Fatti&Misfatti / Al soldo di pulcini travestiti da sportivi
Lunedì 30 Settembre 2024
“Una settimana da vivere guardando all’Europa, nel calcio, nel basket, nella pallavolo, aspettando di capire cosa fa Luna Rossa, e cosa fanno nel rugby dopo che il presidente federale decaduto ha deciso di contestare il nuovo eletto”.
Oscar Eleni
A testa in giù come i musicisti intrappolati sull’ottovolante in Messico, con la testa fra le nuvole guardando cagnolini cinesi che hanno pitturato per farli sembrare Panda nel Guandong. Stato di confusione ideale per capire e capirsi mentre le bombe scoppiano, la gente si accoltella, i genitori e i dirigenti si prendono a pugni guardando pulcini travestiti da sportivi, mentre il bermuda diventa il vestito della domenica e una medaglia d’oro olimpica confonde le idee, soprattutto se stai troppo in acqua.
Mondo cosiddetto sportivo che finge stupore se dalle curve sportive escono in manette, tribù dello sport che pretende da Amadeus una parcella dorata perché giocatori e squadre giocano a nascondino pubblicizzando più di quelli della Nove una trasmissione come “Chissà chi è” che l’ex padrone di Sanremo e dei Pacchi, l’amico di Fiorello, non pensava andasse così male.
Chissà chi erano quelli con la maglia dell’Armani campione d’Italia torturati da una Trieste bellissima che ha ridato il gusto del basket a più di 8000 tifosi nella città che a Milano ha prestato nel tempo campioni che hanno fatto storia, cominciando da Rubini, che almeno nella sua spiaggia ha un palazzo che porta il nome, cosa che qui dove l’ambrogino si sfoggia con altri busti più o meno famosi, ma sicuramente dolorosi, ha dovuto pensarci l’Olimpia dedicandogli almeno il legno su cui giocano i ragazzi di Giò e di Ettore Messina.
Trieste che salta in piedi per i suoi tesori di bassa statura, dal Robinson sotto il metro e 80 al Ross che Varese rimpiangerà ancora di più dopo aver visto l’armata di Grillo Scola fatta a pezzi con gioia dalla nuova Brescia dove Peppe Poeta prova a scoprire il brivido della panchina come allenatore ora che Magro ha lasciato l’Italia per cercare brividi a Vilnius.
Certo che Gianfranco Pieri arrivato a Milano dopo averla bastonata con la maglia di Trieste e Giulio Iellini hanno fatto fatica a riconoscere quelli che adesso dovrebbero essere i registi di una regina, quasi apprezzando di più Bolmaro del Dimitrijevic sparito nella cascata di spumante da quattro soldi bevuto dopo la Supercoppa, il trofeo che Indiana Jones metterebbe fra gli idoli che portano disgrazia.
Nel basket, di sicuro, visto che nella prima giornata del campionato l’unica delle quattro finaliste a vincere è stata la Virtus, che ha ceduto la coppa a Milano dopo tre anni passati ad inseguire lo scudetto che poi si prendeva l’altra signora, dopo tanti tormenti sul campo della neopromossa Trapani che ha tutto il diritto di sognare e magari anche lamentarsi. Le altre sono finite tutte oltre il muro del pianto, l’Armani in trasferta come la Napoli messa come buccia nel Martini da una Pistoia che ha trovato in Dante Calabria lo stesso uomo dei sogni che ora sta soffrendo a Cantù, il Brienza che dormirà poco, come lo Spahija di Venezia denudato al Taliercio da una Treviso che ha deciso di far tornare al Palaverde più gente di quella che segue il Conegliano del volley dove, per fortuna, chi racconta dei tanti successi della banda Santarelli è lo stesso amico che ci aiutava a vivere meglio quando Buzzavo e la Benetton imperavano nel basket.
Maledizione che ha colpito anche la Fortitudo nel giorno in cui quasi 4000 persone hanno potuto riscoprire al vecchio Palalido con la maglia dell’Urania l’Alessandro Gentile –, insieme all’altro ex Olimpia Amato –, ha saccheggiato la povera difesa preparata dall’allenatore che aveva appena vinto il trofeo di A2 contro Orzinuovi. Trofeo che lascia veleno dovunque, prendiamo il Real Madrid, non la squadra di Ancelotti che nel derby del calcio è stata costretta prima a lasciare il campo perché i tifosi della real casa e dell’Atletico si tiravano di tutto e poi a subire il pareggio nei tempi di recupero, stiamo parlando dei campioni nel basket battuti, come è successo a Milano, da una neo promossa, la temibile La Coruña. Anche in Grecia deve essere successo qualcosa fra Panathinaikos e Olympiakos anche se Bartzokas la coppa se la tiene stretta e Ataman litiga un po’ con tutti e la sua strategia spesso paga.
Mentre l’arrotino dalla strada ci ricorda che questa sarà una settimana da vivere guardando all’Europa, nel calcio, nel basket, nella pallavolo, aspettando di capire cosa fa Luna Rossa, cercando di scoprire cosa fanno nel rugby dopo che il presidente federale decaduto ha deciso di contestare il nuovo eletto mentre Benetton e Zebre un po’ le danno e un po’ le prendono per il tormento dei nostri amici che palleggiano telecomandi e sistemi di collegamento con l’eleganza di Del Piero, che trattano lo sport con classe come Buffa e anche certi telecronisti si possono ancora ascoltare volentieri, se ci tengono sul campo come Magrini, Pierantozzi, Roggero, anche se, come abbonati, in attesa che qualcuno spieghi alla famose “seconde voci” quale dovrebbe essere davvero il loro contributo, sono più le dirette a cui togliamo la voce rispetto a quelle che ancora ci allietano in abbonamento.
Con il circo bello come quello ungherese nel Sol dell’Avvenire ci congediamo dando pagelle che la settimana di fuoco renderà ridicole, inutili, ma –, come diceva Imbastaro, uno come Mottana, capi veri, che educavano, insegnavano nei giornali –, il tuo padrone è soltanto chi legge e allora non puoi deluderlo anche se magari disapprova:
• 10 Alla coppia ROBINSON e ROSS che ha ridato felicità al popolo del basket in una Trieste appena promossa e pronta a stupire. Via americana, cuore giuliano, testa europea.
• 9 Alla TRAPANI che REPESA e ANTONINI stanno davvero portando ad altissimi livelli. Ora speriamo che arrivino i permessi per un palazzo tutto nuovo e partite dove abbracciarsi per la vittoria senza doversi chiedere se davvero esiste sudditanza negli arbitri.
• 8 A Ismael KAMAGATE, 23 anni e 23 punti per battere Cremona e fare festa con DE RAFFAELE e una TORTONA che ringrazierò davvero MESSINA e ARMANI per avere avuto il prestito di questo 211 parigino che certo avrebbe aiutato una Olimpia nell’ospitata triestina di Chissà chi è.
• 7 A DELLA VALLE e BILAN che hanno fatto diventare festa l’esordio in panchina del Beppe POETA che certo non pensava fosse così facile trovare burro nella difesa varesina.
• 6 A Dante CALABRIA e a NICOLA due grandi ex sul campo che ora sembrano pronti per far divertire la gente di PISTOIA e SCAFATI
• 5 Al GALBIATI che ha rigenerato TRENTO perché il suo colpaccio a REGGIO EMILIA ha rovinato lo splendido docufilm di Vinazzer Flory su una società che dalle giovanili alla prima squadra sta facendo comunque benissimo.
• 4 A SASSARI perché nessuno poteva immaginare una partenza del genere. Certo SCAFATI ha fatto molto più di quello che ci si immaginava, ma speravamo che MARKOVIC avesse preparato una squadra che nel doppio impegno ci soffre.
• 3 A SCOLA e alla VARESE mai in partita sul campo di BRESCIA. Senza difesa non basta neppure un MANNION appena risanato, “miracolato” e oltre i 30 punti. Amando il generale non vogliamo credere che davvero sia diventato un marchese del Grillo, insomma speriamo che torni la luce su Masnago e che la voce di Bulgheroni serva più dei fischi dalle tribune e lo vorremmo per la pace e la salute del nostro caro Marino ZANATTA che ci aveva visto bene nelle partite di prestagione.
• 2 All’ARMANI che ci ha deluso dopo averci convinto, facendoci pentire per l’entusiasmo esagerato dopo la supercoppa. Ora in Eurolega la partenza venerdì nel Principato dovrebbe dirci come stanno davvero le cose e se Nesbo è quello di Bologna o di Trieste
• 1 Alla VIRTUS SEGAFREDO se venerdì nell’esordio in casa contro l’EFES balbetterà come è successo anche sul difficile campo di TRAPANI. Lavori in corso, ci mancherebbe, ma qualcosa non funzione se al centro c’è il vuoto e chi dovrebbe alimentare il gioco pensa soltanto a se stesso. Certo con Shengelia sarà tutto diverso.
• 0 Agli ARBITRI, no, non certo per criticarli dopo la prima giornata o la Supercoppa, ma per aver accettato quella patacca sulla maglia. Certo i soldi servono ma, cara Federazione, per qualche dollaro in più non si va in bermuda a far rispettare le regole. Istruire, educare, curare insegnare, pagare bene. Questo il compito di chi governa anche nello sport.
• 0 bis ai DIECIMILA della finale di supercoppa femminile a Roma perché una volta i pienoni li faceva il basket che ora finge di non essere invidioso e promette sapendo di non avere giocatori che, purtroppo, non nascono nelle palestre fienile.
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