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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / La perfida forza del mastino

Lunedì 5 Dicembre 2022

 

banchero


“Campionato di basket che porta trentamila persone in tribuna ogni domenica: abbiamo palazzetti per le Barbie, non vere arene, torneo nato sotto la dittatura delle più ricche, in attesa di capire chi saranno le vere sfidanti”.

Oscar Eleni

Dal castello dei misteri di Mullaghmore, Irlanda, che magari vorrebbe stare in Europa, nella stanza dove morì Mountbatten l’ultimo vice re britannico in India, per interrogare i fantasmi di questi giorni dove da poveri si fatica a capire tutto. Dalla “guerra” sulle carte di credito alle telefonate furbe fra gli ex amministratori della Juventus. Viaggi sul ghiaccio sottile per non dover ammettere che si fatica ad emozionarsi per il mondiale qatariota anche se poi l’audience televisiva fa sorridere l’esercito RAI mandato nella festa mobile, nel parco giochi degli emiri che se la godono e, addirittura, come ha chiosato Cimbricus, vorrebbero pure i Giochi invernali.

Abbiate pazienza e vedrette che si troveranno i voti e le giustificazioni per far mettere a tutti i pantaloni da sci, basta pagare. Chi dirige vuole altre feste dove si premiano i migliori cammelli, non i più veloci, i più belli. Ammettendo di aver guardato il mondiale soltanto dalle partite ad eliminazione diretta, sapendo la melma che si mescola nelle qualificazioni, il qui lo dico e qui lo nego che ha accompagnato, ad esempio l’Italia di Bearzot verso il mondiale, quella di Lippi alla gloria sotto il cielo di Berlino, ci inchiniamo alle campionesse dello sci, Goggia e Gut, perché sfidando la maledizione della troppa popolarità hanno fatto scoprire che la sciolina del cervello è ancora la cosa migliore.

Trappola crudele quella dove fra polvere ed altare c’è pochissima strada. Pensate al portiere dell’Inter che si godeva gloria mondiale ed è stato spedito a casa per insubordinazione. Ora sono cavoli del pacifico Inzaghi. Non parliamo del principino belga del Milan. Nel basket, ovviamente, la regola è rispettata mentre in troppi ancora si stanno chiedendo perché il campionato nazionale italiano multietnico non aiuta le nostre squadre, squadroni o squadrette non conta, quando vanno a cercare gloria nei tornei europei, dalle corse coi sacchi della FIBA a quelle sofisticate dell’Eurolega dove dovrebbe cominciare a fare più attenzione all’ego di certi arbitri.

Certo inferiore ai nostri che davanti al VAR farebbero cena e colazione facendo durare le partite più di due ore, più o meno quello che succede al calcio in Qatar dove i recuperi ci ricordano quello che ora si vorrebbe correggere: fra sceneggiate, balletti, discussioni si vede sempre meno gioco. Esistono sport dove il tempo si ferma per ogni gazzarra, ma non nel calcio. Sai, i padri fondatori, … Già quelli servono sempre. Anche nel ballo delle plusvalenze e nelle cene eleganti?

Tornando al basket altra settimana europea al nero di seppia per Armani e Virtus Segafredo, le stesse che in campionato hanno annichilito una Sassari come il raffreddato Bucchi, una Varese che doveva immaginare cosa sarebbe successo se in tanti si fossero inginocchiati alla Canossa del bravissimo Brase, nipote del grande Lute Olson. Certo una Virtus ispirata da 32 assist sul campo seguendo la musica del Teodosic castigato in eurolega, forte abbastanza per ridare luce al miglior Belinelli dell’anno, potente e feroce per andare oltre i 100 punti, capace di far dimenticare a troppi che nella Openjobmetis mancava Reyes che fra alti e bassi spesso sposta il bilancino.

Milano e il mal della pietra che non è certo guarito sul campo della Dinamo mai vista così vuota, anche se il doppio impegno fra coppa e campionato asciuga energie in squadre con panchine molto più corte di quelle di Milano e Bologna dove nel castello dei misteri stanno cercando gli iettatori che dall’inizio stagione hanno costretto i due allenatori più vincenti del nostro basket ad inventarsi sempre soluzioni nuove. Milano e Bologna che   non riescono a finire quello che, magari hanno cominciato bene come a Vitoria o Belgrado nella tana dei ribelli con la maglia della Stella Rossa. A proposito, mentre trepidiamo per Menetti o magari Nicola, pensando ai tormenti di Ramagli e di Verona nell’anno balordo dove calcio e basket camminano sul burrone della retrocessione, dobbiamo riconoscere che se cambi guida tecnica in corsa allora devi scegliere gente con l’artiglio.

Alla Stella Rossa sono andati a cercare Dusko Ivanovic che con il primo allenamento di sei ore aveva fatto dire subito, anche ai grilli parlanti della televisione, che in poche settimane si sarebbe trovato tutti contro: beh intanto sta risalendo in Eurolega e a casa ha messo sotto pure il Partizan di Obradovic. A Scafati, senza rimorsi per la riconoscenza che dovevano ad un giovane e brillante allenatore che li aveva fatti promuovere, hanno pensato che soltanto Caja e il suo artiglio avrebbero ridato vita a Logan e alla squadra. Intanto hanno preso Napoli e lasciato sul fondo le altre.

I giocatori che non pagano quasi mai se ne fottono, loro sanno recitare come molti bambini perfidi a scuola: lei è meglio del maestro di prima. Salvo poi comunicare ad agente e famigli che forse è già tempo di rifare le valige.

Campionato di basket che porta trentamila persone in tribuna ogni domenica, abbiamo palazzetti per le Barbie, non vere arene, torneo nato sotto la dittatura delle più ricche, in attesa di capire chi saranno le vere sfidanti se Venezia dopo il sacco di Brescia si è insaccata davanti ad una Brindisi capricciosa se può difendere come contro la Reyer fermata a 63 punti e svaccare come nelle ultime giornate. Già, Brescia, sembrava in crisi dopo il bagno europeo contro Venezia, gli infortuni. Furore su Napoli.

In attesa che qualcuno vada con l’incenso a Trento o, magari nella Trieste dove Legovich, il più giovane degli allenatori in campionato, giovane come il suo capitano Deangeli, veniva guardato con sospetto a tribune semivuote, ora sembra il Potter della fiaba dove in salsa non soltanto rosa ci prepariamo al tappeto in filigrana per Banchero che, finalmente, incontrerà Pozzecco, Trainotti, ma, soprattutto quello che dovrebbe fargli firmare contratti per arricchire il suo portafoglio già bello gonfio. Benissimo. Ora calma e un po’ di gesso sulla palla di cristallo del presidente Petrucci che non ha potuto seguire, per motivi personali, i suoi nel viaggio a Betlemme in Florida.

Vero che Banchero ha detto di essere rimasto affascinato da Azzurra gioiosa, di voler giocare per il Poz e con Gallinari o Mannion, ma anche precisato che al mondiale ci sarà soltanto se si sentirà in buona forma. Palla in tribuna. Vedremo.

Pagelle ammettendo che l’Armani di Vitoria era da quattro, mentre la Virtus di Belgrado era da 5.

• 10 Alla FIESTA del canestro di VARESE, palazzo esaurito, Virtus per la prima volta a quota 108 e pazienza diranno tutti, meno Scariolo se poi ne ha presi 100 da un’avversaria che da meno 20 era tornata molto vicino. Spettacolo? Beh meno noia di tante altre partite.

• 9 Al FORRAY, capitano della Trento quarta in classifica fra lo stupore di chi non conosce il Molin pensiero, per aver messo a segno il 16° punto dopo il tecnico al veleno preso dal giovane Moretti che con la rivelazione Pesaro sta animando il torneo là dove si fa fatica a mettere insieme pranzo e cena.

• 8 A RAMONDINO che sembra aver ritrovato la Tortona che ci aveva incantato all’inizio stagione. Brutta cliente per tutti se Cain torna a farsi sentire e Filloy indica la strada anche a Christon o Macura.

• 7 Al MASSINBURG di Brescia che ha fatto dimenticare i grandi assenti cominciando dal Petrucelli ai box per una frattura da stress, normale se devi giocare così tanto cercando di fare anche bene.

• 6 Al LOGAN che con 24 punti ha fatto sapere a Treviso, dove lo consideravano troppo vecchio, che è certo meglio lui di altri che invece sono rimasti al Palaverde, forse nella speranza, di prendere finalmente i ladri che fanno bottino sulle auto posteggiate a Villorba.

• 5 A Nicolo MELLI il migliore per lunghezze nella Milano che non gli dà respiro neppure sul più 40 se oltre a dire cose giuste in campo non troverà anche il guanto di ortiche per svegliare i finti leoni del Forum.

• 4 A BELINELLI e MANNION così bravi a Varese, così importanti in campionato se non diranno agli allenatori da bar che SCARIOLO sta facendo il massimo per avere a primavera tutti i bulbi della stagione ben fioriti: non narcisi, ma roba seria.

• 3 A Romeo SACCHETTI che dopo la vittoria di Cantù a Latina ha elogiato la difesa della sua squadra mandando in paranoia chi in via Vitorchiano voleva un licenziamento per la sua ruvidezza nel trattare con giocatori che aspettavano soltanto l’allenatore al bacio, ma anche per lo scarso lavoro sulla difesa, un veleno per giocatori frou frou.

• 2 A CINCIARINI capitano coraggioso di una REGGIO EMILIA da fondo classifica se non dirà la sua in maniera autorevole per evitare che a pagare il mercato delle pulci della Unahotels sia MENETTI. Un “buona fortuna” a Sakota che lo sostituirà.

• 1 A LAMONICA se ancora non ha fatto il conto dei minuti dei suoi cari arbitri davanti al VAR, del tempo che si perde spezzando ritmo di gioco. Vero che succede anche nel calcio, ma questo non autorizza a copiarne le cattive usanze. Nella nona giornata poi sarebbe interessante chiedere a PATERNICO’ e al peccatore MORETTI come si possono sistemare certe cose senza dover decidere una partita.

• 0 A TREVISO che non trova luce in troppi stranieri scelti, vanificando un progetto che doveva garantire il salto di qualità dopo l’ammutinamento della scorsa stagione.

 

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