Piste&Pedane / Per la gara regina solo Thompson e Lyles?
Mercoledì 24 Luglio 2024
Alle 21,50 di domenica 4 agosto si assegnerà il titolo olimpico dei 100 metri, la gara più nobile dei Giochi. Il campione uscente, tre anni fa eroe di Tokyo, è Marcell Jacobs: i pretendenti alla successione sono tanti, giovani e ambiziosi.
Gianfranco Colasante
“Tesoro, mi si sono ristretti i cento metri, …”. Ma qui l’avveniristico professor Szalinski non c’entra proprio nulla. Solo per parafrasare dopo aver visto Noah Lyles strapazzare la pista londinese con quel 9”81 che, dopo il doppio trittico dei Trials (9”83 e 19”53), dice che molto difficilmente potrà perdere la gara olimpica per eccellenza, i 100 metri (anche se il simpatico guascone pensa ad un poker che farebbe storia, ma che non ci sarà, come non c’è stato il mondiale della 4x200 che avrebbe voluto ad inizio stagione).
Tanto ne sono convinti oltre oceano da averlo prescelto per una copertina di Time. Un po’ come in Italia è toccato al redivivo Marcell Jacobs – in Europa il suo più accreditato rivale – su Oggi, nell'ultimo numero del settimanale nazional-popolare diretto dall’irrequieto Carlo Verdelli, già past-editor in Gazzetta, RAI e Repubblica. In quell’intervista Jacobs chiariva i motivi del divorzio da Camossi e del ritorno alla terra dei padri, base Jacksonville, Florida. “Paolo c’è rimasto male. Lui aveva capito che qualcosa non andava, ma credeva che fosse possibile rimediare. Ma ero arrivato allo stremo, anche un solo giorno in più mi avrebbe ‘ammazzato’. Dopo non ci siamo più sentiti.”
A suo modo convincente anche se manca sempre la versione del vecchio coach chiuso ad oggi in uno sdegnato e comprensibile mutismo. E sul perché in primavera si sia rintanato in Sabina, sia pure con uno sparring partner di qualità, pur se un po’ consunto, come André de Grasse (qualcuno ricorda che è ancora il campione olimpico dei 200?) sotto l’usbergo del silenzioso Rana Reiner. Solo il tempo potrà dire se la scelta – di vita e di sport – sarà stata quella giusta.
Vero è che dopo qualche controprestazione (Ostrava, ma non solo), quest’anno Jacobs resta ancorato a un 9”92 che – seppure suo miglior riscontro di sempre ad esclusione dei tempi di Tokyo 2021 – poco convince sulle reali possibilità di vederlo sul podio (gradino più o gradino meno, fate voi) allo Stade de France. Più credibile un posto in finale. Fatto è che quel risultato, ottenuto nel rarefatto meeting di Turku, resta il suo solo -10” dell’anno (se escludiamo un 9”99 in batteria ottenuto nella stessa occasione).
Quel pomeriggio, causa un vento sfavorevole di circa 1 metro e mezzo, la corsa venne spostata sulla dirittura opposta, con conseguente ricollocazione del sistema di cronometraggio. Noi siamo abituati a ritenere i responsi cronometrici come verità assolute e inconfutabili, ma senza tener conto di variabili ambientali, quali temperatura e quote per dirne alcune, ma così non è: si tratta pur sempre di delicati congegni elettronici che richiedono cure e tarature molto accurate, interventi tecnici di raffinata qualità sui quali non sempre si può giurare. Tanto più con la fretta per rendere tutto operativo in breve lasso di tempo. Si può sbagliare, capita nelle migliori famiglie.
Tutto ciò premesso, per trovare un altro crono degno di Jacobs bisogna salire al 10”02 con cui ha dominato gli Europei romani. Davanti al potente Chituru Ali, secondo in 10”05 (ma che a Turku aveva registrato un 9”96, rimasto primo e unico affaccio sotto la soglia dei 10”). A volerli intendere, ci sarebbero alcuni elementi di riflessione che esulano dai sofismi sulla partenza o sulla tenuta tra i 20 e i 30 metri.
Ma non è questo che conta. Detto che nella velocità, specie nei 100, il valore facciale dei risultati ha un significato molto relativo rispetto ai confronti diretti, anche la simulazione dei turni olimpici organizzata a Rieti qualche scoria la ha lasciata: parliamo di un 10”17 in batteria, un 10”16 in semifinale e un 10”08 in finale. Niente di eccitante. A Parigi l’orchestra suonerà ben altra musica.
Diceva giorni fa in televisione Stefano Baldini a commento proprio del 9”81 di Lyles, che per andare in finale ai Giochi occorrerà munirsi in semifinale “almeno” di un 9”95. Credo che potrebbe bastare anche qualcosina in più, ma che andrà fatto in quelle ore e soprattutto sotto lo stress dei tre turni. E’ un dato che quest’anno la velocità breve ha avuto un ritmo travolgente: i crono sotto 9”90 sono 15, quelli sotto i 10”00 non meno di 59.
E la qualità, più che la quantità, non manca: come stanno a testimoniare i risultati dei Trials USA e in specie quelli di Giamaica dove il 23.enne Thompson – col suo 9”77, miglior crono mondiale – ha mostrato di poter essere l’unico in grado d’opporsi al 27.enne Lyles (non per nulla Jacobs ha indicato proprio nel giamaicano il rivale più pericoloso). Per memoria, vediamo come sono andate le cose nei tre turni delle rispettive eliminatorie olimpiche:
• Eugene, 22/23 Giugno
1. Noah Lyles – Bt 9”92, Sf 9”80w, Fin 9”83
2. Kenny Bednarek – Bt 10"00, Sf 9”82w, Fin 9"87
3. Fred Kerley – Bt 10"03, Sf 9”89w, Fin 9"88
• Kingston, 27/28 Giugno
1. Kishane Thompson – Bt 9”82, Sf 9”84, Fin 9”77 (WL)
2. Oblique Seville – Bt 9”98, Sf 9”83, Fin 9”82
3. Ackeem Blake – Bt 9”95, Sf 10”01, Fin 9”92
Considerato poi che i pretendenti alla finale saranno molti di più – oltre ai sei "promossi", l’ingualcibile sudafricano Akani Simbine o lo spavaldo Letsile Tebogo, per fare qualche nome neppure tanto a caso – le semifinali dei 100, per chi ci arriverà, saranno da sciabolate senza quartiere. Già superarle e collocarsi tra gli 8 uomini più veloci del pianeta, sarà nota di grande merito.
E’ abbastanza credibile che il titolo alla fine se lo giocheranno proprio Thompson e Lyles, con leggera prevalenza per il secondo, il quale, quanto a tenuta e a differenza degli altri, ha corso anche al coperto col secondo posto mondiale nei 60. E se ne rende ben conto: "The deeper the field, the better I am: I know I'm going to win", la convinzione del ragazzo allenato da Lance Brauman. Negli ultimi giorni, come detto, Lyles ha portato il personale a 9”81, il potente e muscolato Thompson ha chiuso a Budapest il Memorial Gyulay controvento in 9”91. Saranno loro due i predestinati?
Come concludere? Con gli auguri a Jacobs di riuscire a correre stabilmente sotto i 10”, tenere ritmo alto e feroce continuità. “Per l’oro ci metterò il cuore”. Potrà bastare? Difficile.
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