiata pochi mesi dopo dalla delusione del “mondiale” olandese di Valkenburg creata dall’astiosa rivalità tra Bartali e Coppi. Entrambi infatti si ritirarono, Magni non fu fatto partire dal CT Lugari e l’intera squadra, divisa dall’incertezza, si dissolse tra le polemiche.
 
Il 1949 si aprì per Magni con due terzi posti nella Milano-Sanremo, alle spalle di Coppi e di Ortelli, e nel Giro del Piemonte vinto da Leoni. Eccolo quindi pronto il successivo 10 aprile per i 268 chilometri del Giro delle Fiandre o Ronde van Vlaanderen come si dice in fiammingo: strade strette, lunghi tratti di pavé, qualche viale sterrato, il terribile “muro” di Grammont. Un vero tormento, reso più infido da un perenne cielo plumbeo di pioggia e nevischio e da un freddo da intirizzire. E proprio sul pavé, utilizzando cerchioni di legno e tubolari pesanti della Clement, Magni prese il largo dopo un centinaio di chilometri. Un vantaggio che salì fino a tre minuti prima di venire annullato da una quindicina di corridori in tempo per la volata. E sulla lunga dirittura in pavé Magni riuscì a vincere la corsa allo sprint. S’era già presentato a Gand l’anno prima, ma era stato costretto al ritiro da una caduta. Tornò per l’edizione del 2 aprile 1950 e, dopo 273 tormentati chilometri, vinse ancora sotto la pioggia con un distacco di 2’12” su Brick Schotte. Il terzo arrivò con quasi 10’ di ritardo. Era diventato, e lo sarebbe rimasto per tutti, il “Leone delle Fiandre”. Un titolo che riuscì a confermare l’anno seguente, il 1° aprile del 1951, vincendo per la terza volta consecutiva sotto la neve e una grandinata, dopo 274 chilometri, staccando ancora tutti dopo una rincorsa furiosa. Il secondo si presentò al traguardo dopo 5’38”.

Nato in provincia di Firenze, a Vaiano, nei pressi di Prato, il 7 dicembre 1920, figlio di un piccolo trasportatore, si fece conoscere dal grande pubblico già a vent’anni, nel Giro della Provincia di Milano del 1940. Nel 1942 vinse il Giro del Piemonte e quello stesso anno stabilì al Vigorelli il record mondiale dei 50 chilometri su pista. Erano anni bui con il Paese lacerato in due dagli odi profondi e le vendette di una guerra civile. Magni riprese a correre nella primavera del 1947 dopo aver subito un penoso processo per collaborazionismo (mai provato a pieno) per episodi accaduti sull’Appennino toscano, in ogni caso risolto dagli effetti della amnistia. E per riprendere nel modo migliore decise di partecipare al Giro d’Italia che viveva, all’epoca, sulla grande rivalità tra Bartali e Coppi: si classificò nono dopo aver vinto due tappe. Il Giro lo vinse l’anno dopo, difendendo coi denti e a fatica la miseria di soli 11 secondi di vantaggio.

Il “terzo uomo” del ciclismo italiano vinse molto. Nel suo blasone spiccano tre Giri d’Italia: dopo il primo anche quelli del 1951 e del 1955. Nel Giro del ‘56, quello del Bondone vinto da Gaul, caduto alla dodicesima tappa e con una spalla incrinata, continuò fino alla fine governando il manubrio con una fettuccia tenuta tra i denti. Non fu mai fortunato invece ai “mondiali”: nel 1951 venne battuto in volata da Kubler, l’anno dopo gli si ruppe il sellino a ottanta metri dall’arrivo, in piena volata. Non ha mai vinto il Tour anche se ci andò molto vicino nel 1950, quando dovette seguire la decisione dei dirigenti italiani che ritirarono la squadra per reazione alle indispettite offese della stampa e del pubblico francese. In quel momento, a metà corsa, era in maglia gialla.

Lasciate le corse nel 1956, Magni non ha lasciato il ciclismo e il suo mondo. Per un breve periodo CT della Nazionale, si è impegnato per risolvere i problemi dei contratti, prima nell’Associazione dei Corridori e poi nella Lega Professionisti. Fino agli ultimi giorni, più che novantenne, ha presieduto la Fondazione del Museo del ciclismo del Ghisallo, organismo che aveva contribuito a fondare e a far crescere. Fiorenzo Magni si è spento a Monza il 19 ottobre 2012.

(revisione; 7 Novembre 2015)


 

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