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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Piste&Pedane / (3) Proprio quello che non t'aspetti

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Domenica 4 Agosto 2024

 

fabbri-parigi

La pioggia ha avuto la sua parte, ma qualcosa non ha funzionato negli automatismi del fiorentino. Un quinto posto che fa arrabbiare e che finisce col nascondere le due belle finali della 4x4 “mista” e della Derkach nel triplo.

Daniele Perboni

Piove, senti come piove madonna come piove /
senti come viene giù!
(Jovanotti).

Ad un certo punto della serata piove anche allo Stade de France in quel di Paris. E non si tratta sicuramente di una novità. Da quelle parti, infatti, succede sovente che il meteo muti improvvisamente. Ricordate la cerimonia di apertura? Apri l’ombrello, chiudi l’ombrello, metti impermeabile, togli impermeabile.

E così capita che anche sulla pedana del peso, dove si stanno esibendo in mondovisione certi giganti che, lasciali stare altrimenti si arrabbiano.

Seduto fra gli altri undici ci sta anche Leonardo Fabbri, fiorentino che in questa stagione ha vinto tutto quello che poteva vincere, Campionati continentali compresi. Manca una sola perla per completare la collana da lasciare in eredità ai posteri, ai figli, alla futura moglie, alla mamma, a quell’accidente che gli pare. È roba sua no?

Può temere un solo avversario: il gigantesco americano Ryan Crouser, già due volte campione olimpico (Rio 2016 e Tokyo 2021) e detentore del record mondiale con il 23.56 ottenuto il 27 maggio dello scorso anno al Drake Stadium di Los Angeles. Dimenticavamo: il ragazzone, in altezza (2 metri e un centimetro) e in peso (145 kg) ha elegantemente scagliato il proiettile d’acciaio di 7 chili e oltre (7,26, poco più di 16 libre per quelli oltre oceano, non ancora del tutto avvezzi ai decimali) per ben nove volte al di là dei 23 metri. Se vi sembrano pochi, i 23 metri e le nove volte, provateci voi. Attenti alle unghie dei piedi. E non dite che vi avevamo avvertiti.

Al quarto turno di lancio la stella di Bagno a Ripoli occupa la settima piazza (20.96). Lassù in cima, ci sta quello dell’Oregon, il bi-olimpico, in procinto di diventare tri (22.90). Il Fabbri nazionale sfoderando finalmente una buona tecnica, riuscendo ad allineare tutta la catena cinetica del lancio, arriva a 21.70. Quinto. La percentuale di medaglia aumenta.

PIOGGIA – All’improvviso però piove, senti come piove… Porc. Azz. Acc., così va la vita. Pedana bagnata pedana sfortunata, scivolosa, pericolosa, una pista di pattinaggio. E il “nostro”, con tutti gli altri a seguire, sballano i lanci, stanno in equilibrio precario, si limitano nei movimenti, scivolano. E i giudici stanno a guardare. Arrangiatevi, sembrano pensare. Che c’entriamo noi con la pioggia, con voi che state a divertirvi. Noi dobbiamo misurare, controllare, chiamare in pedana chi di dovere. Stop. Non disturbate i manovratori.

La prova olimpica diventa una sorta di circo con nani e ballerini involontari. Ma non basta. Come recita il proverbio? Ah sì: piove sempre sul bagnato. A posteriori il quarto lancio di Fabbri viene dichiarato nullo ribaltando Leo al settimo posto. Sogni infranti, umidi. Festa rimandata. Denaro, per l’acquisto dei biglietti, sprecato. E tutti a maledire, inveire, condannare la sorte avversa e ostile, dimenticando che…

Che sino al quarto turno di lanci il tempo –, nel senso di meteo –, era perfetto. La medaglia il Leo l’ha persa in quel lasso di tempo (nel senso della modalità di successione degli eventi). Bastava lanciare lontano, oltre la soglia dei 22 metri, come fatto nell’arco di tutta la stagione. Evidentemente anche all’oro continentale, nel senso di medaglia, è calata la palpebra, la concentrazione, il picco di forma raggiunto a Roma. Esperienza.

Certo, ma già si sapeva con largo anticipo, di anni, di lustri, che non è facile e tantomeno semplice, raggiungere il picco in due momenti della stagione così ravvicinati, il 22.95 (record italiano) del 15 maggio a Savona o il 22.45 europeo dell’8 giugno romano. D’altronde se nell’appuntamento fatale stai sotto di un metro e mezzo, due, alla soglia stagionale non puoi pensare di venirne fuori con una medaglia. In questi contesti nessuno regala nulla…

Così il titolo olimpico, il terzo, se lo è messo in saccoccia Ryan Crouser (22.90), davanti al connazionale Joe Kovacs (22.15) e al sorprendente giamaicano Rajindra Campbell (22.15). L’altro azzurro, Zane Weir, chiude all’undicesimo posto (20.24). A bocce ferme ecco la piacevole (?) sorpresa: quel 21.70, utile solamente ai fini statistici, ritorna valido. E così sia. La terza possibile medaglia di questi giochi ce la siamo giocata. Le opportunità di bottino si assottigliano. 

100 – Fallimento su tutta la linea anche per Za Dosso nella prima delle tre semifinali: non meglio che nona e ultima (11”34/+0,1) con il peggior crono di tutta la stagione. Anche per la volonterosa Zaynab vale il discorso fatto per Fabbri.

Ali (10”12/+0,2) e Jacobs (10”05/-0,3) passano il primo turno di qualificazione. E ci mancherebbe mormora qualcuno. Il solito velenoso mamba africano sussurra che… non lo vedo bene, non arriva in finale, troppo legnoso e fa fatica. Comunque questo è quello che passa il convento. Marcell ha il tredicesimo tempo di qualificazione (su 27 ammessi), mentre Chituru sta più sotto, al 23.simo. I posti in finale sono otto. Fate un po’ voi i calcoli e le percentuali. Davanti a tutti ci stanno gli yankee Bednarek (9”97) e Kerley (9”97). Crono non stratosferici ma stiamo parlando di batterie. I motori ruggiranno nel tardo pomeriggio con le semifinali programmate per le 20,05. Finale alle 21,50.

SORPRESA – Nei 1500. Nella serata di oggi (21,10) tre azzurri nelle semifinali dei 1500: Arese, Riva e Meslek. Ottava in finale Dariya Derkach nel triplo (14.14/+0,8). Sesta la 4x100 mista, 3’11”84 di Sito, Trevisan (al posto di Polinari), Scotti e Mangione vinta, a sorpresa, dalle Orange (3’07”43, record europeo) davanti agli Stati Uniti. Stupefacente ed esaltante l’ultima frazione della Bol: 47”93 con la rimonta dal quarto al primo posto. 

 

 

 

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