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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Osservatorio / Quel che lascia l'estate che muore

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Giovedì 8 Settembre 2022

 

sudtirol 

Mentre vanno in archivio Nuoto ed Atletica, è ora il turno degli sport di squadra, vera immagine della consistenza sportiva di un paese. Ma parliamo di discipline olimpiche; quanto al calcio, … scegliamo di rifugiarci nel Sudtirol.

Luciano Barra

Ci sono molti segnali per cui sembra che l’estate sta bruscamente terminando. Il primo è strettamente legato al clima. In qualche parte dell’Italia abbiamo quella che in America chiamano “Indian Summer”, altrove ci si sta già attrezzando per un autunno/inverno alle porte e aggravato dai problemi energetici. Ma esistono anche altri segnali che l’estate sta per finire. I due sport principali dell’Olimpiade e dell’estate sono il Nuoto e l’Atletica ed ambedue hanno espresso il meglio di sé nel mese di agosto. Ora si consumano piccoli spiccioli.

Lo spirito olimpico rimane in piedi in queste prime settimane di settembre grazie agli sport di squadra dove come sempre non stiamo sfigurando: Pallanuoto, Pallavolo e Pallacanestro. Le buone prestazioni attuali possono essere un preludio ad ampie qualificazioni olimpiche. Va sempre ricordato che gli sport di squadra sono un traino fondamentale durante i Giochi perché non è in gioco un individuo, che, pur quanto bravo, ambisce ad essere il migliore del pianeta. Qui c’è una nazione e qualunque sia la provenienza noi tutti siamo sempre dietro alle nostre Nazionali.

Purtroppo con la fine dell’estate vengono anche i temporali, più che mai ora che per il 25 settembre è previsto un bell’acquazzone. I segnali premonitori ci sono tutti.

Ha incominciato il calcio con il primo turno della Champions League. Confesso che amo guardarla. Ma l’altra sera sono rimasto disgustato nel vedere i campo Juve e Milan rispettivamente con tre e due italiani in campo. E questo vale anche per altre squadre. Confesso che pur essendo un fan della Lazio, ho difficoltà a ricordare più di quattro/cinque giocatori in campo nel campionato. Ma questo vale per tutte le altre squadre per cui si è andata perdendo quell’identità di squadra che esisteva quando le “bandiere” erano Gianni Rivera, Sandro Mazzola, Giancarlo Antonioni, Alessandro Del Piero o Francesco Totti. Guarda caso tutti questi, e molti altri, ora fuori dalle loro squadre. L’unica eccezione rimane Paolo Maldini, ma sappiamo con quali difficoltà c’è stato il rinnovo.

SUDTIROL – Mi trovo quindi davanti ad una domanda e ad una decisione. Ma perché tutte le squadre ormai preferiscono “inzeppare” le proprie file di stranieri? Ma siamo sicuri che sia un problema tecnico e dietro non ci sia qualche problema d’altro genere? E non fatemi dire di più. Ed ecco la decisione: ho deciso di cominciare a fare il tifo per il Sudtirol, squadra di Serie B che, benché con richiamo austriaco, è composta – ironia della sorte – solo da italiani. Se me lo chiedono mi quoto o preparo un lascito testamentario. Meglio a loro che per evitare la chiusura, non delle migliaia di società sportive che stanno soffrendo della crisi energetica, ma di Coverciano di proprietà di una Federazione milionaria (e con debiti miliardari).

E’ triste sfogliare i giornali e non vedere esaltata questa sfida del Sudtirol. Leggiamo di tutto su squadre e calciatori. Pagine su pagine di pettegolezzi e campagne acquisti farlocche di un calcio ormai alla bancarotta. Sulla “rosea” – che presto cambierà nome in Gazzetta del Calcio –, tre/quarti del giornale sono occupati dalla pedata nazionale. Poi qualche sport commerciale che produce pubblicità. Orma gli sport olimpici sono relegati fra gli avvisi commerciali. Un esempio? Il giorno del meeting di Bruxelles della DL di atletica, neanche una riga, in compenso mezza pagine sul matrimonio di Tamberi. E’ proprio vero quanto mi ha detto un ex della Gazzetta: “è un quotidiano per quanto riguarda il calcio ed un settimanale per gli altri sport”. Molto vero.

2026 – Le nuvole sono anche scure sopra i Giochi Olimpici Invernali del 2026. Al di là dell’uso che ne viene fatto in campagna elettorale dispiace vedere che i medesimi errori che resero difficile lo svolgimento dei Giochi di Torino 2006 si stanno ripetendo in pieno. Il completamento in tempo dei lavori pubblici a carico dello Stato, la gestione manageriale del Comitato Organizzatore, le difficoltà economiche dello stesso ed i problemi della “legacy” che, come già accaduto a Torino causa l’affannato ritardo, sono stati affrontati troppo tardi.

Ma la cosa che più rattrista è che nessuno ha pensato di analizzare gli errori di Torino 2006 per cercare di evitarli. Quando pure è stato azzardato, la risposta a difesa è stata: “ma no, la situazione e diversa dopo l’Agenda 2020 del CIO”. Ma a me i problemi sembrano gli stessi. Quello che manca, come spesso accade in Italia, è l’umiltà di guardare indietro per capire i problemi reali. Malagò alcune settimane fa ha parlato dei “Giochi migliori di sempre”. Boh! Il tutto complicato dalla conflittualità politica attuale e da una situazione economica del Paese già drammatica e che può solo aggravarsi.

Amici, aprite l’ombrello e cercate di proteggervi,

 

 

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