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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Ginnastica Pavese

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Società Ginnastica Pavese [1882]

Ginnastica


(gfc)
La medaglia (d’argento) delle “Piccole Italiane” della “Pavese” resta la prima vinta dalle azzurre ai Giochi Olimpici. Capitò ad Amsterdam, nell’estate del 1928. La squadra era stata scelta qualche settimana prima, al termine di una gara disputata sul campo milanese della “Forza e Coraggio”. La selezione, tenutasi domenica 17 giugno e alla quale erano state invitate quattro società, ciascuna con 10 ginnaste, venne vinta dalla “Pavese” (caposquadra il professor Gino Grevi) davanti alla antica e blasonata “Ginnastica Torino” (caposquadra Andreina Sacco), alla “Forza e Costanza Brescia” (caposquadra Giorgio Zampori) e alla “US Sestri Ponente” (caposquadra Teresa Molteni Coppa).

Alle dieci ragazzine pavesi vincitrici della selezione – Bianca Ambrosetti, Lavinia Gianoni, Virginia Giorgi, Germana Malabarba, Carla Marangoni, Luigina Perversi, Diana Pizzavini, Anna Luisa Tanzini, Carolina Tronconi, Jones Vercesi –, che furono accompagnate in Olanda da Maria Bisi, presidentessa della società, prima della partenza si aggregarono altre due ragazzine: Luigina Giavotti e Rita Vittadini. Non è mai stato chiarito se tutte e dodici presero realmente parte alla gara olimpica, particolare non chiarito neppure dalle foto scattate sul campo. In ogni caso il regolamento prevedeva la partecipazione di squadre composte da 12 ginnaste e, quindi, è giusto ricordarle tutte assieme.

Per le giovani italiane la gara non risultò agevole per diversi aspetti, non secondari quelli tecnici, costrette come furono ad allenarsi con attrezzi allestiti alla meglio sulla banchina dal fondo in cemento dove era ormeggiato il “Solunto”, il piroscafo che le aveva portate fino ad Amsterdam e che fungeva da albergo galleggiante per l’intera squadra azzurra. Di fronte avevano una squadra olandese che, oltre al vantaggio di gareggiare in casa, poteva contare sull’apporto di ginnaste già adulte, donne fatte, mediamente maggiori d’età d’una diecina d’anni. Aldo Boiti, un giornalista triestino che fungeva da giurato ai Giochi, raccontò così la gara sulle colonne de Il Piccolo

"Una magnifica prova hanno fornito le giovanissime Piccole Italiane di Pavia, presentate dal prof. Gino Grevi, di cui la maggiore ha quindici anni e la minore non ne ha ancora dieci. Queste minuscole ma bravissime ginnaste hanno conquistato il secondo posto, precedute soltanto dalla squadra olandese, composta di signorine dalla costituzione quasi atletica e allenatissime da molto tempo e per di più favorite evidentemente dalla Giuria. [...]
Le piccole azzurre avevano eseguito una bellissima progressione a corpo libero, comprendente esercizi di ginnastica ritmica ed espressiva, movimenti di ginnastica respiratoria, andature ginnastiche e ritmiche. [...]
La folla che gremiva lo stadio ha lungamente applaudito le nostre bravissime ginnaste dopo la mirabile esecuzione degli esercizi alla spalliera svedese, combinati con un nuovo dispositivo inventato dal prof. Grevi, come pure dopo la bellissima gara dei salti, in cui le ginnaste italiane hanno svolto una geniale progressione senza alcun attrezzo, eseguendo dei salti combinati con l’ostacolo naturale fornito dalle compagne e intervallati da indovinati esercizi di deambulazione in linea”.


Al rientro a Pavia, le ragazzine vennero accolte dall’entusiasmo della cittadinanza e ricompensate, ma cumulativamente, con 2300 lire, frutto di una sottoscrizione della federazione, e con un libretto di risparmio di 100 lire aperto dal Municipio a nome di ciascuna di loro. La popolarità conquistata in Olanda accompagnò a lungo il gruppo. Si può così comprendere perché, quando entravano in una palestra per una nuova gara, le avversarie le accogliessero con l’acido ritornello: “Ecco quelle della Pavia, ... che il diavolo se le porti via!”. La più giovane del gruppo, Gina Giavotti, soprannominata “Popolo” perché abitava nel quartiere delle case popolari, non aveva ancora compiuto i 12 anni. La più sfortunata di tutte fu Bianca Ambrosetti che si spense l’anno seguente, ad appena 15 anni.

(revisione: 26 Aprile 2014)

 

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