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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Parigi o cara (ma ci mancherai)

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Lunedì 12 Agosto 2024


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“Febbre dell’Olimpiade che ci lascia e ci farà piangere e sospirare ogni volta che i soliti noti ci diranno che provano più brividi per un calcio d’angolo che davanti all’impresa di una nuotatrice straordinaria come la svedese Sjoström”.

Oscar Eleni

Dal deserto argentino del diavolo per piangere pensando che non ci sarà più l’Olimpiade nei risvegli e nelle notti di veglia. Il lama cocciuto che non vuole sentire parole vuote sul compagnero Velasco ci prega di essere brevi, tanto sui giochi ci hanno giocato tutti e sulla pallavolo dorata e multietnica litigheranno ancora per tanti mesi. Chi comanda per fingere di essere stato importante per questo raccolto di 40 medaglie.

Chi è contro dirà che sono poche, meno del previsto, qualcuno se la prenderà con Mattarella, già in graticola per aver approvato nuove leggi che molti considerano contro e non a favore della giustizia, perché ha deciso di ricevere al Quirinale anche i 25 campioni del nostro sport arrivati “soltanto” quarti.

Stranezze nazionali, per un paese che diventa cianotico se parli di sport nella scuola, se celebri campioni che hanno persino preso voti eccellenti al liceo o all’università, se ti domandi se avranno davvero lavoro i medagliati che, ad esempio, sono laureati in facoltà con finestre sullo sport, come allenatori, manager, dirigenti.

Febbre dell’Olimpiade che ci lascia e ci farà piangere e sospirare ogni volta che i soliti noti ci diranno che provano più brividi per un calcio d’angolo che davanti all’impresa di una nuotatrice straordinaria come la svedese Sjoström. Sono gli stessi che cercando di massacrare Macron, che forse merita di essere trattato male, hanno parlato di fallimento dell’Olimpiade perché, mentre Parigi e i sorci della Senna cantavano e i nuotatori nel fiume di graffiavano andando verso le spine per evitare la corrente maligna, nel mondo continuavano ben 58 guerre.

Per questa gente neppure la sfilata finale, il mondo che finalmente si abbracciava, ballava e cantava insieme riusciva a far cambiare certe idee. Lo sappiamo per esperienza e mentre lasciamo il nostro caro Rapuzzi abbracciato ai suoi campioni e alle campionesse della pallavolo cerchiamo di non bere cicuta pensando a quei colleghi del “futbal” che al ritorno dai Giochi di Atlanta ci dicevano che anche con l’argento Velasco, già diventato campione del mondo, genio straordinario dentro e fuori dal campo, era un perdente. Sono gli stessi che non hanno mai perdonato Sacchi per un secondo posto al mondiale, figurarsi cosa vi direbbero di Baggio, ma qui ci vergogniamo non tanto per loro, ma per come, ad esempio, abbiamo trattato campioni veri, tipo “Barabba” Bariviera, magari per tiri liberi sbagliati che avrebbero cambiato una partita, un campionato.

Si chiama ignoranza e contro questa Julio Velasco ha combattuto, prima prendendo la Nazionale femminile dove sembrava difficile convivere, poi scacciando dal tempio i mercanti che volevano vedere cammello e medaglie sicure. Benedetto il Caruso al potere nel Giornale dove avevamo accettato un trincea non facile, lui dal Curierun, noi dalla Gazza, che in tempi lontani volle un’inchiesta sui Cervelli d’Italia e naturalmente fra i primi c’era il cavaliere che aveva conosciuto il tormento della dittatura.

Con questa Olimpiade hanno regolato i conti con le notti senza luce anche due grandi campioni, il Bernardi, giocatore del secolo, come assistente dell’allenatore che gli aveva indicato la strada, e l’ex vogatore Andrea Giani, pure lui nella squadra del secolo, pure lui avvelenato dagli olandesi ad Atlanta, perché l’oro se lo è preso come allenatore della Francia che aveva mandato a letto senza cena l’Italia e il Fefè De Giorgi che ha palle solide per rifarsi a stretto giro di schiacciate. Curiosa vanità pensare che trent’anni fa un rifiuto di Zorzi, tormentato da sconfitte a Treviso, ci fece incontrare proprio Giani ventiquattrenne per mettere insieme un libro sulla sua pallavolo che il caro Costa aveva proposto a Sperling & Kupfer per una serie di libri sportivi.

Adesso basta, tanto chissenefrega di quello che hai fatto o sei stato prima, ha ragione il Guido Bagatta giustamente celebrato con un paginone del Corriere, di certo le sue dieci olimpiadi sono meglio delle nostre. Poi bisogna ammetterlo, con Place d’Italie lui e Cattaneo oltre al bravissimo Zoran, ci hanno sempre mandato a letto felici. Bravi, preparati, spiritosi come tantissimi della squadra olimpica che abbiamo preferito spesso alla RAI, ma questo non per sminuire il lavoro di chi era nella squadra azzurra del video.

Chiedendo perdono a chi ne sa di più, a chi vi spiegherà meglio, vorremmo lasciarvi con pagelle che la vicugna di fianco al mio lama considera una troiada variada, ma che a noi frigge sul polpastrello con artrosi.

• 10 A PARIGI perché anche nel tormento dei troppi controlli ci ha regalato giorni meravigliosi, contenti che l’italodisco abbiamo potuto cantare per una medaglia ogni giorno anche se per noi tutti sono stati campioni, anche chi si è ritirato dopo due giri in pista.

• 9 A VELASCO per averci spiegato cose che purtroppo dimenticheremo presto appena la palla diventerà ritonda e il bello dello sport, secondo l’ignoranza dominante, sta proprio nella casualità.

• 8 A LEBRON JAMES per come ha vissuto la sua bella Olimpiade accompagnato da due campioni veri come Durant e Curry.

• 7 Alla FRANCIA femminile che insieme al Belgio ha reso difficile la strada alla eterna TAURASI che di ori al collo ne ha messi tanti, prima giovane talento poi matura leggenda oltre i 40 anni di Lebron.

• 6 A JOKIC che merita, con la Serbia e il grande PESIC un nove con carezze. Bella Olimpiade dove persino BOGDANOVIC sembrava felice.

• 5 Alla REGIA INTERNAZIONALE che nella cerimonia di chiusura non ci ha mai fatto vedere gli italiani, soprattutto i portabandiera, la coppia meravigliosa PALTRINIERI-FIAMINGO. Buona fortuna e figli non soltanto maschi perché a Parigi le donne d’Italia hanno stravinto.

• 4 Al WEMBANANYAMA piangente per la finale persa con la Francia nel basket. Volevamo che fosse felice, lo sarà di sicuro e averlo visto fare il tifo per le ragazzi francesi nella a sua stupenda Olimpiade ci ha ricordato che spesso eravamo critici per il suo gioco più che per i suoi capelli. Ha vinto lui facendoci pentire.

• 3 Alla guerra dei bottoni nel BASKET italiano dove servono alleanze e buona volontà per cambiare il corso di un fiume tecnico più inquinato della Senna.

• 2 Ai PARIGINI che non potendone più dell’Olimpiade, per controlli, lavori, hanno abbandonato la città che resterà comunque bella e luminosa come nelle stanze antiche dove Gertrude Stein coccolava i FITZGERLD e PICASSO.

•1 Alla NOSTALGIA che ci tormenterà più del Caronte che ora pretende affetto perché difende il sole.

 

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