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  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Duribanchi / Nuove elezioni? Meglio il Diavolo di Settala

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Martedì 26 Luglio 2022

 

diavolo


“Nessuno che metta nel suo programma elettorale: taglio (mettiamo) dell'1% del debito pubblico. Anche con il drago, Draghi, il debito pubblico è “volato” . Il debito sale perché si continuano a spendere soldi che il Paese non ha.

Andrea Bosco

Quindi il 25 di settembre si voterà. Affondato il governo Draghi si andrà alle urne nella consapevolezza che qualsiasi risultato sarà solo l'anticamera di un risiko diventato ormai insopportabile. Si va alle urne fingendo che niente sia successo. Con la stessa folle legge elettorale che prevede ammucchiate di partiti e partitini che lucrano consensi e quattrini (pubblici) all'insegna dell'1 e poco più %. Si va alle urne con le solite bugie, i soliti slogan. Chi vuole la cannabis libera e l'utero in affitto. Chi promette di piantare un milione di alberi. Chi promette pensioni minime da 1000 euro al mese. Chi vuole una unica tassa al 15%. Chi vuole il reddito di cittadinanza, il superbonus, il reddito di povertà.

Nessuno che metta nel suo programma elettorale: taglio (mettiamo) dell'1% del debito pubblico. Anche con il drago, Draghi, il debito pubblico è “volato”. E sarebbe ora di finirla con la stronzata dello spred tartassato dai “livelli” tedeschi. Il debito sale perché si continuano a spendere soldi che il Paese non ha. Adesso anche un bonus di 600 euro per lo psicologo. Prossima tappa: prostitute gratis per tutte. Che in fondo era il programma di Albanese La Qualunque: più pilu per tutti.

Non entro nei dettagli: il livello dello schifo si alza ogni giorno. C'è gente che pensa di rifarsi una verginità tagliandosi la barba, chi dopo aver ipotizzato “campi larghi” ora è disposto ad arruolare qualsiasi transfuga, fuoriuscito da decennali confort zone. Chi si mette a disposizione di magistrati massimalisti. Chi è disposto a fare carte false pur di non perdere la poltrona in Parlamento. Chi si rivolge agli “amici” stranieri per sputtanare gli avversari. E chi da oltre frontiera vorrebbe “imporre” il futuro presidente del consiglio sulla base dei propri desiderata.

Una sola cosa i partiti dovrebbero mettere nella propria agenda elettorale: il ripristino della legalità. Neppure analizzo: riferisco i titoli dei giornali. Metrò, il salto quadruplo dei tornelli. Impennata di abusivi: dall'1 al 4%. E noi paghiamo. Stuprata, violentata, molestata: uno, due, tre, quattro, cinque episodi al giorno. Femminicidio: uno, due, tre, quattro, cinque, episodi al giorno. Fa caldo: roghi. Metà sono dolosi. Quanti piromani sono in galera? Non c'è più posto. Tutti liberi, al massimo ai domiciliari.

Risse, baby gang, pestaggi alla Stazione Centrale. “Se tornate sparo”. Il ring tra bande a Monza fuori da un Caffè: cinque ventenni arrestati. Mi guardi male? Guardi la mia ragazza? Ti accoltello, ti sbudello. Tanto non mi condannano. Si chiama Diana la trentasettenne donna di Milano che ha lasciato morire di fame e di sete la figlia di 18 mesi abbandonandola per una settimana da sola per seguire “il suo amore”: un uomo che abitava nella bergamasca. E' in carcere, guardata vista. Perché persino in galera una “certa” legalità la rispettano.

La scuola? E' illegale. Promosso oltre il 90% dei maturandi con cifre surreali nel Sud del paese. Vecchia storia ma negli ultimi due anni si è arrivati all'assurdo. L'insegnamento “a distanza” è stato un fallimento. Molti, troppi studenti se ne sono fregati e non hanno studiato. Ma mica possono essere “rovinati”. Nonostante un esame ridicolo, depotenziato del 50% del già ridicolo precedente esame: Bianchi, un nome da ricordare.

Migranti: oltre 2000 in 24 ore a Lampedusa. Soccorrere è un dovere: ma 2000 persone in un solo giorno non sono una emergenza: sono una illegalità. Diversa da altre, ma pur sempre una illegalità. Fa caldo: condizionatori a manetta. Ergo energia da consumare. Ma a Roma (come a Piombino) crociate contro il termovalorizzatore e contro la nave che scarica il gas comprato in Tunisia. In compenso nell'Urbe, rifiuti a gogo, abusivi a gogo, con o senza elmi di Scipio, buche a gogo, cinghiali a gogo, ratti a gogo. Ma non ditelo: Roma è la città più bella del mondo. Di qua e al di là del Tevere.

Ripristino della legalità, a cominciare dal linguaggio. I tiggi commentando il viaggio del Papa in Canada (perdono, perdono, per le porcate perpetrate nell'Ottocento ai danni dei bambini dei nativi dai preti cattolici di allora) hanno parlato di incontro tra il Santo Padre e le comunità autoctone. Le quali hanno nomi tribali (Cree, Assiniboin, Athabaska e millanta altri) evidentemente sconosciuti agli inviati dei tiggi. Come dire che se il Papa dovesse incontrare, che so, una comunità siciliana, pugliese, trentina o aostana, incontrerebbe una comunità “autoctona”. Per quegli inviati dei tiggi, gli “autoctoni” oltre che l'idioma tribale parlano francese ed inglese: meglio degli inviati.

Ripristino della legalità: il minimo, almeno. Vietare che ciclisti, scooteristi e monopattinisti (e se non si chiamano così ca... loro, tanto fanno schifo lo stesso) possano transitare sul marciapiedi. Marcia-piede. Non marcia-ruota. Giggino: in galera. Se non altro per aver avuto una idea così depravata. Che non ha risolto il problema né della mobilità, né dell'inquinamento. Ma che ha portato guai a raffica ad ogni civile comunità.

Chiudo esortando ad andare a vedere alla Triennale di Milano la stupenda mostra curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa per la scenografia di Margherita Palli proveniente dalla collezione Settala. Nella sua casa in via Pantano lo scienziato, orientalista, canonico della basilica di San Nazaro (era figlio di Ludovico, il medico citato ne “I Promessi Sposi”) aveva allestito un museo. Circa tremila pezzi. Già ai suoi tempi la gente faceva la fila per ammirare quei tesori. Alla Triennale ne spicca uno: un Diavolo meccanico, un automa terrificante già presente nella collezione dal 1664, di autore ignoto. Incuteva terrore.

Oggi meno e non solo perché il Diavolo è meno temuto, ma perché l'automa è stato messo in un angolo “anonimo” dell'esposizione oltre che assolutamente immobile. Gli ingranaggi si sono usurati, (forse non ci sono risorse per le delicate necessarie riparazioni), e allora per evitare di deteriorarli ulteriormente, si è evitato di “attivarlo”. Peccato, perché fosse in “funzione” il Diavolo di Settala, certamente avrebbe spedito all'inferno i pur bravi curatori che hanno intitolato la mostra “Unknown unknowns. An introduction to mysteries”. Questi radical chic: capaci di inglesizzare anche un Automa del Seicento. Ripristino della legalità: a quei tempi se proprio avessero voluto fare una “figata” il titolo lo avrebbero confezionato in latino. Magari in quello di Velleio Patercolo: Ignota Incognita o giù di lì. Il resto l'Automa di Settala si sarebbe rifiutato di declinarlo: Mysteriun a chi?

 

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