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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / A ogni secolo la sua messa

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Giovedì 8 Dicembre 2022

 

italia 


Tra disgusto e pinzillacchere, una certezza: questo nuovo governo durerà a lungo, a dispetto di quanti lo osteggiano, da fuori e da dentro: in buona sostanza perché conviene a tutti. Anche al palazzo di Bruxelles.

Andrea Bosco

Disgusto: per le cose e per gli uomini. Disgusto la cultura e per la società. Disgusto per il mio mestiere e per la mia categoria. Disgusto per la politica e per le religioni. Disgusto per la storia (scritta quasi esclusivamente dai vincitori) e disgusto per l'arte diventata forma esplicita (tranne rari casi) di prostituzione. Disgusto per la musica diventata bordello nelle mani di congreghe alla ricerca del presunto X Factor.

Disgusto per i falsi migranti, per i veri scafisti, per le cosiddette pietose ONG: traffico immondo. Mentre le vittime, i veri migranti, continuano a morire in mare. E non solo in mare. Disgusto per chi veicola vento e raccoglierà inevitabilmente tempesta. E per chi non rammenta: non vuole ricordare di come sia cominciata la stagione degli “anni di piombo”.

Disgusto per chi ruba, per chi truffa, nella vita e nello sport. Disgusto per chi intercetta, attribuendo sempre alle proprie “spiate” l'esigenza dell'“urgenza”, come vuole una legge (disgustosa) che solo in Italia ha diritto di cittadinanza. Disgusto per la commistione tra PM e PG, quelle carriere mai “separate” e che procedono all'insegna del “cane non mangia cane”. Disgusto per lo stuolo abnorme di azzeccagarbugli che popolano i tribunali mentre nella sanità infermieri e medici sottopagati, emigrano. E quando non lo fanno cambiano mestiere piuttosto che continuare a percepire stipendi che un milione di scansafatiche incassa tenendo le terga al caldo, sul divano.

Disgusto per una scuola che schifa il “merito”. Disgusto per chi spregia e offende l'omosessualità, considerandola (ancora oggi, anno del Signore 2022) una “malattia”. Disgusto per chi si dispone alla pratica “dell'utero in affitto”, rivendicando il diritto alla maternità e alla paternità, sbattendosene del diritto del nascituro (o nascitura) che nessuno interpella (e interpellerà) per essere stato concepito nel ventre di una madre che dopo aver “sgravato” si libera di lui come di una cosa. Disgusto per chi fa la guerra. Disgusto per chi la guerra giustifica. Disgusto per chi proibisce per legge i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Metti l'Indonesia, il paese musulmano più grande del mondo. A proposito di Corano. E sempre a proposito del Libro del Profeta, disgusto per chi arresta, tortura, uccide, impicca quante e quanti (mettiamo in Iran) si oppongono alla oscena pratica del velo imposto alle donne. Disgusto per chi (mettiamo la Cina) oltre ad altre “amenità” (delle quali tratterò più avanti) arresta, fa picchiare, si oppone a chi stanco dei divieti farsa sul Covid è sceso in piazza a protestare.

Disgusto per i condoni, per le multe azzerate ai no-vax, per l'assurda querelle sul POS, per quella sull'innalzamento del contante: pinzellacchere che riempiono le pagine dei giornali italiani e che all'estero fregano un tubo. Anche se il massimo del disgusto lo produce l'assurdo, burocratico, fazioso, idiota, palazzo di Bruxelles con la sua mastodontica menzogna. E vale a dire che l'Europa sia “unita”. Chiedetelo in Italia ad agricoltori, allevatori, produttori, ristoratori, pescatori. E mi fermo perché l'elenco è chilometrico: al pari delle iniquità europee. Chiedete a quel Palazzaccio perché l'olio d'oliva italiano risulti pericoloso e viceversanon lo siano le mille schifezze alimentari prodotte in Francia, Olanda o Germania. Chiedete a quei burocrati perché i marchi italiani non vengano tutelati nei confronti dei contraffattori di mezzo mondo. Ma, viceversa, la misura delle cozze pescate, implacabilmente, lo sia.


BORIS – Dico qualche cosa sugli ambientalisti che hanno imbrattato la Scala prima della serata inaugurale del Piermarini? O parlo della follia del consolato ucraino che ha chiesto di stoppare il “Boris” nella serata dedicata al santo patrono milanese? Ogni anno alla Scala è la stessa solfa: contestatori di ogni tipo. Sindacati che battono cassa e minacciano scioperi che poi non fanno. Damazze e tipi da spiaggia che si mescolano a vere dame e a nobili decaduti. Stilisti, gente dello spettacolo, della cultura, della finanza, del volontariato, politici e prelati, ex di ogni tipo con imbolsiti quarti di lignaggio. E poi loro: gli esperti d'opera che un giorno prima hanno studiato il libretto, non conoscono una nota, non riconoscerebbero una “stecca” del tenore o della soprano ma che si improvvisano esperti in televisione per farsi “cacare” in smoking (o abito lungo da sera) dal palco messo a disposizione dalla RAI.

Parliamo della grezza confezionata da Monica Maggioni e dal TG-1, la loro “mattina” confrontata con i dati d'ascolto del “comico” Fiorello? E' proprio vero: fu uno “sfregio”. Il fatto che colleghi che nessuno si “fuma” abbiano rifiutato di ospitare al mattino sulla propria rete un “guitto” come Fiorello fu uno “sfregio”. Fiorello al quale nessuno ha mai dato una tessera professionale. Ma che a differenza loro (gli sfregiati), fa “sorridere” . Un caffè, una brioche e un sorriso. Ha fatto quasi 700.000 spettatori, Fiore. Con share del 14,1%, là su RAI-2 dove, prima, facevano lo 0 virgola. Il doppio rispetto all'approfondimento sfiga di RAI-1. Il direttore generale (ombre vertical, si fa per dire, vicino assicurano al Pd) si è complimentato con Fiorello. Sfasciandosi nel farlo i molari.

A proposito di RAI: adesso le faccio causa. E pazienza se ci ho lavorato per venti anni. Non è più la mia RAI. Non sopporto di vedere in onda da Bianca Berlinguer uno come il professor come accidenti si chiama, ammiratore di Putin, che ti spiega che l'Ucraina non dovrebbe difendersi, che gli americani e gli europei fanno male a dar loro le armi. E che mai e poi mai gli ucraini dovrebbero (come hanno fatto) attaccare il territorio russo. Perché se Putin “si dispera”, il rischio è quello nucleare. Mai sentito di una guerra che una nazione “deve solo subire”. Ma che non ci pensi l'Ucraina di infilare un missile dentro al Cremlino. Gli ucraini devo schiattare a casa loro. Il Donbass è “russo”: se ne facciano una ragione. E poi, spiega il professore di cui sopra, “è la NATO che ha voluto la guerra”. Ora, per come la vedo io, il professor tal dei tali, Bianca Berlinguer lo inviti a casa sua (che non è RAI-3), gli offra thea e pasticcini. Magari anche dei canditi. Se lo sciroppi in tutte le salse. Appenda le sue foto sul muro. Ma non lo imponga ai telespettatori. Sta sui maroni a tutti: persino ai pacifisti. Io non voglio pagare per vedere quello lì. In privato, persino Michele Santoro (mi hanno assicurato) spiega cosa pensa di lui. Senza andare a Samarcanda.

A proposito: anche Floris a “di Martedì” ha sentito l'inderogabile esigenza, (dopo Damilano inforcando il cavallo su RAI-3, dopo Lilli nostra signora del talk a “Otto e mezzo” su La7) di invitare Michela Murgia nel suo programma. Del resto: marchettando, marchettando sul libro di Murgia, che male vi fo? Floris è abile, dice non dicendo, non dice, dicendo. Ha quell'aria da bravo ragazzo liberal che a una come Murgia fa dire di tutto (anche sulla fede), tranne una cosa: per quale motivo una merda come la schwa dovrebbe entrare con prepotenza e protervia nella lingua italiana? Scrivete a Giovanni Floris. Poi fatevi spiegare perché il Duo della Satira che apre la sua trasmissione massacri (anche facendo molto ridere) l'universo mondo tranne che Giuseppe Conte. A parte un siparietto sul Tintura che aggiorna il “colore” blu notte della sua capigliatura.

Capisco: Conte fa già talmente ridere di suo da non aver bisogno di mentori. Eppure argomenti, Luca e Paolo, ne avrebbero sull'avvocato del popolo. Mettiamo quei 170 russi (militari) arrivati a Bergamo per “spiare” travestiti da medici durante la pandemia nel pieno del suo governo? Mettiamo i “centri di individuazione cinesi” sparsi per l'Italia, inaugurati fin dai tempi di Prodi, mantenuti da tutti fino a Giuseppi e incrementati (vero Salvini?) con la “via della seta”? Mai fatto un giro a Venezia, il signor Conte? Mai fatto un giro in Paolo Sarpi a Milano? O a Prato? Dove i cinesi “aprono e chiudono” e poi riaprono di sei mesi in sei mesi ogni attività, espandendosi a macchia d'olio? E dove soprattutto: NON MUOIONO MAI?

CONTE TACCHIA – Mettiamo quella vicenda del filmato su Matteo Renzi del quale pare lui sapesse “prima” e sul quale ha confuso le date? Mettiamo la vicenda migranti (per la quale è a processo Matteo Salvini) della quale né lui (figuriamoci Toni Nelli) nulla sapevano? Loro non c'erano. E se c'erano, dormivano. Mettiamo quell'Arcuri con le sue farlocche mascherine, quella Azzolina con i suoi banchi a rotelle, quel Di Maio con i suoi “libici del Libano”: mettiamo tutte le mostruosità dei governi Conte-1 e Conte-2 passate in cavalleria? Mettiamo la vicenda della sua elezione a presidente grillino con un pugno di voti (ma proprio un pugnetto) on line?

Mettiamo la vicenda dei gruppi parlamentari? Perché, anche se non si sa (e vale per ogni formazione politica) il numero dei parlamentari è stato ridotto. Ma i Gruppi (parlamentari) continuano a prendere integralmente il “toncio”. Arretrati compresi. Insomma Luca e Paolo ne avrebbero per mettere alla berlina il Tintura che parla con la mandibola bloccata alla Conte Tacchia di Montesano. Ma si astengono. Come si sono astenuti i giornalisti d'Italia per le indagini inerenti il Narcos, vertice Aia, la cui vicenda è sparita in due giorni dalle pagine dei giornali. Non parliamo delle tv: quelle storicamente sono come le tre celebri scimmiette.

Spiegava Henri Michaux: “A ogni secolo la sua messa. Questo (secolo) cosa aspetta per istituire una grandiosa cerimonia di disgusto?”. Pittore, poeta, scrittore, belga naturalizzato francese, Michaux accostato al surrealismo aveva fatto uso di LSD e mescalina messicana ben prima che i “figli dei fiori” negli anni Sessanta ne facessero una “religione”. Quindi essendo io un suo lettore, potete anche pensare che mi sia fatta una “canna”. Potete pensare qualsiasi cosa. Non me ne frega un tubo. Io vi racconto cose vere: non le palle “addolcite” che vi propinano ogni giorno. Ho sempre detto e scritto la verità. E questo, cari lettori, ha un costo elevato. Ma almeno al mattino, io radendomi, non mi sono mai sputato nello specchio. Mai.

Non ho votato per Giorgia Meloni. Ma alla prossima tornata elettorale forse lo farò. Perché sono nauseato da quello che le sta accadendo. E se i deliri delle femministe (“non basta essere donna per fare l'interesse delle donne”) mi fanno sganasciare. Se le pretese dell'opposizione (“manovra debole, pavida, vigliacca – secondo il solito Tintura – che dà ai ricchi e toglie ai poveri”) che un governo di destra faccia una manovra di sinistra, sono bizzarre politicamente parlando, resta il fatto che in cassa non c'è una lira. Che il governo ha fatto certamente poco, ma ha fatto quello che poteva. Perché l'Europa ha messo dei vincoli precisi, visto che per elargire i fondi vuole la garanzia che verranno attuate le riforme. Perché la soluzione di Salvini (Forza Italia un poco meno, a dire il vero) e quella di Landini (Craxi avrebbe orrore di come la UIL si sia ridotta a fare la mosca cocchiera della CGIL), e di Masaniello Conte (fare ulteriore debito), è una idiozia. Ogni centesimo di debito in più lo lasciamo in eredità ai nostri nipoti e pronipoti. E a quelli che ancora devono nascere.

Ma se fin qui il discorso è politico, da analizzare, confutare, interiorizzare, quando si minaccia di morte Giorgia Meloni, quando si minaccia di morte la figlia, quando si dice che se su Crosetto “verrà fatta violenza, non mi strapperò i capelli”, quando si mette il fantoccio di Meloni a testa in giù, allora il puzzo, diventa il fetore dell'estremismo brigatista. Inutile girarci attorno. L'opposizione al governo non si renda complice di questa bestialità. Il signore che “non si dispererebbe se a Crosetto venisse fatta violenza” ha un volto, un nome. E va affidato alle patrie galere. Al pari dei gentiluomini che vorrebbero uccidere Meloni e sua figlia. E' incitamento alla violenza. E dire che modificare il “reddito di cittadinanza” è una iniziativa “vigliacca”, significa stimolare la bestia della contestazione violenta. Un principe del foro dovrebbe conoscere il significato delle parole: vigliacco dal latino vilis. Cioè codardo, imbelle, poltrone, pauroso, vile, coniglio. Tutto si può dire di Meloni, tranne che sia una codarda. Ma questa è la vulgata di una parte dell'intellighentia nostrana. Che continua a parlare nella speranza di capovolgere un risultato elettorale sancito dal popolo e che, tra altro, vede Meloni (dopo una cinquantina di giorni di governo) in ascesa nei sondaggi, oltre il 30%, ormai.

Forse servirebbe che i nostri uomini di cultura evitassero di mescolare il passato con il presente. Quasi a presentare il presente come la “coda” di un passato (infame) che non potrà tornare. A Bruxelles hanno conferito ad Antonio Scurati il “Prix du livre europeen” per il suo romanzo “M: l'uomo della provvidenza”. Seconda puntata nella quale si parla di Mussolini e di fascismo. E della paura che si trasforma in odio. E' un mattone, ma l'ho letto: contiene spunti interessanti e valutazioni da condividere su quanto fu orrendo il fascismo nel nostro paese e della percezione che nel tempo del fascismo in Italia si è cristallizzata. Colpa anche di quella scuola alla quale si vorrebbe negare il “merito”. Ai miei tempi (l'ho scritto, porca la pupattola) ci fu spiegato. E non l'abbiamo mai dimenticato. Ma poi Scurati indulge all'attualità e quindi a fare dal suo osservatorio, non storia ma politica. E scrive: “Paura di cosa? Paura delle speranze degli altri. Ieri paura del trionfo della rivoluzione socialista (leninista, Scurati, leninista …) oggi, la paura che si realizzino le speranze di una vita migliore di popoli costretti a migrare in massa verso l'Europa. Con questa formula, al tempo stesso minacciosa e consolatoria, cento anni or sono Mussolini sedusse l'Italia mentre i suoi squadristi la violentavano. In essa, allora come oggi, palpita il cuore nero della seduzione autoritaria”.

SEDUZIONE – La storia (e Scurati dovrebbe saperlo) è più complessa di come la racconta lui. Ma teniamo pure il punto: tutelare la libertà di pensiero e di stampa. Anche (anzi, soprattutto) dai palpiti del nero cuore della “seduzione autoritaria”. E quando il cuore, al pari della seduzione autoritaria, è “rosso”? Quando la seduzione è una “ribellione” che arriva a minacciare la vita altrui? Siamo ancora a “fascisti, carogne, tornate nelle fogne?”. Le parole vanno maneggiate con cura. Le parole sono pietre. Specie quando l'impulso ideologico evita la riflessione. Questo governo durerà. Non so quanto, ma durerà. Perché conviene a tutti. Anche a quelli che lo contestano. Conviene agli alleati di Meloni in netta flessione di consensi. Conviene a Renzi e Calenda che aspirano alla doppia cifra. Conviene al Pd: l'Italia consegnata a Ely? Maddaiiii …

Conviene alla Banca d'Italia (magari evitando di fare politica), conviene alla finanza (un governo a picco equivarrebbe ad un paese nelle canne più di quanto non sia), conviene all'Europa (se non altro perché fino a quando al governo ci sarà la Draghetta, avrà l'alibi dei migranti), conviene alla NATO (inutile spiegare il perché), conviene agli USA (idem, idem), conviene alla Cina (Conte non tornerà e a Pechino lo sanno) e conviene persino al Tintura. Dove potrebbe trovare un governo che fa la “destra sociale”? Che non abolisce il reddito di cittadinanza, ma lo rimodula, anzi lo incrementa per i veri bisognosi, invitando al lavoro quanti possono lavorare? Chi? Berlusconi? Salvini? Bonaccini? Certamente non Calenda e Renzi. Quanto a Bonelli e Fratoianni e il loro parlamentare (leader dei migranti che con i migranti faceva fortuna), sono stati mollati persino da Laura Boldrini. E non solo per le foto imbarazzanti di Lady Gucci in Sumahoro (è lei o non è lei?: certooo che è ... eccetera) passata indenne per numerosi governi, di sinistra e di destra, come nipote del presidente del Ruanda. Certo che questa storia delle “nipoti” è davvero un vizio della politica. Trovatene una di migliore, almeno.

Cosa manca? Il giudice che all'udienza per estradare il padre di Saman dal Pakistan si scopre che è in vacanza? I tifosi del Marocco che per festeggiare l'ammissione nel club degli Otto in Qatar hanno bloccato il traffico per ore in Corso Buenos Aires (ci sta, così fanno gli italiani) e hanno riempito piazza Duomo (ci sta, la piazza è di tutte le comunità), ma hanno anche preso a calci e semidistrutto i divanetti posti in Piazza Gae Aulenti a Milano (questo non ci sta anche se è sempre meno di quanto fatto a Bruxelles qualche giorno prima dai loro compatrioti)? Poi scopri che a Verona i soliti labari di estrema destra sono scesi in strada armati di catene a mazzolare la gioia dei marocchini. Vergogna per questa gente priva di civiltà e tolleranza. Ma vergogna anche alla informazione di sinistra, alla politica di sinistra che per le minacce a Meloni, alla figlia di Meloni e a Crosetto non hanno fatto un plisset.

La “Ducessa”, come viene chiamata, renderà conto del suo operato, politicamente parlando. Ma non deve rendere conto ai violenti. I violenti li deve far perseguire, al pari degli amici omertosi dei violenti. Ma in questo pese sembra normale che uno scrittore gratifichi il presidente del consiglio di “bastarda”. E quando viene querelato, all'udienza si presenti con la sua personale claque che si dispone al moralismo: un presidente del consiglio non querela. Un presidente del consiglio deve dimostrarsi “superiore”. Un presidente del consiglio è troppo potente rispetto ad uno scrittore per quanto notissimo e popolare. Non dico cosa ho fatto io nella vita quando qualcuno mi ha pesantemente insultato. Ma erano altri tempi. Erano altri “cazzotti”. Certamente, una Meloni “coraggiosa”, oltre che togliere il reddito di cittadinanza agli sfaticati, darebbe una sforbiciata alle “partecipate”: mangiatoia dei comuni. Vedi Roma e poi puoi “morire”. Senza passare per Napoli.

CORAGGIO – Una Meloni coraggiosa, toglierebbe i privilegi alla casta: a cominciare dai 5000 euro per i tablet. Come se i parlamentari non avessero già tutti un telefonino. Una Meloni coraggiosa, taglierebbe gli sprechi della pubblica amministrazione, della burocrazia più inetta del mondo, di una magistratura che a fa e disfa a suo piacimento. E che maledettamente costa ai cittadini. Una Meloni coraggiosa sposerebbe l'idea di Berlusconi di una esenzione per chi assume giovani fino a 35 anni. Che giovani non sono da tempo, ma ditelo alla sociologia italiana che vede nei “mammoni” una realtà etnica ormai insopprimibile. Noi che a 16 anni d'estate andavamo a lavorare, perché così ci imponevano di fare i nostri padri, in realtà non siamo mai stati giovani. E si è visto. Una Meloni coraggiosa farebbero abbattere tutte gli edifici abusivi del paese, sbattendosene dei Ranucci che ti spiegano come ad Ischia, la colpa del disastro non sia stata dell'abusivismo ma della scarsa manutenzione (o della assente manutenzione). E sia: ma se mezzo sud vive su case abusive, cosa si fa, una sanatoria? Come per le multe revocate ai no-vax, vera presa per i fondelli per chi le norme ha rispettato? Come per gli evasori fiscali da sempre graziati? Come per chi fa lavorare in nero? Come per chi in nero lavora?

Sono realista: per uscire dal fango nel quale il paese è immerso, Giorgia Meloni ha solo due strade. Una riforma della giustizia che imponga a tutti la legalità. E una patrimoniale “decente” che attinga a chi ha grandi capitali, a favore di chi ha meno e vive in situazioni di povertà. Ma con criterio. Abbassando le tasse ed invogliando tutti a pagarle. Senza criminalizzare la ricchezza. Chi si è fatta una fortuna lavorando e sudando cosa deve alla collettività. Fare fortuna non è un reato. Anche se dietro ad ogni grande fortuna, non rammento più chi l'ha scritto, “quasi sempre c'è un grande crimine”. Ma certamente chi ha la fortuna di avere fatto fortuna ha il dovere di fare qualche cosa per chi per incapacità o mala sorte vive in uno stato di indigenza. Non serve dirlo, serve farlo. I galantuomini lo fanno. E poi una cosa semplice come accade in altri paesi. Fai del bene? Ti spendi per la cultura? Costruisci case per chi non ne ha? Sei, insomma un filantropo, magari lungimirante come Olivetti?

Lo Stato riduca le tue tasse. Non pretenda la botte piena e la moglie ubriaca. Lo Stato italiano ha un Everest di responsabilità per come il debito pubblico è andato fuori controllo: tutti colpevoli dopo De Gasperi. E non si pensi che l'unica indecente idrovora sia stata la Cassa del Mezzogiorno. Il Sud ha le sue responsabilità, ma è anche vittima. Non solo di una malavita che si è cronicizzata. E' vittima della sua classe politica. E' vittima della sua classe dirigente. E' vittima dei suoi uomini di cultura. E' vittima dei suoi sociologi. La gente perbene del sud (ed è tanta) è vittima di una “narrazione”, per dirla con quelli che parlano bene, che ha elevato il vittimismo a sistema esistenziale. Ma il sud è zeppo di persone che vogliono fare. E non possono. Che vengono impedite a fare. Che lo Stato ha abbandonato agli ominicchi disprezzati dal vecchio boss de “Il giorno della civetta”.

Mi rifiuto di parlare delle gesta della “donnaccia” regale. Che lancia fango verso i famigliari a pagamento. Ma cento milioni per sputtanare la famiglia, sono tanta roba: c'è chi lo fa per molto meno. Ha ragione un antico proverbio della mia Laguna: “Chi ce l'ha d'oro, chi ce l'ha d'argento e chi ce l'ha da pugni dentro”. La “frittola”, ovviamente: per la quale un uomo può delirare, fino a perdere la ragione.

 

 

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