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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Com'e' difficile amare Milano

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Lunedì 20 Marzo 2023


pasquini


“Società già non molto ricche si svenano per cambiare allenatori, squadre costruite male accettano lungodegenti che si fanno male appena mettono il piede sbagliato giù dal letto e sul campo non ci arrivano mai”.

Oscar Eleni

Fra i piccioni delle piazze milanesi dove i poveri aiutano i poverissimi a stare almeno in piedi. Umanità varia, arcobaleno dei sentimenti, una bottiglia di Prosecco da dividere in dieci per dimenticare il cortisone e la sciatica, gli esami al corpo in disfacimento che non finiscono mai. Aspettando una pioggia sempre “minacciata” da barometri tarati male vedi cadere dal cielo sotto la Madonnina alghe velenose tipo quelle che in Australia hanno fatto strage di sardine.

Settimana al nero di seppia non soltanto per la Borsa, ma anche per le borse mai vuote dei “campioni” arruolati nelle squadre della città che vorrebbe vedere le auto andare al massimo a 30 all’ora, ma non i suoi sportivi sogna di veder volare a tutta velocità o, almeno, con la grinta dei partecipanti alla Stramilano che hanno accettato sorridendo le maledizioni di chi doveva correre a casa per portare le zeppole di San Giuseppe e non era intenerito magari da carne tremula con qualche bel tatuaggio.

Pioli, Inzaghi, Messina, Piazza, tutti alla colonna infame. Milan al tormento dopo uno scudetto, Inter alla sbarra dopo aver perso anche troppo, Armani nell’angolo dei cattivi dopo aver perso il primo posto nella classifica del basket in una sfida con la Virtus Segafredo, avversaria di altre 191 partite importanti nella storia nazionale della palla al cesto, la squadra di pallavolo che davvero non poteva fare di più contro il colosso Perugia.

Colpa soltanto delle stelle? Può essere dicono al commissariato scoprendo giovani belve feroci, orribili giardini di spaccio, schivando qualche sasso scoprendo che si può anche protestare soltanto per amore e non per fare a pugni.

Magone rossoneroazzurro, rabbia per portare pacificazione fra chi lo aveva detto che l’Armani era nata settimina e chi era convinto della resurrezione dopo aver trovato un po’ di fosforo con Napier che, però con la Virtus, ha perso la strada come in coppa contro Brescia. Vero che ha segnato abbastanza, molti tiri liberi, ma anche per un bel 0 su 6 da 3.

Basket che voleva celebrare il pienone ma che, per motivi diversi, ha presentato le sue regine scortate dalla banda della croce rossa. Sarà per questo che i 12 mila del Forum non hanno visto davvero una partita fra squadroni da eurolega. Sfida sale e pepe, dove l’Armani ha segnato 15 punti nel primo quarto e 14 nell’ultimo decisivo, mentre le Vu Nere nel terzo quarto, a 3 minuti dalla fine, avevano segnato 1 punto e poi ne hanno messi insieme soltanto 8. Insomma un pomeriggio non proprio da ricordare rimpiangendo le troppe assenze.

Così come a San Siro oltre 70.mila persone si sono chieste se è vera gloria il passaggio del turno dell’Inter in Champions e se il Milan resisterà a chi vorrebbe considerare lo scudetto un regalo del destino e le sbandate di oggi, o la qualificazione agli ottavi di coppa contro il Napoli meravigliao, due facce sbagliate della stessa medaglia lucidata male da Pioli e non più protetta dalla saggezza di Paolo Maldini.

Solite storie, beatificazioni e roghi. Ignoranza non soltanto italiana mentre Parigi fischia la squadra dello sceicco, con troppi falsi principi, nei giorni in cui anche Monaco se la prende col Bayern e Madrid non si sente più tanto innamorata dei suoi merenghes.

Ritrovato il sorriso delle farfalle della ritmica, ridata luce giusta al movimento come ha fatto il geniale PIF andando alla scoperta del regno della Raffaeli dorata, scoprendo altre chiese dell’atletica, sapendo che per il Ceccarelli non c’è ancora un posto in staffetta, almeno fino a quando non andrà davvero sotto i 10 secondi come prevede il suo allenatore, piangendo Fosbury, rimpiangendo Pietro Mennea che, secondo la moglie e qualche amico, potendolo fare, da dove sta oggi seguendo Carlo Vittori fra volute celesti alla seta, chiederebbe di sicuro a Jacobs, magari anche a Tortu, quanto si allenano per reggere stagioni così piene di appuntamenti per dare alle contese palabratiche dei bar un motivo in più di rissa partendo dagli ori olimpici.

Non ci accontentiamo più di nulla, chiedere a Mancini, figurarsi se verrà accarezzato dalla parte giusta il pelo della nazionale di rugby che ha perso tutte le partite del Sei Nazioni, ma ci ha detto che la strada nuova darà risultati. Si, va beh, direte voi. Anche alla Ferrari nelle presentazione era solo zucchero e panna montata, adesso stracci che volano.

Ci vorrebbe pazienza, ma vedete anche voi come vanno le cose. Sul fondo delle classifiche società già non molto ricche si svenano per cambiare allenatori, squadre costruite male accettano lungodegenti che si fanno male appena mettono il piede sbagliato giù dal letto e sul campo non ci arrivano mai o, se lo fanno, è soltanto per lamentarsi.

Con questo stato d’animo saliremo i 343 gradini che portano alla pagoda tailandese di Chiang Mai, cittadina gemellata con Genova, per leggere a voce alta le pagelle della ventiduesima giornata del basket dove la Virtus adesso sembra Elisabetta e l’Armani la dolente Maria Stuarda.

• 10 A BUCCHI, PASQUINI (foto), SARDARA perché Sassari è davvero la squadra del momento per aver risolto tanti problemi quando le cose andavano male, cominciando con l’allontanare il non fenomenale ONUAKE convinto di essere un piccolo JABBAR. Una quarta in classifica da schivare ai play off.

• 9 BELINELLI e WEEMS hanno chiarito cosa vuol dire essere fedeli alla VIRTUS quando intorno c’è aria pesante. A Milano hanno portato le Vu Nere oltre la barriera corallina delle difese messiniane.

• 8 Al tormentato SPAHIJA, che a Verona si è visto il supplementare dagli spogliatoi dopo essere stato espulso, perché alla fine ha chiesto scusa al basket italiano per il suo comportamento. Stile, intelligenza, uno che sa guidare una squadra e forse anche ritrovarla come la lunatica VENEZIA di quest’anno.

• 7 A Giorgio ARMANI che ha stretto la mano ai suoi giocatori di basket sia dopo la bella partita, seppure perduta a Madrid, che dopo la caduta più dolorosa contro la VIRTUS di ZANETTI. Ci vuole orecchio anche per capire che le stagioni non fortunate vanno affrontate guardando avanti e mai indietro.

• 6 All’Austin DAYE che nel nome del padre ha ridato speranza alla PESARO che vorrebbe davvero farli i play off. Col suo braccio la squadra di REPESA ha ritrovato la strada che Brescia, invece, sembra aver smarrito.

• 5 A NAPOLI se non riusciranno a convincere “’o presidente” De LAURENTIS, che sta riportando lo scudetto al Maradona, a prendersi anche la squadra di basket che, al momento, cammina al buio, contestata dai pochi (2500) che vanno a vederla e si domandano, come noi perché il presidente di oggi se la prenda con la squadra che hanno costruito e non può essere ancora colpa di Buscaglia.

• 4 Ai muli di TRIESTE che non ritornano con i piedi a terra e continuano a sbandare pericolosamente. Ora avendo ridato vita alle speranze di REGGIO EMILIA non devono anche farsi prendere per la coda nella lotta durissima che prima del 13 maggio darà due retrocessioni.

• 3 A TRENTO che dopo aver riassaporato il successo in coppa si è trovata con le gomme sgonfie quando stava dominando Tortona e ha perso la bussola per asfissia quando la squadra di Ramondino e del bravissimo SEVERINI, vera rivelazione dell’anno, è andata davanti nella volata dove in troppi, cominciando da FLACCADORI, hanno sbagliato i colpi decisivi.

• 2 All’EUROLEGA che MANDA IN CAMPO TROPPO SPESSO Milano e Bologna quasi alla stessa ora. Agli appassionati piacerebbe poterle vedere tutte e due anche se sappiamo che la loro corsa in coppa non andrà oltre le 34 giornate, spettatrici avvilite ormai fuori dai giochi.

• 1 Agli ARBITRI, ancora una volta, non per fischi sbagliati, quelli ci stanno, ma per la lentezza al momento di verificare le immagini del VAR. A Treviso la battaglia con SCAFATI, risolta coi tiri liberi, è durata oltre due ore.

• 0 A TONUT bravissimo a Madrid, importante nella rimonta poi abortita dal finale tragico con la VIRTUS, perché non eravamo abituati a vedere giocatori italiani che accettano di lavorare duro per entrare in una nuova dimensione tecnica. Nelle orecchie i gridolini della carità pelosa chiesta da agenti e famigli. Lui, invece, attacca e difende, cercando sempre di fare un passo avanti. Rara avis che non solidarizza con lo sport nazionale: lamentarsi e dare la colpa agli altri.


 

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